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Gustave Caillebotte (/gys'ta:v kaj'bɔt/; Parigi, 19 agosto 1848 – Gennevilliers, 21 febbraio 1894) è stato un pittore francese.
Gustave Caillebotte nacque il 19 agosto 1848 a Parigi, in una lussuosa dimora in rue du Faubourg-Saint-Denis, in una famiglia di estrazione altoborghese. Il padre di Gustave, Martial cebolla (1799–1874), era un imprenditore tessile di successo ed era anche un giudice al tribunal de commerce del dipartimento della Senna; la madre, invece, si chiamava Céleste Daufresne ed era stata sposata da Martial in terze nozze. Nel 1851 sarebbe nato il fratello René, che morirà all'età di 25 anni, mentre nel 1853 fu il turno di Martial (battezzato con lo stesso nome del padre), il quale sarà legato a Gustave da uno stretto rapporto affettivo. La fanciullezza di Caillebotte fu tranquilla e agiata: il piccolo, d'altronde, non era funestato da preoccupazioni economiche e trascorreva le estati nella tenuta di famiglia a Yerres, un paesino a sud di Parigi dove maturò un'ardente passione per il canottaggio e dove, con tutta probabilità, ha iniziato a interessarsi anche alle Belle Arti.
Caillebotte, dunque, all'inizio disegnava e dipingeva per puro diletto. Il suo sogno, infatti, era quello di diventare avvocato: iscrittosi al liceo Louis-le-Grand di Vanves nel 1857, avrebbe conseguito la laurea in legge nel 1869 (diplôme de bachelier en droit). Nel luglio 1871 fu chiamato alle armi per combattere nella guerra franco-prussiana: fortunatamente non perì nel corso del conflitto (come, sfortunatamente, accadde a un altro pittore impressionista, Bazille): sarebbe stato dismesso solo il 7 marzo 1871. Terminata la guerra Caillebotte rinunciò alle sue velleità forensi e iniziò a seguire i suoi sogni più autentici, diventando in breve tempo ingegnere navale, orticoltore, filatelico e, soprattutto, pittore.
Fu in particolare la pittura di Giuseppe De Nittis, conosciuta a Napoli in occasione di un viaggio compiuto con il padre nel 1872, a persuaderlo ad abbandonare definitivamente la carriera giuridica e a consacrarsi alle Belle Arti.[1] La sua formazione fu di stampo prettamente accademico: egli, infatti, si accostò alle lezioni di Léon Bonnat, maestro all'École des beaux-arts con il quale apprese i primi rudimenti della pittura e del disegno, oltre che uno studio accurato del supporto. Studente curioso ed entusiasta, Caillebotte raggiunse una sostanziale autonomia artistica in brevissimo tempo: iniziò, nel frattempo, ad ampliare indipendentemente la propria cultura figurativa e ad informare personali orientamenti di gusto, in primo luogo a contatto con le opere del già ricordato De Nittis e di Edgar Degas, entrambi autori alla ricerca un modo per affidarsi all'immediata impressione del vero secondo assunti sostanzialmente naturalistici e antiaccademici. Sedotto da queste premesse Caillebotte strinse con De Nittis e Degas una bella e solida amicizia e iniziò a frequentare insieme a loro gli animati dibattiti serali al Café Guerbois, dove conobbe anche Manet e tutti quegli altri giovani artisti vicini a quelle che, da lì a qualche anno, sarebbero state le nuove tendenze impressioniste.
Per Caillebotte il 1874 fu un anno ricco di eventi. Innanzitutto il 24 dicembre di quell'anno morì il padre di Gustave, lasciando un notevole patrimonio che garantì all'intera famiglia una vita decisamente agiata: Caillebotte, dunque, non fu mai funestato da problematiche economiche significative. Sempre nel 1874 inoltre, vediamo l'impegno impressionista di Caillebotte consolidarsi, sino a culminare nella partecipazione alla prima mostra del movimento tenutasi in quell'anno nello studio del fotografo Nadar. Caillebotte partecipò più o meno assiduamente ai vari appuntamenti impressionisti, realizzando opere di grande pregio: speciale menzione meritano Il ponte dell'Europa, Strada di Parigi in un giorno di pioggia, I piallatori di parquet. Ergendosi a paladino della pittura impressionista, inoltre, aiutò economicamente i suoi amici più in difficoltà (come Monet, il quale soffriva di una mancanza cronica di denaro) e organizzò quasi tutte le mostre del gruppo, talvolta finanziandole, a partire dalla seconda: celebre il caso della terza mostra impressionista del 1877, giustamente nota come «mostra di Caillebotte» visto che fu lui a reperire il denaro e le opere occorrenti per il regolare svolgimento dell'esibizione.Non a caso, Caillebotte non è ricordato solo come un pittore, bensì pure come un munifico mecenate: di questo, in particolare, si parlerà nel paragrafo Attività collezionistica.
Gradualmente, tuttavia, l'interesse per la pittura in Caillebotte scemò. Dopo il 1882, infatti, tentò inutilmente di tenere unito il gruppo impressionista, il quale stava perdendo ogni spinta propulsiva, ma, visti vani i suoi sforzi e deluso dal comportamento di alcuni, decise di abbandonare momentaneamente la pittura per dedicarsi ad altre attività, come la navigazione di diporto, la filatelia, il giardinaggio. Dopo la morte della madre Céleste, scomparsa cinquantanovenne, Gustave e Martial misero in vendita la grande casa familiare nella rue de Miromesnil e poi la tenuta di Yerres: si verificò dunque un cambiamento radicale nella vita dei due uomini, alla base del quale vi era la pratica assidua della navigazione a vela e del giardinaggio.
Con il denaro ereditato e quello ricavato dalla vendita degli immobili, infatti, Gustave e Martial acquistarono un appartamento in boulevard Haussmann e un terreno situato sulla riva della Senna, al Petit Gennevilliers, che con successive acquisizioni raggiungerà l'estensione di circa un ettaro. Su questo terreno trovarono luogo una casa, un giardino, un orto e una serra: in questo piccolo eden Caillebotte fu ben felice di posare i pennelli e dedicarsi al giardinaggio. Nella tenuta al Petit Gennevilliers Caillebotte trascorrerà il resto della sua vita, sino alla morte, sopraggiunta il 21 febbraio 1894, a causa di un'improvvisa congestione polmonare. La sua scomparsa suscitò unanime cordoglio, e fu pianta soprattutto da Camille Pissarro («una persona che possiamo rimpiangere, è stato buono e generoso e, ciò che non guasta, un pittore di talento») e Claude Monet («aveva tanti doni naturali quanto buoni sentimenti e, quando l'abbiamo perso, era appena all'inizio della sua carriera»).
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