L'anno nuovo alle porte richiederà certamente un impegno strenuo da parte di tutti coloro che hanno a cuore i diritti della persona di fronte alla giustizia penale.
Occorre affrontarlo mettendo innanzitutto a fuoco con lucidità quale sia davvero il terreno di scontro. Esiste una maggioranza di governo che esprime -come più chiaramente non si potrebbe - una idea populista e giustizialista del diritto e del processo penale. È una maggioranza legittima e, al momento, schiacciante, perché esprime umori, sentimenti, aspettative diffuse in una comunità sociale spaventata, frustrata nelle aspettative di lavoro e di qualità della vita, e dunque carica di recriminazioni e di sentimenti di rivalsa.
Le vicende della giustizia penale rappresentano, per loro natura, il luogo elettivo dove i sentimenti di paura e di frustrazione sociale vengono con più facilità assecondati ed orientati, di norma del tutto a prescindere dalla realtà dei fatti.
Le statistiche dicono che i crimini sono in netta, costante diminuzione; che la de-carcerizzazione delle pene abbatte la recidiva; che i reati prescritti sono dimezzati negli ultimi dieci anni; e tuttavia la realtà viene percepita nel senso esattamente opposto, e gli interpreti di quei sentimenti diventano i nuovi padroni del Paese.
Diffondere menzogne è facile e conveniente per molti, a cominciare dai mezzi di informazione. Essi non hanno alcuna intenzione di rinunziare agli indici di ascolto garantiti dalla enfatizzazione delle notizie di cronaca nera, sicchè ascoltare un TG, leggere un quotidiano o navigare la Rete significa abituarsi ad una specie di bollettino di guerra quotidiano, e al diavolo le statistiche. Allo stesso modo, basta la notizia di un semilibero che commetta un crimine per oscurare e far svanire nel nulla le tante altre migliaia che rispettano in pieno il loro percorso di recupero sociale, e dunque per alimentare la convinzione che ogni alternativa al carcere sia una inaccettabile resa al crimine.
Dunque dobbiamo capire innanzitutto che il giustizialismo populista, oggi certamente vincente, si alimenta della ignoranza in tal modo indotta, traendo da essa la propria legittimazione e la propria straordinaria forza; e dobbiamo trarne la conseguenza più semplice ed ovvia. La battaglia dei garantisti, in difesa dei valori liberali e costituzionali della giustizia penale, si deve combattere innanzitutto sul piano della corretta informazione della opinione pubblica. Noi giochiamo una partita truccata, ne siamo consapevoli, ma occorre che questa consapevolezza si diffonda in modo crescente tra tutti i protagonisti della vita sociale.
Ebbene, da qualche tempo e con particolare slancio in questi ultimi due mesi, l'iniziativa politica dei penalisti italiani si è bene avviata su questa strada, difficile, faticosa, ma anche l'unica percorribile. Il tema della prescrizione, per esempio, già oggi non è più percepito e raccontato come lo era due mesi fa. La straordinaria discesa in campo, al fianco dell'UCPI - Unione Camere Penali Italiane, di tutta l'Accademia e di una parte certamente minoritaria ma non marginale della stessa Magistratura, sta lasciando il segno. L'attenzione dei media è cresciuta, così come la penetrazione sui social delle nostre posizioni ed idee. Dobbiamo proseguire in questo impegno, dobbiamo rafforzare e rendere sempre più percepibile e comprensibile la nostra voce, moltiplicando con intelligenza e duttilità politica le leve sulle quali poter contare, le convergenze da far fruttare.
Sappiamo che sarà nostro alleato, con i tempi non sempre rapidi ma comunque certi che lo caratterizzano, il principio di realtà. Basti come esempio il tema della pena, della necessità ineludibile della sua de-carcerizzazione: il carcere sta già esplodendo di nuovo, insensatamente ed indecentemente sovraffollato quale è tornato ad essere, e non ci saranno chiacchiere e selfie che potranno bastare ad eluderne la doverosa risposta. Lo stesso vale per le tante norme- bandiera approvate con tracotante disprezzo di ogni richiamo ai valori costituzionali: quando la gente comprenderà che non vi è norma che possa evitare a chi abbia ucciso un uomo nella propria abitazione di essere indagato, o quando la Corte Costituzionale comincerà a pronunciarsi su questa dissennata ubriacatura di Trojan senza limiti, sanzioni sproporzionate e fuori sistema, pene accessorie sempiterne, Daspo insensati, la nostra voce e le nostre idee saranno sempre più forti e soprattutto comprensibili.
Dobbiamo seminare con pazienza, costanza e forza le nostre idee, mantenerle vive, chiare, identificabili. Questo è il nostro compito, questo è il nostro impegno, consapevoli come siamo che il sonno della ragione è sempre più breve di quanto si possa temere.
Auguri a tutti noi, a tutti Voi, per un felice 2019.
Giandomenico Caiazza, presidente delle camere penali