Se questo sito ti piace, puoi dircelo così
E' arrivato agosto. Il tempo del silenzio, per noi avvocati. Il silenzio è una grande medicina, ci dà modo di pensare.
Il silenzio degli avvocati è accompagnato da un brusio di sottofondo. Sono le voci dei nostri assistiti, le domande, i racconti. Sono le parole dei Colleghi, a volte gentili, a volte aggressive.
Questo brusio è lì, in sottofondo: e piano piano diventa sempre pù lieve, e ci consente di ascoltare noi stessi, le nostre famiglie, i nostri amori, le nostre passioni.
Passa il tempo, e noi siamo sempre lì con i nostri pezzi di carta in mano. Hai voglia a dire telematico, l'avvocato vero – come dice un amico mio – è carta e penna. Appunti, libri segnati, ricerche su internet stampate e infilate nei fascicoli.
Hai voglia a parlare di algoritmi. L'avvocato vero – diceva un altro Avvocato, anziano che non posso permettermi di chiamare Amico, ma Maestro – l'avvocato vero tutti i giorni si pone la domanda "E adesso che faccio?"
Perché il nostro mondo è come il mare. Adesso c'è bonaccia, e tutto e fermo. Poi improvvisamente si scatena l'ira di Dio, e tu non sai dove girarti: e allora corri, leggi, fai, ti segni le cose sui pezzi di carta, che poi ammucchi, e la sera ti fermi e dici "Che cosa devo fare?"
E' arrivato agosto. Un altro agosto. Ancora silenzio, prima di riprendere la battaglia, quella di tutti i giorni.
La cosa brutta è che abbiamo un fronte interno. Non siamo compatti, no. Ci facciamo male tra di noi, per sete di potere.
E' arrivato agosto: basta con le opere di carità. L'Italia è in debito con l'Avvocatura intera, che ha lavorato a condizioni economiche vergognose, incredibili. E lo ha fatto non solo per fare dumping, come qualcuno può facilmente sostenere, ma anche per dare una mano a un Paese assalito dalla povertà, dalla mancanza di lavoro.
Sono fallite migliaia e migliaia di imprese. Il lavoro non c'è. Ma noi siamo sempre sul pezzo, ad ascoltare.
Da domani, se non mi pagano, non lavoro più. Non è vero, e lo sappiamo. Perché noi da un lato speriamo di ricevere il nostro giusto compenso, dall'altro non ce la facciamo a mandare la gente a spasso.
Semplicemente ci siamo.
Occorre costruire una rete di solidarietà tra di noi. Occorre mettere le mani sotto il tavolo, quando i nostri vertici ci vengono a parlare di cose siderali, e rovesciare il tavolo.
Mi ricordo un mio amico avvocato, alto, distinto, raffinatissimo, con il quale ero in coodifesa di una giovane signora, che ascoltava il Collega di controparte esporre al tavolo delle trattative le fantasiose teorie per le quali il facoltoso marito della coppia separanda voleva corrispondere un mantenimento da fame, nonostante i bambini, nonostante la pretesa di fare la vita da nababbo.
Questo mio amico avvocato poggiò le mani sul tavolo, a un certo punto, e semplicemente disse: "Ma questa è una stronzata…." Senza punti esclamativi, senza enfasi. Lo disse, guardando negli occhi il Collega di controparte.
Lo disse in modo così semplice e così fermo che la discussione virò subito sui toni giusti.
E' arrivato agosto. Approfittiamo di questo silenzio, e del brusio che ci accompagna per ricordarci che noi assistiamo delle persone e che dobbiamo sia a loro che a noi stessi rispetto, e che quel rispetto lo pretendiamo.
Alla ripresa, facendo sempre il nostro lavoro, ne sentiremo di cotte e di crude. La legittima difesa applicata senza processo, il ricorso invece della citazione, i para avvocati che fanno il giro d'Europa per fare quello che altri fanno studiando e facendosi un mazzo come una campana, i rinvii senza capo né coda, le notifiche della chiusura delle indagini preliminari che arrivano per disorganizzazione dopo l'archiviazione della querela (e poi tu devi spiegare, con i timbri alla mano, che no, non è che tu sei un cane e non hai capito niente, è la macchina della Giustizia che si è rotta).
Sono tutte stronzate, e un bel giorno bisognerà pure dirlo. Un'ottima occasione sarebbe il Congresso, dove invece parleremo dell'Avvocato nella Costituzione: argomento stupendo, se non fosse che al momento non ha riscontro alcuno con la realtà dell'Avvocatura.
E' arrivato agosto. Chi se ne è andato non può far ritorno. Ma noi lo portiamo sempre nei nostri cuori.
L'avvocatura è il passaggio della cultura giuridica da una generazione all'altra. Facciamolo. Difendiamo la cultura giuridica, diffondiamola. E quando è necessario, mettiamo le mani sotto il tavolo e rovesciamolo.
Buone ferie, fratellini e sorelline.
Tutti gli articoli pubblicati in questo portale possono essere riprodotti, in tutto o in parte, solo a condizione che sia indicata la fonte e sia, in ogni caso, riprodotto il link dell'articolo.
Sono nato a Roma nel 1955, Foro di Roma dal 1993, Cassazionista dal 2006. Sono esperto di contenzioso in diritto commerciale, societario, bancario, assicurativo e civile, con approfondita esperienza in campo penale nel settore dei reati finanziari. Ho lavorato anche all'estero, in particolare in Cecoslovacchia e URSS e nella mia vita professionale e privata ho praticato e conosciuto 5 lingue (inglese, francese, russo , tedesco e spagnolo). Sono stato Redattore presso la Compagnia Editoriale srl per le testate Bicisport e Cicloturismo, Docente di Fascia A presso l’Istituto di Studi Giuridici “A.C. JEMOLO” e relatore in numerosi convegni. Nel settore ADR (Alternative Dispute Resolution) sono stato Vice Presidente della Delegazione Italia della Cour Europeenne d'Arbitrage, ho conseguito il titolo di Mediatore nel 2010, ho condotto circa 300 Mediazioni ed ho numerose pubblicazioni su riviste specializzate in materia di arbitrato e mediazione. Nel 2011 sono stato Componente della XXI Commissione per gli esami di abilitazione alla professione di avvocato presso la Corte di Appello di Roma. Discendo da una famiglia di Avvocati per 5 generazioni e come dico spesso "ve conosco tutti!". Ho scritto due libri : “Uno di duecentocinquantamila – troppi avvocati” e “Avvocà, per ora grazie”, in cui ho voluto narrare, anche in chiave ironica e fantastica, i drammi della nostra professione, i rapporti con i Clienti, con i Colleghi e con le Istituzioni Forensi. La nobiltà e la dignità che, nonostante tutto, la caratterizzano. La mia passione sono i libri, leggerli e scriverli.