Il grande giorno è ormai quasi arrivato. Centinaia, probabilmente migliaia, in queste ore, gli Avvocati che da ogni Foro italiano si stanno preparando a raggiungere Roma per la grande manifestazione che, il 21 aprile, alle ore 11 in punto, si terrà nella piazza Cavour, proprio di fronte il Palazzaccio della Suprema Corte di Cassazione.
Un appuntamento determinante in una data dai mille risvolti simbolici, anche per il diritto e la giustizia italiana.
21 Aprile, settantacinque anni esatti da quel 21 Aprile 1942, data in cui, tra le bombe, in Italia entrava in vigore il nuovo codice civile, segnando l´unificazione del diritto privato, fino a quel momento retto dal codice civile del 1865 e dal codice di commercio del 1882. 21 Aprile, soprattutto, Natale di Roma, 2770 anni dopo quel 753 A.C. nel quale, secondo la leggenda, Romolo fonda la città di Roma. 21 Aprile, un mese esatto dall´avvento della primavera ed ancora in clima pasquale.
Sono veramente tante, quanto meno pari ai significati e alle mille caratterizzazioni simboliche richiamate da questa data, le aspettative che ripone in questo 21 Aprile capitolino una cospicua parte dell´Avvocatura italiana, quella certamente meno garantita e più alle prese con problematiche che chiamano in causa la sua stessa sopravvivenza. Aspettative realistiche e non sogni.
Gli organizzatori della protesta (non organizzazioni, non movimenti, ma migliaia e migliaia di Avvocati che si sono uniti, dal basso, in una protesta inedita, clamorosa, che li ha portati a raccogliere quasi 30mila firme, a dormire in tenda e sacco a pelo davanti le scalinate dei Tribunali, ad andare tra la gente a spiegare perchè anch´essi siano alle prese con problemi di tenuta, di coesione sociale e familiare, al pari di metalmeccanici, precari, "invisibili") lo hanno scritto chiaramente.
Occorrono riforme che vadano nel senso della inclusione, della parità di chances, della progressività della tassazione, della trasparenza. Occorrono, oltre alle norme, mutamenti nelle politiche e nei comportamenti, a partire dalla gestione dell´ente previdenziale dell´Avvocatura, Cassa Forense.
La manifestazione, infatti, avrebbe dovuto tenersi proprio lì, sotto la sede di Cassa Forense, ma poi la Questura ha deciso di spostarla nella (poco distante, quasi adiacente) Piazza Cavour. Troppi avvocati per quella piccola stradina, così hanno affermato. Ed in effetti, benchè manchino numeri e non sia possibile azzardare alcuna previsione, in queste ore ci si sta organizzando per bene: pullman arriveranno dalla Sicilia, dalla Campania, dalla Calabria, in centinaia arriveranno in treno, i posti in aereo sono praticamente esauriti.
Saranno in tantissimi, insieme ai Colleghi di Roma e dei Fori del Lazio, a leggere in Piazza Cavour, con le toghe addosso, gli 8 punti di un programma che, lanciato da un gruppo di Avvocati catanesi, guidati da Goffredo D´Antona, è stato ampiamente condiviso, perfezionato, ampliato, al punto da essere ormai il punto di approdo comune di decine di migliaia di professionisti di ogni parte d´Italia, il terreno in cui RID (il gruppo di "Riduzione drastica dei costi di Cassa Forense" di D´Antona e dei "Siciliani") si è saldato con NAD ("Nuova Avvocatura Democratica" di Salvatore Lucignano, Rosaria Elefante e dei "Napoletani"), e con tantissimi altri (il movimento dispone praticamente di referenti in ogni Foro, dal profondo Nord alle Isole).
Determinati ad andare fino in fondo, ma la presenza è importante, e dai numeri dipenderà se quel programma avrà, o meno, un seguito.
