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Dal "per adesso grazie" del Cliente a un presente da proletari. Pezzini su Davigo: "Ma emigrare non è la soluzione"

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Per adesso grazie. Un tempo questo incipit segnava la fuga del cliente per le scale e lo sconforto economico di chi per almeno un´ora lo avesse ascoltato. Però, poi, qualche soldino riuscivamo ancora ad ottenerlo anche da un tipo psicologico del genere. Oggi è cambiato tutto. Davigo purtroppo ha ragione: ci siamo proletarizzati. Ma emigrare non è la soluzione.
 
Mentre fa ancora discutere la lectio magistralis tenuta dal presidente della II Sezione Penale della Corte di Cassazione agli studenti di Giurisprudenza dell´Alma Mater, pubblichiamo una riflessione, tutta da leggere, di AlbertoPezzini, avvocato è e scrittore, che a partire da oggi, e ogni domenica mattina, proporrà un suo scritto in questo portale, e che, per questo, ringraziamo. Lasciandogli la parola:
 
Pier Camillo Davigo ha invitato i ragazzi che studiano legge a non fare gli avvocati.

Se conoscete le lingue – ha dichiarato a Bologna in cui ha tenuto una lectio magistralis all´Università – emigrate.
La metà dei dottori in giurisprudenza faranno gli avvocati guadagnando meno di un call center.
Gli avvocati si sono proletarizzati.
 
Ora. Sono molto dispiaciuto nel dover condividere le parole di un magistrato ma – in modo amaro – sono obbligato a dargli ragione.
Siamo diventati proletari.
 
Sapete tutti quale sia la frase idiomatica del cliente in studio. Un´espressione che anche Desmond Morris – autore del famoso best seller La scimmia nuda – avrebbe dovuto studiare:per adesso grazie.
 
Un tempo questo incipit segnava la fuga del cliente per le scale e lo sconforto economico di chi per almeno un´ora lo avesse ascoltato.
Però, poi, qualche soldino riuscivamo ancora ad ottenerlo anche da un tipo psicologico del genere. Oggi è cambiato tutto.
 
Quella frase torna nei nostri studi con cadenza martellante ma l´onorario sfugge come una biscia d´acqua diventando qualcosa di inafferrabile.
 
Siamo cambiati così tanto ?
Perchè siamo arrivati ad arruolare decine di migliaia di giovani dentro le fila della nostra professione senza aver attivato la giusta dose di anticorpi per una migrazione così massiva ?
Dove abbiamo sbagliato ?
 
Davigo ha scelto un termine brutale che corrisponde al vero.
Dire che ci siamo proletarizzati significa che anche sotto l´aspetto economico la professione del leguleio – che un tempo disponeva di un appeal finanziario decisamente attrattivo – si è svuotata.
 
La colpa è nostra.
Questa è la prima affermazione che sento sempre rivolgerci da parte dei magistrati.
Dicono che noi avvocati non sappiamo compattarci, non facciamo testuggine.
 
Personalmente non so indicare un motivo preciso che possa giustificare la nostra paurosa metamorfosi da professionisti a nuovi poveri.
Resto tuttavia dell´idea che il nostro impoverimento economico sia la conseguenza necessaria di un più profondo e radicale impoverimento culturale.
 
Quanti sono gli avvocati che leggono? Sentiamo. Ditemi quanti colleghi sanno scrivere in un italiano non dico corretto, ma elegante, con rimandi classici e usando una salvifica concisione. Forza, sono qui e aspetto una risposta.
 
Quest´anno è uscito un libro per i tipi di Ronzani editore, L´avvocato e il segretario, di Francesco Sansovino.
E´ un libello scritto intorno al ´500 (prefazione di Piero Calamandrei).
Sapete cosa diceva questo collega che poi – riconoscendo la propria inettitudine alla professione – scelse di fare l´editore ? "Bisogna che l´avvocato abbia lettere... e che ad un certo modo veggia il futuro".
 
Già nel 500´ si sosteneva che chiunque esercitava l´officio dello avvocare senza aver conoscimento di lettere, non era degno di questo nome di "avvocato".
 
Le lettere e in generale la cultura non ci riempiranno le tasche ma sicuramente ci forniranno gli strumenti per poter esercitare meglio il nostro mestiere.
Chi ha cultura, ti fotte:lo scrivevano sui muri ai tempi della contestazione.
 
Ne Il Padrino lo dice Don Vito Corleone: fa più danni un avvocato con la valigetta che uno stuolo di picciotti con i mitra.
 
Siamo diventati proletari ma non sarà emigrando che risolveremo i nostri problemi.
 
Da uno come Davigo – chiamato il Dottor Sottile ai tempi di Mani Pulite (1992) – mi sarei aspettato un invito più ragionato, del tipo ragazzi la situazione è drammatica ma potete salvarvi se studierete di più e meglio degli altri.
 
Un appello alla Steve Jobs, insomma, un siate magri e famelici e soprattutto usate la curiosità per non dormire mai e non fermarvi, neanche quando tutto intorno vi dice male.
 
Non un oblomoviano: emigrate.
Mi scusi, Dottor Davigo, una domanda: ci può dire dove?
 
 

 

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