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16 agosto 1815, nasce San Giovanni Bosco, l'educatore Santo: "I miei consigli ai giovani"

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 Giovanni Melchiorre Bosco, meglio noto come don Bosco (Castelnuovo d'Asti, 16 agosto 1815Torino, 31 gennaio 1888), è stato un presbitero e pedagogo italiano, fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. È stato canonizzato da papa Pio XI nel 1934. È considerato uno dei santi sociali torinesi.

Giovanni Bosco nacque in una famiglia contadina ai Becchi, una frazione di Castelnuovo d'Asti (ora Castelnuovo Don Bosco) il 16 agosto 1815. Il padre, Francesco, che aveva sposato in seconde nozze Margherita Occhiena, morì quando lui aveva due anni e in casa non mancarono certo le difficoltà anche perché il fratellastro Antonio era contrario a far studiare il ragazzino che pure dimostrava una intelligenza non comune. A nove anni, Giovanni fece un sogno che gli svelò la missione a cui lo chiamava il Signore: si trovò in mezzo a dei ragazzi che bestemmiavano, urlavano e litigavano e mentre lui si avventava contro di loro con pugni e calci per farli desistere, vide davanti a sé un uomo dal volto luminosissimo che gli si presentò dicendo: «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno» e aggiunse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un'istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù». Poi apparve una donna di aspetto maestoso, la Vergine Maria che, mostrandogli il campo da lavorare - «capretti, cani e parecchi altri animali» - gli disse: «Renditi umile, forte e robusto» e, posandogli la mano sul capo, concluse: «A suo tempo tutto comprenderai».

Già allora Giovanni alla domenica, dopo i Vespri, riuniva i suoi coetanei sul prato davanti a casa intrattenendoli con giochi vari e con acrobazie che aveva imparato dai saltimbanchi delle fiere, poi ripeteva loro la predica che aveva ascoltato in chiesa e che, essendo dotato di una memoria eccezionale, ricordava perfettamente. Dopo la prima comunione (il 26 marzo 1826) per sottrarsi alle prepotenze del fratellastro, dovette andarsene da casa, lavorando come garzone alla cascina Moglia. Lì, nel novembre 1829, di ritorno da una missione predicata a Buttigliera d'Asti, si imbatté in don Giovanni Calosso, cappellano di Morialdo il quale, saputo da dove veniva, gli chiese di dire qualcosa sulla predica che aveva ascoltato e il ragazzo gliela ripeté interamente. Il sacerdote, stupito, si impegnò ad aiutarlo negli studi dandogli le prime lezioni di latino. Purtroppo il buon prete morì improvvisamente un anno dopo e Giovanni poté riprendere a studiare soltanto nel 1831, terminando a tempi di record in quattro anni le elementari e il ginnasio. Si pagava la scuola facendo ogni sorta di mestieri: sarto, barista, falegname, calzolaio, apprendista fabbro.

Il 25 ottobre 1835, a vent'anni entrò nel seminario di Chieri rimanendovi sei anni e il 5 giugno 1841 era ordinato sacerdote. Subito dopo, su consiglio di san Giuseppe Cafasso, passò al Convitto Ecclesiastico di Torino per perfezionarsi in teologia morale e prepararsi al ministero. E nell'attigua chiesa di san Francesco d'Assisi l'8 dicembre di quello stesso anno cominciò il suo apostolato facendo amicizia con un giovane muratore, Bartolomeo Garelli, che era stato maltrattato dal sacrista perché non sapeva servire la messa. Don Bosco gli fece recitare un'Ave Maria e lo invitò a tornare da lui con i suoi amici. Nacque così l'oratorio. Inizialmente, le riunioni avvenivano nell'Ospedaletto di santa Filomena per bambine disabili, che si stava costruendo a Valdocco per iniziativa della Serva di Dio Giulia Colbert, marchesa di Barolo, perché don Bosco era stato assunto dalla marchesa come secondo cappellano del "Rifugio", una struttura realizzata da lei per favorire il reinserimento nella società di ex detenute e per salvare dalla strada le ragazze a rischio. Una stanza dell'Ospedaletto fu trasformata in cappella e dedicata a san Francesco di Sales, di cui la marchesa aveva fatto dipingere l'immagine su una parete. L'oratorio, superate diverse traversie, trovò poi la sua sede definitiva a poche centinaia di metri, sempre a Valdocco, nell'aprile 1846: ad esso col tempo si sarebbe aggiunto un internato per studenti e artigiani, mentre nel 1852 sarebbe stata benedetta la chiesa dedicata s san Francesco di Sales. Qualche anno dopo sarebbe nata la Congregazione Salesiana al servizio della gioventù, che avrebbe raggiunto uno sviluppo incredibile in Italia e all'estero.

