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“La battaglia che non fu data”

rizzo

 Il compianto Vittorio Gassman, negli ultimi anni della sua vita, a chi gli chiedeva previsioni per il futuro, rispondeva: "Il nostro futuro? E' tutto nel nostro passato!".

Se si vuole andare più lontano nel tempo, potremmo fare riferimento a quella splendida teoria di Giambattista Vico (1668 - 17449 dei "Corsi e ricorsi storici".

Ma un po' più indietro nel tempo, anche Francesco Guicciardini (1483 – 1540), scrittore, storico e politico, come il suo contemporaneo Niccolò Machiavelli (1469 – 1527), entrambi nelle loro moltissime opere ci hanno trasmesso un' "immagine dell'uomo"che a dettadi Francesco De Sanctis ( 1817 – 1883) "…sembra riassumere tutti i vizi della «razza italiana»: la simulazione, l'opportunismo, l'interesse per il tornaconto individuale, la divaricazione massima tra il pensiero e l'azione ..."!

Un invito ad equipaggiarci, prima di un'analisi del presente a mettere la dovuta attenzione alle cause, che l'hanno determinato, di lungo o di breve periodo.

Dopo le elezioni politiche dello scorso 4 marzo, che hanno determinato, grazie ai suffragi ricevuti dal Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio e dalla Lega di Matteo Salvini, la formazione del governo di Giuseppe Conte, si sono aperti scenari, nella vita politico-amministrativa del nostro Paese, inimmaginabili, da qualche anno, ma ora, che sono diventati realtà, hanno costretto le forze politiche in campo a confrontarsi con la nuova realtà. E con i nuovi problemi.

Non mancano le analisi, i sondaggi, i suggerimenti, le teorie…!

Ma, e questo lo dico a quelle persone che fin dall'inizio hanno banalizzato la complessità della situazione che si andava manifestando, in un clima di distrazione politica di chi avrebbe dovuto, rappresentare e difendere, gli interessi generali del Paese, dedicandosi ad un "familismo" terrificante.

Già, nel 2015, il politologo, Giorgio Galli, nel suo "Il golpe invisibile", Kaos Edizioni, metteva in evidenza tutto ciò che era accaduto in Italia, dagli Anni Settanta fino ai primi decenni del Duemila. E recita, come un rosario, i nomi delle organizzazioni, nazionali ed internazionali, degli uomini e dei partiti che hanno realizzato questo "golpe invisibile".

 Ma per chi volesse, ancora indagare questi ultimi cinquant'anni della storia del nostro paese, può leggere due volumetti interessanti: Roberta De Monticelli, "La questione morale", Raffaello Cortina, Editore, Milano 2010, con ampie citazioni tratte dai "Diari politici e civili" di Francesco Guicciardini, e Michele Corradino, "E' normale…lo fanno tutti", Edizioni Chiarelettere, Milano, 2016 con ampia Prefazione di Raffaele Cantone.

Nelle ultime settimane abbiamo sentito moltissime volte, da parte dei "nuovi governanti" la parola magica: "Rivoluzione", un termine impegnativo rispolverato, a mio modesto parere, con molta approssimazione. Non vediamo all'orizzonte tumulti popolari e avvicinamenti a prese di improbabili "Bastiglie", tanto per evocare la madre di tutte le Rivoluzioni: quella Francese del 1789.

Ma questo non significa che non stia accadendo qualcosa di diverso, rispetto al passato. Bisogna avere pazienza. E aspettare.

Ma soprattutto, come ci ammoniva, Artuto Carlo Jemolo, dopo un'analisi di tutto ciò che era successo di negativo, e non era poco ripensando quei tempi, immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale, dalle pagine del "Ponte" no. 11-12, fondata e diretta da Piero Calamandrei, nel 1947 con un titolo, ripreso in questo articolo, "La battaglia che non fu data": "…a quella inerzia di allora è possibile trovare delle ragioni di indulgenza; ma non ve ne sarebbero se qualcosa del genere dovesse ripetersi. La parabola dei talenti ammonisce oltre tutto che è inutile avere una lucida visione delle esigenze m orali, se quella visione non si trasformi in imperativo ad agire".

