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Domenico Farina, cancro e asportazione dei reni. Dal "niet" di Cassa Forense all´ingiunzione della Convenzionata: "Ci restituisca il suo indennizzo, lei non ne ha titolo"!

Le storie che questo portale ha deciso da alcuni mesi di raccontare, e di raccogliere in una rubrica curata ottimamente dall´avvocato Daniela Nazzaro, storie di avvocati alle prese con le asperità della professione, con una giustizia spesso negata e con
l´enorme difficoltà ad esercitare la propria funzione, di rilievo costituzionale, senza le più elementari garanzie che spettano a qualsiasi altro lavoratore, e senza neppure una ragionevole aspettativa di futuro che si scontra con le regole e la prassi seguita dall´ente previdenziale obbligatorio, Cassa Forense, giorno per giorno assume sempre più i caratteri della denuncia e dell´inchiesta.
Denuncia ed inchiesta alla quale non rinunceremo. Diversamente, sarebbe degradata e svilita la nostra stessa funzione forense, che è prima di tutto non esitare a denunciare ciò che non è ammissibile, ciò che confligge con il diritto e con la giustizia.
Questa è la premessa che la direzione del portale ritiene opportuna prima di dare la parola, anche in questo sabato che precede la settimana della Passione, alla Collega Nazzaro. Perché la storia che tra poco sarà raccontata non è una storia comune ma una storia per stomaci forti. Per menti preparate a tutto. Leggetela con attenzione. Preparandovi. Come ad affrontare un processo in cui, pensiate, possano emergere tratti coinvolgenti il lato peggiore dell´umanità, quello che contraddice apertamente ogni senso ed ansia di solidarietà. Leggetela e riflettete. Se potete, mandate in redazione anche altre storie, non solo quelle di qualcuno di voi, ma anche quelle di cui avete assunto conoscenza. Le pubblicheremo tutte perché nulla di tutto questo può essere più tenuto nascosto.
La Direzione
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Abbiamo già segnalato il grave rigetto della domanda di assistenza "in caso di bisogno individuale" (ex art. 2 co. 1 lett. a Reg. Assistenza di Cassa Forense) subito dalla Collega Antonella Labianca (https://www.avvocatirandogurrieri.it/La-Collega-Antonella-Labianca-usa-da-un-anno-le-stampelle-ma-cassa-Forense-le-rigetta-la-domanda-di.htm) ed il gravissimo caso della Collega Angela Passarello alla quale fu negato il diritto alla pensione di invalidità, nonostante l´asportazione di un carcinoma mammario ed una linfoadenectomia (https://www.avvocatirandogurrieri.it/Storia-di-Angela-200mila-euro-di-contributi-il-tumore-lo-Studio-pignorato-da-Cassa-Forense-1.htm).
Oggi parliamo dell´ Avv. Domenico Farina del Foro di Larino: è stato iscritto d´ufficio a Cassa Forense dopo il 40mo anno di età e già per questo motivo è privo delle tutele assistenziali e previdenziali piene, pur essendo comunque obbligato a versare una contribuzione fissa, finché resta iscritto all´ Albo.
Affetto da Insufficienza Renale Cronica deve affrontare la dialisi e l´asportazione chirurgica di due reni, di cui uno interessato dalla presenza di un cancro.
Privo del diritto alla pensione di invalidità, presenta domanda di assistenza, ma per Cassa Forense la documentazione prodotta (una quarantina di pagine) non è sufficiente a comprovare l´effettivo stato di bisogno, motivando il rigetto con la stessa identica risposta, generica e superficiale, che avevamo riscontrato nel rigetto della Collega Labianca.
Anche il Reclamo gli viene respinto, ma stavolta senza alcuna motivazione, impedendo a Domenico la possibilità di articolare puntualmente le sue contestazioni, e quindi di difendersi, nell´eventuale Ricorso al G.L.
Infine, Domenico riceve la lettera della Compagnia Assicurativa "convenzionata" con Cassa Forense, in cui gli viene richiesto di restituire il rimborso ricevuto per i ricoveri in day hospital, perché nel "day" hospital non vi è stato ricovero notturno!
Lo Statuto di Cassa Forense prevede, all´art. 2 par. 1 lett. a), che lo scopo dell´ Ente debba essere, esclusivamente, quello di "Assicurare a tutti gli Avvocati che hanno esercitato la professione con carattere di continuità e ai loro superstiti un trattamento previdenziale, in attuazione dell´art. 38 della Costituzione"; e l´ art. 38 della Costituzione stabilisce che tutti "I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato" (cioè Cassa Forense).