Nel suo instancabile apostolato educativo, il santo trovava anche il tempo di scrivere numerosi libri per la gioventù. In quegli anni furono stampati la Storia Sacra, la Storia Ecclesiastica, la Vita di Luigi Comollo, un giovane seminarista suo compagno di studi morto in concetto di santità, la Corona dei sette dolori, il Divoto dell'Angelo Custode e Il Giovane provveduto, quest'ultimo tradotto, ancora lui vivente, in francese, spagnolo e portoghese.

Nel 1853 cominciò la pubblicazione delle Letture Cattoliche per la preservazione della fede nel popolo, che ebbero un successo immediato. Seguirono poi opere agiografiche come la Vita di S. Giuseppe e le Vite dei Papi dei primi secoli. Nel 1877 cominciò il Bollettino Salesiano, ancora oggi diffuso nel mondo in 56 edizioni e in 26 lingue raggiungendo 135 paesi. Fu ancora lui, inoltre, a realizzare la prima tipografia come scuola grafica. Ovviamente, dato il clima anticlericale di allora, l'oratorio di Valdocco fu soggetto a visite e a ispezioni da parte del governo liberale, cui era nota la fedeltà incondizionata di Don Bosco al Papa. Tuttavia, la fama che egli si era guadagnato per la sua opera educativa tra i giovani gli consentì di fare da mediatore nei contrasti tra lo Stato italiano e Santa Sede, come ad esempio nel segnalare al governo i nomi di possibili vescovi per le chiese vacanti. Per questo egli è considerato uno degli antesignani della Conciliazione fra Stato e Chiesa.

 La corrispondenza di san Giovanni Bosco rispecchia la sua molteplice attività di promotore di opere educative e assistenziali, imprese editoriali e missionarie. Documenta anche la rete vastissima delle relazioni da lui intessute. Le sue sono lettere di un uomo d'azione, di un organizzatore instancabile, di un avveduto comunicatore, di un fondatore religioso e di un appassionato animatore di iniziative cattoliche. Poco spazio è dato agli aspetti spirituali, che egli preferisce trattare nella predicazione, nei colloqui personali o nel contesto del sacramento della Penitenza.

Tuttavia non mancano lettere che, pur nella brevità, propongono indirizzi spirituali e consigli preziosi, dai quali emerge la sapienza e l'esperienza di un formatore d'anime.
Qui vengono trascritte, a titolo esemplificativo, alcune corrispondenze, indirizzate a ragazzi e giovani, con suggerimenti e piccoli programmi di vita, che ri.Tecchiano i tratti caratterizzanti del suo magistero spirituale, tutto mirato alla concretezza di un vissuto cristiano fecondo di opere e di tensione virtuosa.
185. A Stefano Rossetti
Ed. critica in E(m) I, pp. 500-501.
Sant'Ignazio presso Lanzo, 25 luglio 1860
Amatissimo figliuolo,
La lettera che mi hai scritto mi ha fatto veramente piacere. Con essa dimostri che tu hai compreso quale sia l'animo mio verso di te. Sì, mio caro, io ti amo di tutto cuore, ed il mio amore per te tende a fare quanto posso per farti progredire nello studio e nella pietà e guidarti per la via del cielo. Rammenta i molti avvisi che ti ho dato in varie circostanze; sta allegro, ma la tua allegria sia verace come quella di una coscienza monda dal peccato. Studia per diventare molto ricco, ma ricco di virtù, e la più grande ricchezza è il santo timor di Dio. Fuggi i cattivi, sta amico coi buoni; rimettiti nelle mani del tuo signor arciprete e seguine i consigli e tutto andrà bene.
Saluta i tuoi parenti da parte mia; prega il Signore per me, e mentre Dio ti tiene lungi da me lo prego di conservarti sempre suo finché sarai di nuovo con noi, intanto che ti sono con paterno affetto
Affezionatissimo
Sac. Bosco Gio..
186. A Severino Rostagno
Ed. critica in E(m) I, p. 423.