Ma cosa sta accadendo. Ce lo spiega, con dovizia di particolari, Marco Damilano, L'Espresso, no.31 del 29 luglio 2018: "A destra lo hanno capito: evocano il suolo e il crocifisso, i partiti sovranisti, ma non il fascismo di un secolo fa, sono immerse nel XXI secolo, e dunque non possono essere affrontate e sconfitte con le bandiere del Novecento. Non si difende l'Europa dall'assalto dei nuovi nazionalisti lasciando in piedi Europa senza anima costruita a Bruxelles nei decenni. Così come non si difende il Parlamento dalle visioni di Davide Casaleggio senza riconoscere e affrontare la crisi delle istituzioni rappresentative in tutto l'Occidente. In Italia, poi, la rappresentanza, intesa come possibilità per i cittadini di partecipare alle decisioni politiche con il loro voto, la scelta dei rappresentanti e dei governanti, è stata svilita, calpestata, infine annullata in venticinque anni di Seconda Repubblica, nonostante le buone intenzioni di chi voleva restituire il potere di scelta ai cittadini. E ora avanza, con prepotenza, l'idea opposta: se il Parlamento non rappresenta più nulla e nessuno, ed è molto difficile dare torto a chi lo sostiene, tanto vale trasformarlo in cassa di risonanza delle decisioni prese altrove, portando a termine un processo che dura da qualche decennio e affidando tutte le decisioni a un Capo o, entità ancora più insidiosa, alla Rete>>. 

 A nessuno, penso, sfugga il clima "nuovo e diverso", pur essendo molto lontano da quello pre-rivoluzionario di altre contestualizzazioni storiche. Ma di certo stiamo assistendo a proposte, non praticate prima o altrove. E ce lo spiega in modo chiaro Damilano.

La situazione, e non solo in Italia, parte da presupposti, non solo inediti, rispetto al passato, ma di segno contrario. E non solo nella nuova "prassi", soprattutto comunicativa dei "nuovi governanti", ma soprattutto per ciò che riguarda i rapporti e le alleanze internazionali, le cui conseguenze nessuno è in grado di ipotizzarne le conseguenze.

E' in atto un capovolgimento di fronte. L'Europa, non è più attrattiva; l'euro ha i suoi problemi, non di poco conto; gli Stati Uniti d'America hanno un nuovo presidente che sta rimettendo in discussione quei trattati e quelle scelte che hanno caratterizzato la politica americana dalla fine della Seconda guerra mondiale, con un ritorno al Sette/Ottocento con la politica di barriere doganali; i Paesi dell'Esta europeo, (quanta solidarietà, quante marce, quante proteste, quanti scontri tra opposte fazioni per la riconquista della libertà di quei paesi sotto il tallone del partito comunista sovietico) oggi sono diventati i paesi meno solidali dell'intero pianeta; la Russia di Putin, nonostante la sua idea e la sua prassi di democrazia, di diritti umani, di rispetto dei confini e dei rapporti di "buon vicinato" con le nazioni confinanti, nonostante, soprattutto, a quel clima poliziesco instaurato da vecchio padre padrone del KGB, oggi ha un potere incredibile di "attrazione" cominciato con l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e che in Matteo Salvini, ministro e vicepresidente del Consiglio, nonché segretario della Lega, trova un sostenitore senza "se" e senza "ma".

Piero Calamandrei, sempre nel numero del "Ponte" citato prima ci avrebbe detto: "Non scoraggiamoci" e cita una bellissima pagina della "Storia d'Italia" di Benedetto Croce sulla generale delusione nell'instaurarsi del nuovo nei confronti del evcchio: "… che i mali di cui si aveva conoscenza... sarebbero cessati di per sé con l'instaurazione del nuovo ordine. Ed ecco che quei mali non cessavano e, guardati da vicino, si svelavano in maggior numero e più gravi che non si fosse pensato, e la vita della libertà, anziché purificare il paese, ne veniva essa stessa inquinata e compromessa".

 

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