La ratio dell´obbligo contributivo è dunque quella espressa dall´ art. 38 Cost. e lo scopo dell´Ente è quello indicato all´ art. 2 dello Statuto, eppure... proprio mentre Cassa Forense rigetta le domande di assistenza dei Colleghi, il Presidente Nunzio Luciano sigla un Protocollo di Intesa con il Fondo Europeo per gli Investimenti (un fondo di private equity e quindi ad altissimo rischio), utilizzandolo come veicolo per finanziare le Piccole e Medie Imprese Europee per 175 milioni di euro! Per sostenere l´ economia reale europea!
http://www.cassaforense.it/cassa-forense-archivio/il-fei-lancia-con-il-primo-investitore-il-nuovo-fondo-d-investimento-amuf-per-sostenere-le-pmi-europee/
Qui dobbiamo capire bene cosa sta accadendo: con la forza della legge di Stato e dell´esattore pubblico (che dovrebbe essere riservato agli enti pubblici) Cassa Forense raccoglie ingenti somme di denaro, senza garantire ai propri iscritti una tutela assistenziale piena né un futuro pensionistico certo, ma per investire nel mercato finanziario con i nostri diritti!
Questo Sistema va cambiato e dipenderà solo da noi.
Ecco ora la lettera di Domenico, che ho avuto modo di apprezzare per il suo impegno, per la sua determinazione e per il suo coraggio.
"Come accade ormai a troppi colleghi, anche io ho avuto a che fare con la temibile Cassa Forense. La mia storia è simile, eppure diversa, rispetto a quelle di molti altri avvocati. Dal punto di vista previdenziale sono stato incorporato nella mattanza del 2015, con retroattività al 2014, venendo obbligato all´iscrizione al cd. Ente previdenziale e di assistenza. Qui già riscontro la prima ingiustizia, in quanto scopro che, a parte un iniziale periodo di relative agevolazioni, i miei contributi sono slegati dal reddito e sono alti, altissimi. Proseguendo, ed in questo devo ringraziare il sempre attento collega Antonino Garifo di MGA, vengo a conoscenza del famigerato articolo 21. In poche parole, se iscritto dopo i 40 anni di età, non ho diritto alla pensione di invalidità della Cassa (leggermente migliore di quella INPS), a meno di riscattare gli anni precedenti i 40, entro SEI MESI dalla iscrizione a Cassa Forense. Mi chiedo: come avrei potuto pagare un paio di annualità in sei mesi se avevo, ed ho, difficoltà già con i versamenti presenti? Quindi io verso senza sperare in nulla in cambio, comportamento decisamente masochista.
Non basta.
Dal 2009 scopro di essere affetto da IRC (Insufficienza Renale Cronica) in fase terminale e quindi sono obbligato a ricorrere al trattamento dialitico. Nel 2015, a seguito di una emorragia interna, sono costretto a subire l´asportazione di un rene, all´interno del quale viene diagnosticato un cancro, fortunatamente allo stato iniziale. Nel 2016, poi, sempre per una emorragia interna, con conseguente intervento chirurgico di urgenza, devo levare anche l´altro rene. Grazie al collega Garifo ed ai compagni di MGA scopro dell´esistenza di due, all´apparenza, utili strumenti:
- il primo è una assicurazione sanitaria "convenzionata", su cui riferirò in seguito;
- l´altro è la domanda di assistenza in caso di bisogno individuale, prevista dalla legge 11/2/92 n. 141.
Parlando della domanda di assistenza in caso di bisogno individuale specifico che seguo il classico iter, quindi la sottopongo al parere del mio consiglio dell´Ordine (Larino) che la liquida favorevolmente e propone la cifra di 6000 euro alla Cassa. Invio, per il tramite del CdO, la richiesta alla Cassa e attendo. Dopo diverso tempo mi giunge la risposta (sia in cartaceo che in digitale, in ossequio alla riforma Orlando...) e, neanche a dirlo, è negativa. La motivazione? Non ricorrono i requisiti. Stop. È vero che in legalese more is less, ma qui si esagera! Decido di proporre reclamo ai sensi dell´art. 29 del regolamento di erogazione assistenza e attendo. Anche questa strada trova la sorda resistenza dell´Ente di Previdenza e Assistenza degli Avvocati che respinge anche questo reclamo, stavolta senza neanche una parvenza di motivazione. Attualmente sto valutando la proposizione di un ricorso al Giudice del Lavoro sulla scorta della storica sentenza del Tribunale di Trani che ha riconosciuto l´obbligo di Cassa Forense a pagare, all´avvocato ricorrente, la somma a lui spettante secondo l´art. 17 della L. 141/92 oltre alle spese legali.