Torino, 5 settembre 1860
Figliuolo dilettissimo,
La tua lettera mi ha fatto piacere. Se tu provasti grande consolazione per un momento di tempo che fummo insieme a fare poche parole, qual gaudio non sarà per noi quando, aiutandoci Dio, vivremo per sempre beati in cielo dove farem una sola voce per lodare il nostro Creatore in eterno?
Coraggio dunque, figliuol mio, sii fermo nella fede, cresci ogni giorno nel santo timor di Dio; guardati dai cattivi compagni come da serpenti velenosi, frequenta i sacramenti della confessione e comunione; sii devoto di Maria santissima e sarai certamente felice.
Quando ti vidi parrai aver ravvisato qualche disegno della divina Provvidenza sopra di te; ora non te lo dico ancora, se verrai altra volta a vedermi parlerò più chiaramente e conoscerai la ragione di certe parole dette allora.
Il Signore doni a te e alla tua madre sanità e grazia; prega per me che ti sono di cuore
Affezionatissimo
Sac. Bosco Gio.
187. A Giovanni Garino
Ed. critica in E(m) I, p. 144.
Calliano, 10 ottobre 1860 [?]
Carissimo Garino,
Ho ricevuto con piacere la tua lettera e godo della tua ferma volontà di farti buono per divenire un ottimo ecclesiastico. Dal canto mio farò tutto quello che posso; ma ho bisogno anche di qualche cosa da parte tua. Di che cosa? Di una confidenza illimitata in tutto ciò che riguarda al bene dell'anima tua. Avrei bisogno di farti cacciatore di anime, ma per il timore che tu rimanga da altri cacciato, ti propongo solo di farti modello ai tuoi Compagni nel bene operare. Peraltro sarà sempre per te una fortuna grande quando potrai promuovere qualche bene od impedire qualche male tra i tuoi compagni.
Amami come io ti amo nel Signore, prega eziandio per me che ti sono di cuore
Affezionatissimo
Sac. Bosco Giovanni
188. A Emanuele Fassati
Ed. critica in E(m) I, pp. 459-460.
Torino, 8 settembre 1861
Caro Emanuele,
Mentre tu godi la campagna col buon Stanislao io vengo in compagnia di maman a farti una visita con questo biglietto che sono in dovere di scriverti.
Mio scopo è di farti un bel progetto; ascolta dunque. L'età, lo studio che percorri sembrano sufficienti per essere ammesso alla santa comunione. Io dunque vorrei che la prima Pasqua fosse per te quel gran giorno della santa tua prima comunione. Che ne dici, caro Emanuele? Prova a parlarne coi tuoi genitori e sentirai il loro parere. Ma io vorrei che cominciassi fin d'ora a prepararti e perciò essere in modo particolare esemplare nel praticare:
1° Ubbidienza esatta ai tuoi genitori e ad altri tuoi superiori, senza mai fare opposizione a qualsiasi comando.
2° Puntualità nell'adempimento dei tuoi doveri, specialmente di quelli di scuola, senza mai farti sgridare per adempierli.
3° Fare grande stima di tutte le cose di devozione. Perciò far bene il segno della santa croce, pregare ginocchioni con atteggiamento composto, assistere con esemplarità alle cose di chiesa.
Avrei molto piacere che mi facessi una risposta intorno alle proposte che ti ho fatto. Ti prego di salutare Azeglia e Stanislao da parte mia. State tutti allegri nel Signore. Dio vi benedica tutti; pregate per me; tu specialmente, o caro Emanuele, fammi onore colla tua buona condotta e credimi sempre tuo
Affezionatissimo amico
Sac. Bosco Giovanni
189. Ai giovani dell'Oratorio
Ed. critica in E(m) I, p. 694.
Dal santuario di Oropa (Biella), 6 agosto 1863 Carissimi figliuoli studenti,
Se voi, o miei cari figliuoli, vi trovaste sopra questo monte ne sareste certamente commossi. Un grande edificio nel cui centro avvi una devota chiesa, forma quello che comunemente si appella santuario di Oropa. Qui avvi un continuo andirivieni di gente. Chi ringrazia la santa Vergine per grazie da lei ottenute; chi domanda di essere liberato da un male spirituale o temporale; chi prega la santa Vergine che l'aiuti a perseverare nel bene, chi a fare una santa morte. Giovani e vecchi; ricchi e poveri; contadini e signori; cavalieri, conti, marchesi, artigiani, mercanti, uomini, donne, vaccari, studenti d'ogni condizione si vedono continuamente in gran numero accostarsi ai santi sacramenti della confessione e comunione e andare di poi ai piè di una stupenda statua di Maria santissima per implorare il celeste di lei aiuto.