Per questo, è proprio Goffredo D´Antona, con un ultimo appello che pubblichiamo, a "spingere" la protesta:
"I sogni non finiscono. Chi ha detto che compiuti i 50 anni non si può più sognare ? Chi ha detto che quando le difficoltà della vita ti assaltano non puoi più permetterti di sognare ? Chiunque l´abbia detto non fa l´avvocato o se lo fa lo fa come ripiego lavorativo. Chi verrà a a Roma il 21 aprile, avanti la Corte di Cassazione, lo farà per difendere il proprio sogno, quello di diventare Avvocato quello di continuare ad essere Avvocato. Lo stesso sogno può nascere in ognuno di noi per motivi diversi. Il mio nacque ascoltando due canzoni che raccontavano storie di ingiustizie. Genesi diverse, ma un unico sogno. Quello di tutelare i diritti di tutti, in specie dei più deboli. Essere sentinelle della Costituzione. Sentirsi unici ed importanti, al di la delle dimensioni dello studio del costo della macchina del numero di collaboratori. Ogni Avvocato è un universo di passioni di sacrifici di delusioni e di rilanci. E gli universi degli Avvocati non si misurano in ampiezza ma in impegno. Da troppi anni a questa parte vi è un attacco alla funzione costituzionale dell´avvocato, vi è una attacco ai nostri sogni. Attacco sferrato con la complicità anche solo omissiva dei soggetti che rappresentano l´avvocatura in tutte le loro articolazioni. Ma i sogni pur cosi flebili pur cosi fugaci sono duri da combattere sono difficili da abbattere e finchè ci sarà qualcuno ancora disposto a sognare ancora disposto al sacrificio il sogno continua.
O come scrisse uno bravo ´Se ci sono ancora innocenti da difendere se ci sono ancora soprusi da denunciare, se ci sono ancora dolori prodotti dall´ingiustizia, e leggi dettate per guarirli, l´avvocatura è ancora giovane... e la gioventù, non è mai malinconia, perché e ha dinanzi a se l´avvenire´ (Piero Calamandrei). A me piace continuare a sognare per questo vado a Roma il 20 e il 21 aprile. E finalmente conoscerò tutti voi è già solo questo è una Vittoria".
Appuntamento quindi a Roma, Cassazione, ore 11.
E poco importa che, secondo quanto riferito proprio adesdo da Studio Cataldi "Durante l´incontro tenutosi nei giorni scorsi tra l´Aiga e i vertici di Cassa Forense, l´ente previdenziale degli avvocati ha annunciato l´intenzione di far propria la proposta dell´Associazione Italiana Giovani Avvocati di cancellare il contributo o, quanto meno, di ridurlo, lasciando l´obbligatorietà per tutti dei soli contributi soggettivi e di maternità. E che l´bolizione del contributo minimo integrativo, come dichiarato dal presidente della Cassa, Nunzio Luciano, in un´intervista a ItaliaOggi, è una delle misure "che il comitato dei delegati sta studiando per agevolare gli iscritti". Allo studio l´individuazione della "misura più equa" sempre tenendo conto della sostenibilità finanziaria". Si tratta infatti di una misura che appare insufficiente e in gran parte indefinita. In ogni caso, uno dei tanti punti di una protesta molto più generale. "Se così pensano di depotenziarla o di ridurla, stanno commettendo un clamoroso errore di ingenuità", ribattono dal comitato.
Le precedenti tappe
Hic Rhodus, hic salta. Fissata la data, si sta muovendo la macchina organizzativa di R.I.D., che alle 11 del 21 aprile - che per una (casuale?) circostanza è il primo giorno del lungo "ponte" della
Liberazione -
condurrà da ogni Foro italiano a Roma centinaia, forse migliaia di Avvocati, che si recheranno lì con ogni mezzo, ma non per una ragione di bandiera, ma per un´altra superiore ed essenziale: la difesa della propria dignità e del proprio lavoro, quindi del proprio stesso futuro.
"Sono rimaste prive di ascolto.le nostre legittime istanze per una Cassa Forense equa e trasparente". "Chiediamo solo di poter esercitare il nostro ministero in serenità perchè solo un Avvocato sereno è un buon Avvocato", così è scritto in un sintetico volantino (in foto) che sta attraversando le bacheche di migliaia di professionisti, e che contiene le ragioni di una protesta senza precedenti.
Mai come adesso le (inusualmente poche) parole pronunciate sono pietre.
