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Una "riparazione" per l'ingiusta detenzione. Una misura che non coincide, tuttavia, con quella, già esistente nell'ordinamento, che punta ad assicurare a colui che ha ingiustamente patito la misura afflittiva della reclusione una sorta di riparazione economica, secondo parametri risarcitori che prendono in considerazione, principalmente, il periodo nel quale si è protratta. Ciò di cui parliamo, invece, è un altro tipo di riparazione, quella che tende a colpire chi quella detenzione ha illegittimamente autorizzato, prevedendo l'instaurazione di un procedimento disciplinare cui possono conseguire sanzioni. Una misura diretta a colpire i magistrati negligenti, imprudenti, frettolosi, per sottolineare che con la libertà delle persone non si gioca, e che sia pure in casi limite chi lo fa si espone a pesanti conseguenze di ordine disciplinare.
Inimmaginabile probabilmente fino a qualche tempo fa, questa misura, contenuta in un Disegno di Legge di un solo articolo proposto dal parlamentare di Forza Italia Enrico Costa, è stata approvata all'unanimità dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, e pertanto potrà adesso passare, per la discussione generale, all'esame dell'Aula. Nonostante l'opposizione dei magistrati, ed in particolare dell'Associazione Nazionale Magistrati, c'è da ritenere che questo disegno di legge sarà molto presto tradotto in legge dello Stato. Piace, ovviamente, al partito del proponente. Ma piace anche alla Lega e al MoVimento, i due azionisti di governo. Quanto al Partito Democratico, malgrado alcune resistenze originarie, i propri rappresentanti in Commissione non si sono opposti ad un provvedimento che, in ogni caso, sembra corrispondere a quanto chiede un'opinione pubblica sconcertata dai sempre più frequenti errori giudiziari come da singoli, ma terribilmente seriali, comportamenti di appartenenti ad una magistratura che, storicamente, sembra adesso arrivata al minimo livello di credibilità, come peraltro ammesso, in un intervento durissimo e di grande caratura istituzionale, dal Presidente della Repubblica, nel corso del suo intervento al plenum del Consiglio Superiore della Magistratura tenutosi ieri.
Il provvedimento che come detto arriverà presto all'esame dell'Assemblea modifica gli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale con due finalità: ampliare i presupposti del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, adeguando il dato
normativo alla giurisprudenza della Corte costituzionale, e prevedere la trasmissione al Ministro della
Giustizia e - in caso di grave violazione di legge - anche al Procuratore generale presso la Cassazione, delle ordinanze di accoglimento della domanda di riparazione per ingiusta detenzione. Ciò per agevolare la
conoscenza di questi provvedimenti da parte dei due soggetti titolari dell'azione disciplinare nei confronti dei
magistrati. Per quanti volessero conoscerlo ancora meglio, alleghiamo la scheda dell'ufficio studi della Camera dei Deputati.
Proprio tra i ranghi della magistratura, in pochi si aspettavano un voto unanime in Commissione Giustizia. L'Associazione Nazionale Magistrati ha emesso una nota comunicando la propria «preoccupazione per il progetto di riforma» e il «rischio di condizionamento nell'adozione di iniziative cautelari in palese contrasto con l'invocata necessità di un maggiore severità a tutela della sicurezza dei cittadini». Nel comunicato della Giunta esecutiva centrale si evidenziano i rischi in relazione alla complessità degli accertamenti che, soprattutto per quanto attiene alle fasi cautelari, sono demandati ai magistrati «che, soprattutto in fase cautelare, quando la conoscenza dei fatti è soltanto frammentaria e parziale, il compito del magistrato è quello "difficilissimo" di effettuare un attento, ma fisiologicamente provvisorio, bilanciamento tra le fondamentali garanzie di libertà del singolo e le altrettanto insopprimibili esigenze di tutela della collettività.Il nostro ordinamento già prevede efficaci strumenti per l'accertamento di eventuali errori e un rigoroso sistema di responsabilità civile e disciplinare».
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