Ma in mezzo a tanta gente il mio cuore provava un vivo rincrescimento. Perché? Non vedevo i miei cari giovani studenti. Ah! Sì perché non posso avere i miei' figli qui, condurli tutti ai piè di Maria, offrirli a lei, metterli tutti sotto alla potente di lei protezione, farli tutti Savio Domenico, altrettanti san Luigi?
Per trovare un conforto al mio cuore sono andato dinanzi al prodigioso altare di lei e le ho promesso che giunto in Torino avrei fatto quanto avrei potuto per insinuare nei vostri cuori la devozione a Maria e raccomandandovi a lei ho domandato queste grazie speciali per voi. Maria, le dissi, benedite tutta la nostra casa, allontanate dal cuore dei nostri giovani fin l'ombra del peccato; siate la guida degli studenti; siate per loro la sede della vera sapienza. Siano tutti vostri, sempre vostri ed abbiateli sempre per vostri figliuoli e conservateli sempre fra i vostri devoti. Credo che la santa Vergine mi avrà esaudito e spero che voi mi darete mano affinché possiamo corrispondere alla voce di Maria, alla grazia del Signore.
La santa Vergine Maria benedica me, benedica tutti i sacerdoti e chierici e tutti quelli che impiegano le loro fatiche per la nostra casa, benedica tutti voi. Ella dal cielo ci aiuti e noi faremo ogni sforzo per meritarci la sua santa protezione in vita ed in morte. Così sia.
Affezionatissimo amico in Gesù Cristo
Sac. Bosco Gio.
190. A Emanuele Fassati
Ed. critica in E(m) I, p. 607.
Dalla tua villeggiatura di Montemagno — 1° ottobre 1863 Caro Emanuele,
Prima di partire, o caro Emanuele, ascolta due parole di un amico dell'anima tua.
Giunto che sarai al collegio fissato dalla prudenza dei tuoi genitori procura di mettere in pratica questi avvisi:
1° Avrai grande confidenza coi tuoi superiori. 2° Adoperati di mettere in pratica i consigli del confessore. 3° Fuggi l'ozio e quei compagni che per avventura tu udissi a parlar male. 4° Prega ogni giorno la santa Vergine che ti permetta qualunque male, ma non mai di cadere in peccato grave.
Dio ti benedica e ti conservi in sanità e in grazia sua fino al'novello rivederci dell'agosto 1864, se saremo ancora in vita. Amen.
Tuo affezionatissimo in Gesù Cristo
Sac. Bosco Gio.
191. Agli allievi di Mirabello
Ed. critica in E(m) I, pp. 629-630.
Torino, giorno 30 dicembre 1863
Agli amati miei figliuoli del Piccolo Seminario di San Carlo in Mira-bello.
La grazia di nostro signor Gesù Cristo sia sempre con noi. Amen.
I segni di filiale affetto che voi, figliuoli amatissimi, avete a me dato quando ebbi il piacere di farvi una visita, mi avevano fatto risolvére di .recarmi di nuovo presso di voi in questi giorni di feste e di auguri. Ora per le speciali mie occupazioni non potendo ciò fare, mi limito a scrivervi una lettera per manifestarvi alcuni pensieri del mio paterno cuore.
Prima di tutto vi ringrazio di quanto avete fatto per me, dei saluti inviatemi, delle preghiere innalzate a Dio per il bene dell'nima mia; come pure vi ringrazio dell'affetto che portate a don Rua e agli altri superiori di questo seminario. Da che fui tra voi essendo andato più volte a vedervi col‑
lo spirito, credo bene di dirvi quanto ho osservato in particolare (a questo proposito scrivo biglietti a parte) ed in generale.
Con vera mia soddisfazione ho osservato più frequenza ai santi sacramenti della confessione e della comunione; contegno più devoto in chiesa, nella preghiera specialmente della sera, maggiore carità nel sopportare le molestie dei compagni ed in molti uno sforzo nel progredire nello studio e combattere i vizi e le cattive tentazioni. Ho questo osservato con grande mio piacere, tuttavia me lo permettete, debbo dirvi molte cose che amareggiarono assai l'animo mio.
