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Di errore giudiziario si può morire: dedicato agli innocenti condannati e agli avvocati che resistono

Il 18 maggio del 1988 moriva Enzo Tortora.
Magari alcuni giovani non sanno neanche chi fosse.
Era un giornalista televisivo molto bravo. Elegante, pulito, educato, un signore.
Aveva molta classe.
 
Con la trasmissione Portobello entrerà nelle case di tutti gli italiani facendo registrare un record di ascolti per quegli anni impressionante.
Dal 1977 al 1983. Ero un bambino. La trasmissione, per quel tempo, fu geniale.
Prendeva il nome dal mercatino di Portobello (quello londinese) e traeva spunto da vecchie cose per parlare di storie e persone.
 
Dentro quel format potevi trovare già i primi germi di altre trasmissioni future come Carramba che sorpresa o Chi l´ha visto.
Enzo Tortora aveva già visto lungo a livello televisivo.
 
Il 17 giugno 1983, alle 4 di mattina, Tortora venne svegliato in una camera dell´Hotel Plaza di Roma ed arrestato con l´accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Quel giorno avrebbe dovuto firmare il rinnovo per un´altra stagione di Portobello.
Entrò invece nelle case degli italiani in manette. Bucò lo schermo. Si crearono due fazioni, come accade sempre in Italia:i colpevolisti o falchi e gli innocentisti o colombe.
 
Tra i primi perfino Vittorio Feltri che anni dopo – con la sua consueta sincerità al vetriolo – non ebbe remore ad ammettere che Tortora gli stava antipatico:una sera, continua il Direttore di Libero, si lesse però le carte del processo e un dubbio lo prese.
Tortora – ma è storia giudiziaria – si trovò come prova a carico un´agendina ritrovata in casa di un camorrista con su scritto a penna un nome ed un numero telefonico.
Poi verranno i pentiti. Il 1982 vede infatti non soltanto l´anno dei mondiali di calcio in Spagna ma anche la legge sui pentiti.
 
Nessuno possedeva però esperienza sul campo.
I pentiti potevano parlare tra di loro, scambiarsi le versioni, rimodulare le dichiarazioni.
Tortora viene condannato in primo grado a dieci anni di carcere.
E´ il 17 settembre del 1985.
 
Nelle motivazioni del suo arresto si può leggere che:"Tortora ha dimostrato di essere un individuo estremamente pericoloso, riuscendo a nascondere per anni le sue losche attività e il suo vero volto, quello di un cinico mercante di morte, tanto più pernicioso perché coperto da una maschera di cortesia e savoir fair".
 
Il suo avvocato Raffaele Della Valle confesserà poi di avere avuto la tentazione bruciante, scottante, di cambiare attività.
Il 15 settembre del 1986 la Corte d´Appello di Napoli assolve Enzo Tortora con formula piena. L´assoluzione verrà confermata in Cassazione il 17 giugno del 1987.
Il 20 febbraio del 1987 Tortora era ritornato sugli schermi televisivi con Portobello riprendendo da dove ci si era fermati.
 
Morirà l´anno dopo, di cancro.
 
Ora.
L´Avv. Raffaelle Della Valle durante un incontro pubblico svoltosi tanti anni dopo dirà che Enzo Tortora gli aveva chiesto di scrivere i motivi di appello senza neanche fare la subordinata:una responsabilità pesante come la lapide di un cimitero, se ci pensate.
 
Dirà ancora che Enzo Tortora non gli chiese mai di quale orientamento politico, ad esempio, fosse il Presidente della Corte:a differenza di tanti nostri clienti che usmano l´ambiente circostante come cani da tartufo.
 
Era un uomo tutto d´un pezzo.
Il dramma coincise con il sistema, e le posizioni assunte da certi giudici: per uno come Della Valle, figlio di magistrati, scontrarsi contro alcune decisioni più tipiche del burocrate che del magistrato puro, fu uno choc.
Tanto da vacillare perfino nella professione.
 
Nessuno di noi è importante:siamo tutti fragili, frangibili come calici di cristallo.
Il telefono in casa Tortora – il giorno dopo l´arresto – smise subito di squillare perchè la disgrazia lo aveva lasciato solo, come sempre.
 
Dedicato agli avvocati come Della Valle che hanno saputo far assolvere il proprio cliente prima che la morte lo cogliesse colpevole.
 
 

 

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