Cosa che accade nei momenti "topici", in quelli dai quali un paese, un gruppo sociale o una categoria ritenga passi la propria stessa sopravvivenza. Questo, dicono i 25mila organizzatori (la protesta non ha sigle nè gerarchie ma vive di un comune afflato tra Avvocati dalle idee politiche le più diverse) è uno di quei momenti, qui si gioca la partita.
L´alternativa è brutale: riforme o chiusura di centinaia, migliaia di studi subito, che si aggiungeranno alle decine di migliaia alle cui porte, nel silenzio e nella indifferenza di chi non ha fatto nulla, sono stati posti i lucchetti.
Per questo, l´appello è a partecipare. Impossibiledelegare, dicono e ripetono tutti.
Se a Roma, in questa sorta di girotondo intorno alla Cassa, ci saranno pochi Avvocati, la protesta non potrà sortire alcun esito, ma "se saremo tantissimi, saranno costretti ad ascoltarci".
Se saremo tantissimi a protestare, Cassa Forense non potrà continuare, dicono altri, in politiche autoferenziali ed oramai invise alla quasi totalità dell´Avvocatura. La posta è altissima, ed anche la politica sembra stia comprendendo che la situazione così come è adesso è insostenibile, e, da alcuni rumors, se il 21 aprile la partecipazione fosse importante, alcuni ddl, coerenti rispetto alle richieste dei partecipanti, potrebbero esser subito depositati in Senato e alla Camera.
Treni, pullman, auto. I posti in aereo sono ormai esauriti o salatissimi. Troppo per un comitato, che neppure esiste in quanto tale, che non dispone di risorse ma che si finanzia con il contributo economico dei propri "militanti" (ma non è la guerra dei poveri, sono le parole di grande dignità che tutti pronunciano, anche per disarmare chi dall´altra parte, cinicamente, ha parlato di una protesta di Avvocati "a basso reddito", come se peraltro ciò costituisse un crimine).
Cosa puoi fare per sostenere le idee alla base della protesta: l´invito di RID
1) Partecipare personalmente e direttamente. L´appuntamento è alle 11 del 21 Aprile in via Quirino Visconti, sede della Cassa. Tutte le info, comprese quelle dei treni e pullman dalle principali città italiane, sono disponibili nel Gruppo Fb "RIDUZIONE DRASTICA DEI COSTI...".
2) Far circolare il Volantino tra Colleghi ed invitarli alla partecipazione.
3) Chiedere ai Coa la convocazione immediata di assemblee forensi o quella dei Coa medesimi per approvare risoluzioni o Odg per sostenere le ragioni della protesta. Ecco quella del COA di Napoli, uno dei più importanti del paese (gli 8 punti base della protesta, in fondo a questo scritto).
Domenica 12 marzo: RID lancia l´assedio a Cassa Forense
"ABBIAMO TUTTO DA PERDERE per questo lo facciamo, per questo Il 21 APRILE andiamo a Roma. Potevamo crogiolarci su fb vantare migliaia di mi piace, ricordare Il successo dell´adesione contributiva, dormire sulle 25 mila adesioni. NO ! Siamo avvocati e sappiamo che a volte dobbiamo alzare l´asticella. Le lotte non si fanno sul pc. Le lotte si fanno in strada dove sappiamo che possiamo perdere, ma non é piu tempo di calcoli o si vince o si perde. Ci mettiamo la faccia perché saremo centinaia perché questa é la lotta per Il nostro futuro. E la lotta é oggi non domani".
"Alle ore 11 del 21 Aprile saremo a Roma sotto Cassa Forense e ci uniremo con gli amici di NAD che presidieranno di notte la Cassa.
Chi non viene ha perso. Nelle prossime ore i dettagli e i referenti per ogni singolo foro. NON LASCIATEVI SOLI".
Con queste poche ed eloquenti parole, pubblicate alle 12,30 di stamane nella bacheca del Gruppo R.I.D. (che sta per RIDUZIONE DRASTICA ED IMMEDIATA DEI COSTI DI CASSA FORENSE), l´avv. Goffedo D´Antona, catanese, la vera anima del Movimento dei 25mila, ha lanciato la grande sfida alla Cassa, che il 21 aprile sarà quindi assediata da centinaia, forse migliaia di avvocati che si stanno già mobilitando per tutelare, questa volta, i propri diritti, messi sotto scacco e a forte rischio, così denunciano, dalle attuali politiche di Cassa Forense e di un
gruppo dirigente espressamente accusato di gestire la Cassa in modo autoreferenziale oltre che improvvido.