Osservai alcuni andare in chiesa senza dare alcun segno di entrare in un luogo santo; ascoltar la predica (e non sono pochi) con distrazione continua senza nemmanco portare via una massima da praticare per il bene dell'anima loro. Osservai parecchi altri cominciare le preghiere di poi trovarsene alla fine senza che sappiano di averle dette e per lo più senza aprire le labbra; ne trovai altri che rissarono, altri che non potendo fare vendetta nutrirono la bile e l'odio molto tempo verso i loro rivali.
Avvene poi una serie che scappano dalla fatica come da enorme macigno che loro stia sopra il capo sospeso; ma quello che più mi ha addolorato sono alcuni che si studiarono d'introdurre massime disoneste e discorsi che san Paolo•vuole che siano nemmanco nominati tra i cristiani. Ve ne furono poi alcuni che, assai pochi, i quali, devo dirlo? si accostarono indegnamente ai santi sacramenti.
Queste, miei amati figliuoli, sono le cose che ho notate sopra l'andamento del piccolo seminario di Mirabello. Pensate voi forse che io scriva queste cose per farvi rimprovero? No, le scrivo soltanto per avvisarvi e così i buoni siano incoraggiati a perseverare; i tiepidi procurino di accendersi e riscaldarsi di amor di Dio e chi ne ha bisogno si rialzi dallo stato in cui [si] trova. Qui avrei molte cose a scrivervi, ma mi serbo di farlo alla prossima mia visita che sarò per farvi. Vi dirò per altro quanto il Signore Dio vuole da voi nel corso di questo anno per meritarvi le sue benedizioni.
1° Fuga dell'ozio, perciò somma diligenza nell'adempimento dei propri doveri scolastici e religiosi. L'ozio è padre di tutti i vizi.
2° La frequente comunione. Che grande verità io vi dico in questo momento. La frequente comunione è la grande colonna che tiene su il mondo morale e materiale affinché non cada in rovina.
3° Divozione e frequente ricorso a Maria santissima. Non si è mai udito al mondo che taluno sia con fiducia ricorso a questa madre celeste senza che sia stato prontamente esaudito.
Credetelo, o miei cari figliuoli, io penso di non dire troppo asserendo che la frequente comunione è una grande colonna sopra cui poggia un polo del mondo; la divozione poi alla Madonna è l'altra colonnasopra cui poggia l'altro polo. Quindi dico a don Rua, agli altri superiori, maestri, assistenti, ai giovani tutti di raccomandare, praticare, predicare, insistere con tutti gli sforzi della carità di Gesù Cristo affinché non siano mai dimenticati questi tre ricordi che io vi mando a maggior gloria di Dio, a bene delle anime vostre tanto care al nostro signor Gesù Cristo che col Padre vive e regna nell'unità dello Spirito Santo. Così sia.
Mentre vi assicuro che ogni giorno vi raccomanderò al Signore nella santa messa, raccomando anche l'anima mia alla carità delle vostre preghiere. Tutti i giovani di questa casa si raccomandano eziandio alle vostre preghiere e vi augurano bene dal cielo. La santa Vergine ci conservi tutti suoi e sempre suoi. Amen.
Vostro affezionatissimo in Gesù Cristo
Sac. Bosco Gio.
192. A don Michele Rua, ai salesiani e ai giovani di Mirabello
Ed. critica in E(m) II, p. 57.
Torino, 19 giugno 1864
Al sacerdote don Rua Michele ed a tutti i miei cari figliuoli di Mirabello.
Tu, caro don Rua, e tutti gli altri miei amati figliuoli di Mirabello mi attendete per san Luigi; e vi potete facilmente immaginare quanto grande sarebbe il piacere di potervi appagare. Ma ho alcuni affari in corso che m'impediscono assolutamente; fra gli altri avvi la novella chiesa, di cui si scavano le fondamenta, che vuole continua assistenza per le modificazioni che ad ogni momento occorrono per la linea di demarcazione.13isogna pertanto che tramandiamo questo piacere per la prima quindicina di luglio ed allora potremo chiacchierare, ridere e scherzare con qualche bel brindisi.
Tuttavia io voglio fare di qui con voi la festa di san Luigi ed è che il giorno 21 tra noi non è solenne, trasportandosi la solennità al 29 del corrente, quindi io posso dire la santa messa per i miei amati figli mirabellesi. Uniamoci adunque tutti nello spirito del Signore domandando tre cose a san Luigi:
1° Sanità e grazia a fine di potervi preparare a subire bene i vostri esami affinché siano più gustose le prossime vacanze.
