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La Consulta ha archiviato l'Autonomia differenziata di Calderoli

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La decisione della Consulta di dichiarare inammissibile il referendum sull'autonomia differenziata non sorprende, e non può essere interpretata in nessun modo come un assenso rispetto all'impianto della legge Calderoli-Meloni n. 86/2024.

In occasione della presentazione, lo scorso mese di dicembre, del mio libro all'Ars, subito dopo l'ordinanza della Corte di Cassazione, manifestai perplessità sulla possibilità che la Consulta potesse consentire la celebrazione del referendum per l'abrogazione totale della legge Calderoli la cui intelaiatura, con la sentenza depositata poco prima, la stessa Consulta aveva demolito pressoché interamente, dichiarando l'incostituzionalità di suoi numerosi e fondamentali principi, e la necessità di un'interpretazione obbligata, costituzionalmente coerente, di numerosi suoi altri principi, fino a far di essa una sorta di 'morto che cammina''.

In queste condizioni, appare plausibile che l'oggetto e la finalità del quesito avrebbero potuto rischiare di non risultare chiari agli elettori, e il referendum di tradursi, ben al di là delle stesse intenzioni di molti dei proponenti, in una sorta di 'giudizio' sull'art. 116, terzo comma, della Costituzione. Si tratta, come è noto, della disposizione malamente utilizzata dal Governo e dalla sua maggioranza, inserita nella Carta con la riforma del 2001, a mio avviso infelicemente formulata, ma la cui abrogazione o riformulazione non potrebbe ovviamente avvenire tramite referendum, ma solo con l'eventuale attivazione in Parlamento di un procedimento di revisione costituzionale.

Ma sia chiaro, l'odierna pronuncia della Corte è una sconfitta per Calderoli e la maggioranza parlamentare che ha sostenuto questa legge. Una sconfitta perchè smonta il loro annunciato proposito di appellarsi agli elettori per indurli - cosa che chi rappresenta le istituzioni dovrebbe ben guardarsi dal fare - a disertare le urne così da non consentire il raggiungimento del prescritto quorum e da ottenere in conclusione una vittoria facile truccando le carte; e una sconfitta perchè, invece, li costringe a scoprirle, e a presentarsi in Parlamento con una proposta che, dopo le radicali declaratorie di incostituzionalità della Corte, si annuncia per loro altamente problematica, a meno che non decidano di rinunciare del tutto all'intero impianto dell'originaria proposta.

Questa pronuncia invece può costituire una grande opportunità per le forze politiche, ma anche sindacali e sociali, che si sono battute, riuscendo brillantemente nell'impresa, per contrastare questa pessima riforma, e che adesso potrebbero, partendo dagli spunti offerti dalla Consulta, mettere in campo una loro proposta seria e costituzionalmente corretta.

 

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