È molto avvilente che la Cassa, anche davanti a situazioni conclamate come la mia, faccia questa resistenza passiva, soprattutto a fronte di un regolamento anacronistico, penalizzante per chi ha la sola colpa di avere un basso reddito e/o una situazione di salute traballante o limitativa delle proprie capacità lavorative. Che fare? Finché sarà possibile si resisterà, poi si vedrà.
Capitolo assicurazione. Come detto ho scoperto (rectius mi hanno fatto scoprire) che Cassa Forense ha una convenzione per una polizza assicurativa sanitaria. Inizio a fare un po´ di ricerche in giro e vado a parlare con l´agente della mia città. La richiesta di rimborso, mi fa sapere, non può essere inoltrata per suo tramite ma direttamente alla compagnia assicuratrice. Invio 4/5 pec al ritmo di una a settimana e non ho risposta. Se avessi operato per il tramite della maschera sul loro sito internet avrei fatto prima, ma comunque scopro, grazie alla collega Tania Della Bella, come fare ed inoltro la richiesta relativamente ai due interventi. Fin qui nessun problema, scopro quanto vale la mia degenza in ospedale e ricevo, in tempi medi, un rimborso accettabile. Chiacchierando con una addetta al call center (l´assicurazione prevede solo questa modalità comunicativa diretta) vengo a conoscenza che è possibile indennizzare anche i ricoveri in dialisi. Provvedo ad ottenere le cartelle cliniche relative ed inoltro la prima richiesta. Nelle more ne inoltro una seconda, per un periodo medio di 26/28 giorni da indennizzare per ogni richiesta. Dopo diversi mesi ottengo un rimborso, abbastanza consistente (almeno relativamente alle mie finanze) e attendo gli altri, cadenzando le richieste successive sempre un mese alla volta. Finchè, l´imprevisto. Ad inizio 2018 ricevo una raccomandata con la quale mi viene chiesto indietro l´indennizzo, in quanto non dovuto! Premetto che sono passati 5 mesi dalla prima liquidazione. Tutto l´arcano sta nella definizione di ricovero. Infatti, secondo la compagnia assicurativa, si intende come tale, anche in day hospital, un periodo trascorso in ospedale e che includa almeno una notte, cosa che contrasta sia con la comune accezione di day hospital sia con il concetto stesso di ricovero in dialisi, visto che in dialisi si va, si sta un certo numero di ore, e poi si torna a casa. Una sorta di Comma 22 [Breve excursus, Comma 22 è un film del 1970, basato su un romanzo del 1961, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista cerca di farsi esonerare dal servizio in volo, facendosi passare per pazzo, ma deve scontrarsi con il famigerato Comma 22 che recita "Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo"].
Morale della favola, l´assicurazione, ben pagata dalla nostra Cassa, non eroga, come tipico costume delle assicurazioni e quando eroga poi chiede indietro. Va premesso che, vista la modalità di richiesta, l´avvocato non ha potuto influenzare in alcun modo la scelta assicurativa. Ma a mio parere non vi è stato errore, tanto è vero che l´assicurazione, al momento di accettare la mia domanda, prevedeva espressamente il Ricovero in day hospital con degenza diurna senza pernottamento, come da email che allego. Ora se il day hospital dovesse essere solo quello con almeno un pernottamento, il sistema non dovrebbe avere questa altra opzione. Semplice no? Del resto escludere il malato di dialisi che si rivolge al SSN e non ad una clinica privata, potrebbe ben configurare una disparità di trattamento notevole, oltre ad essere una clausola vessatoria. Nel frattempo ho chiesto che la situazione venisse verificata dalla commissione paritetica Cassa/Assicurazione e sono in attesa di riscontro.
Mi chiedo comunque se le polizze sono state attentamente esaminate al momento della sottoscrizione, visto che promettono garanzie che poi erogano con estrema difficoltà. Da parte mia, da piccolo e povero avvocato, cercherò di resistere e di far valere la mia posizione con tutti i mezzi leciti, inclusa la fuga ai Caraibi (scherzo, non me la posso permettere), soprattutto, e qui torno serio, perché credo che la polizza deve essere sottoscritta tenendo presente il più possibile il beneficio che ne può derivare agli iscritti, di tutte le classi sociali.
Spero di farvi avere notizie positive e ringrazio l´Avvocato Nazzaro dell´ospitalità, nonché tutti i colleghi ed amici che mi hanno supportato fin qui."
Avvocato Daniela Nazzaro
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