2° Imitare san Luigi nel bubn esempio specialmente colla fuga di parlar male.
3° Che don Rua a mio conto vi faccia stare allegri prima in chiesa, di poi a pranzo ed in fine con una bella passeggiata. Fate così la festa di san Luigi e saremo tutti contenti.
Del resto io vi amo tutti nel Signore e passano poche ore del giorno senza che io vada a farvi visita e con voi mi trattenga.. Amiamoci, ma amiamoci per servire il Signore in tutta la vita e goderlo di poi in eterno.
La grazia di nostro signor Gesù Cristo sia sempre con noi. Amen. Sono con pienezza di affetto il
Vostro affezionatissimo amico
Sac. Bosco G.
P.S. Tanti saluti a tua madre, al suddiacono Franceschino, a don Bonetti e a tutta la famiglia Provera. Così sia.
193. Agli allievi di Mirabello
Ed. critica in E(m) II, pp. 58-59.
[Torino, inizio luglio 1864]
Ai miei cari figliuoli di Mirabello.
Ho ritardato, amati figliuoli, a farvi visita come avevo promesso, ma quello che mi Tincresce si è non aver nemmeno potuto andare a far la festa di san Luigi. Studio ora il modo di ricompensare il ritardo colla più lunga dimora tra voi. Martedì a sera, a Dio piacendo, per l'ultima [corsa] della sera sarò a Mirabello. Ma perché prevenirvi? Non basta intervenire secondo il solito? No, miei cari, non basta. Ho bisogno di parlarvi in pubblica per raccontarvi alcune cose che so tornare di vostro gradimento, di parlarvi privatamente di cose niente piacevoli, ma che è necessario che sappiate; di parlanti poi in un orecchio per rompere le corna al demonio che vorrebbe divenire maestro e padrone di taluni di voi. Qui metto una nota che in una visita fatta testé ho potuto fare di alcuni i quali hanno bisogno d'essere in modo speciale prevenuti e prego il vostro signor direttore a voler dire loro
da parte mia che ho grave bisogno di parlar alla loro anima, al loro cuore, alla loro coscienza, ma questo mio bisogno è solamente per far del bene alle anime loro.
Del resto io vi dico'che nelle frequenti visite che vi fo, ho veduto cose che mi danno molta consolazione; specialmente quelli che frequentano esemplarmente la santa comunione e compiono 'esemplarmente i loro doveri. Ho eziandio notato le piccole negligenze di taluni, ma di queste non ne fo gran caso.
In mezzo a tutto questo non datevi pena di sorta: io vado tra voi come padre, amico e fratello; datemi solamente il cuore nelle mani alcuni istanti, poi, saremo tutti contenti. Contenti voi per la pace e per la grazia del Signore, di cui sarà certamente arricchita l'anima vostra; contento io che avrò la grande e sospirata consolazione di vedervi tutti in amicizia con Dio creatore.
Ma questo ènitto per l'anima e per il corpo c'è niente? Certainente dopo che avremo dato all'anima quanto le occorre, non lasceremo il corpo digiuno. Fin d'ora mi raccomando al signor prefetto che dia gli ordini opportuni per passare una bella giornata e se il tempo lo permetterà di fare anche tutti insieme una passeggiata.
La grazia di nostro signor Gesù Cristo sia 'sempre con voi; e la santa Vergine vi faccia tutti ricchi della vera ricchezza che è il santo timor di Dio. Amen.
Pregate per me che vi sono con tutto il cuore
Affezionatissimo in Gesù Cristo
Sac. Giovanni Bosco
P.S. Speciali saluti ai preti, maestri, assistenti ed alla famiglia Provera, specialmente al caro papà
194. Alla giovane Annetta Pelazza .
Ed. critica in E(m) II, p. 60.
Torino,.20 luglio [1864]
r ,
Pregiatissima giovane Pelazza Annetta,
1° L'obbedienza è per voi la via sicura per giungere al cielo.
2° Per mettere in esecuzione il pensiero che da qualche tempo vi occupa
la mente (questo non me lo avete detto, ma parmi di vederlo nella vostra mente: farvi religiosa) mettetevi interamente nelle mani delle vostre sante superiore.
3° Quando avrete bisogno di qualche cosa andatela a domandare a Gesù sacramentato e a Maria Immacolata e sarete sempre esaudita.
Dio vi benedica e ci conceda a tutti di camminare per la via della salvezza dell'anima.
Pregate per me che vi sono in Gesù Cristo
Umile servitore
Sac. Giovanni Bosco
195. A don Michele Rua e agli allievi di Mirabello.
Ed. critica in E(m) II, pp. 97-98.
Torino, 30 dicembre 1864
Ai miei cari figliuoli di Mirabello.
La bontà e i segni di figliale affetto che mi manifestaste, quando ho avuto il bel piacere di farvi una visita, le lettere, i saluti che parecchi di voi mi inviarono e che conserverò come grata memoria, mi stimolavano di ritornare quanto prima a trattenermi alquanto con voi, o cari ed amati miei figliuoli. Non ho potuto finora appagare questo mio desiderio, ma lo appagherò fra breve. Intanto per soddisfare in qualche modo agli affetti del mio cuore stimo di scrivervi una lettera che sarà corriere della mia venuta costà.
Ma che vale una lettera per esprimere le molte cose [che] io vi vorrei dire? Ristringerò le cose a sommi capi.
Vi dirò adunque che io vi ringrazio di tutti i segni di benevolenza che mi avete dato e della confidenza che mi avete usata in quel bel giorno che passai a Mirabello. Quelle voci, quegli evviva, quel baciare e stringere la mano, quel sorriso cordiale, quel parlarci dell'anima, quell'incoraggiarci reciprocamente al bene sono cose che mi imbalsamarono il cuore e per poco non ci posso pensare senza sentirmi commosso fino alle lagrime.
Quindi col mio pensiero vado spesso tra voi e godo nel vedere il bel numero che con frequenza si accosta alla santa comunione; ma se loro non volessi troppo bene vorrei fare una solenne parrucca a Prot Maggiore, a Pernigotti, a Cigorza... mi sfuggirono questi nomi, non voglio più dire niente.
Vi dirò eziandio che voi siete la pupilla dell'occhio mio e che ogni giorno io mi ricordo di voi nella santa messa; domando che Dio vi conservi in sanità, in grazia sua, vi faccia progredire nella scienza, che possiate essere la consolazione dei vostri parenti e la delizia di don Bosco che tanto vi ama.
Ma per strenna che cosa vi darà don Bosco? Tre cose assai importanti: un avviso, un consiglio ed un mezzo.
Un avviso. Fuggite, .o miei cari, ogni peccato dell'immodestia; le opere, pensieri, sguardi, desideri, parole, discorsi opposti al sesto comandamento, abbiano nemmeno, come dice san Paolo, ad essere nominati tra voi.
Un consiglio. Custodite colla massima gelosia la bella, la sublime, la regina delle virtù, la santa virtù della purità.
Un mezzo. Mezzo efficacissimo per atterrare e vincere con sicurezza il nemico e di assicurarvi di conservare questa virtù è la frequente comunione, ma fatta colle debite disposizioni.
Qui io vorrei dirvi più cose, che non comporta una lettera; mi raccomando soltanto a don Rua che faccia il piacere di farvi non meno di tre brevi istruzioni o considerazioni sopra ciascuno dei mentovati argomenti.
In fine, o miei cari, vi dico che io vi porto grande affetto e desidero molto di vedervi e ciò sarà fra breve. Io voglio che voi tutti mi diate il vostro cuore affinché ogni giorno lo possa offrire a Gesù nel santissimo Sacramento mentre dico la santa messa; io vado a vedervi con grande desiderio di parlare a ciascuno delle cose dell'anima vostra e dire a ciascuno tre cose; una sul passato; l'altra sul presente; la terza sull'avvenire.
La santa Vergine ci conservi tutti suoi e sempre suoi e la grazia di nostro Signore Gesù Cristo sia sempre con noi. Amen.
Evviva i miei cari figliuoli di Mirabello.
Affezionatissimo amico in Gesù Cristo
Sac. Bosco Gio.
P.S. Coraggio, pazienza e sofferenza auguro al direttore, prefetto, maestri, assistenti, servienti, al caro papà Provera e a tutta la sua famiglia, a maman Rua e al mio piccolo amico Meliga, a Chiastellardo, al caro Ossella che mi scrisse una bella lettera ecc.

 

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