Dalle premesse, la manifestazione romana potrebbe incontrare un successo straordinario.
In ogni caso, non era mai accaduto, nella storia dell´Avvocatura italiana, uno scontro tanto frontale tra una gran parte dei Legali italiani e un ente previdenziale che, di fronte ad una protesta quasi unanime, non è riuscito neppure a mantenere aperto un filo di discussione e di confronto.
Il 21, c´è da scommetterci, i manifestanti chiederanno le dimissioni immediate degli organi di Cassa. Che, a questo punto, qualcuno dall´esterno dei movimenti sostiene, non è da escludere che possano arrivare prima, se non altro per consentire una distensione che è nell´interesse di tutti.
Ancora prima: domenica 5 marzo, lanciata l´idea di una manifestazione a Roma
"Noi non siamo un manipolo di giovani inconsapevoli nè un gruppo di maniaci dal click compulsivo come siamo stati definiti. Siamo avvocati che hanno giurato di essere Garanti della Costituzione e che, anche per colpa di questa Cassa, stanno perdendo il proprio futuro. È arrivato il momento di dire basta, adesso si apre una nuova fase. Ci muoveremo in massa dai cento Fori italiani e andremo a Roma, portando con noi i MAV di pagamento dei contributi non versati, come segno di protesta, per accatastarli sul tavolo del Presidente di Cassa Forense".
Un appello lanciato più con il cuore che con i tasti del suo PC quello di Vanna Renella, che di questa protesta, che dalle falde dell´Etna, con la petizione lanciata da Goffredo D´Antona, insieme ai Colleghi etnei che ad essa hanno dato per primi mente e fiato, ha dilagato fino alle Alpi, è una delle anime, la pasionaria di un altro versante importante, quello campano, nel quale RIDUZIONE DRASTICA DEI COSTI DI CASSA FORENSE si è saldato con NAD.
Racconta le proprie percezioni, Vanna, mai perdendo di vista il significato collettivo e plurale ("una ricchezza, la nostra forza") dei Movimenti.
"Hanno sorriso, quelli di Cassa, quando ci hanno ricevuti, ci hanno guardato come si possono guardare dei marziani o, forse, dei poveracci. Il Presidente poi, lui ha sorriso più di altri: ´sarete bravissimi con Facebook ma qui nessuno ha paura dei like. Gli avvocati saranno bravissimi a protestare, ma in fondo sono pigri´. Ma io non credo che sia così, per questo, in nome di quei ´noi´ di cui anch´io sono un frammento, lancio la mia proposta, il mio appello".
Erano le 8,30 stamane quando l´abbiamo sentita, quando quell´appello era stato appena postato. Era stanca ("negli ultimi tempi, non riesco a dormire molto, bisogna studiare, parlare con i Colleghi, e poi ci sono anche gli impegni professionali, le nostre scadenze", ci dice), ed uno si chiede cosa spinga questa bella e rossa (dal colore dei capelli) avvocatessa partenopea ad impegnarsi così tanto.
"Vuoi fare politica forense, Vanna?" le chiediamo. "Assolutamente no", la sua risposta è immediata, "quella l´hanno fatta altri, in alcuni casi il ´sistema´ si è difeso così". La solita vecchia storia, pensiamo, il solito collaudato meccanismo del ´divide et impera´ e, quando occorre, della cooptazione. In fondo, le "caste" non sono poi così diverse, e quella Forense, si sa, riesce per predisposizione naturale, ad essere capace di una raffinatezza ineguagliabile.
"Ma noi non siamo come loro, noi siamo e rimarremo base", prosegue.
"Noi siamo quel movimento che ha assunto dimensioni enormi, inimmaginabili, e sapete perchè?".
"Diccelo tu", le rispondiamo. "Perchè abbiamo sollevato dei problemi reali, e l´abbiamo fatto con trasparenza, dicendo come stanno le cose. La voce di 20mila avvocati ha indotto molti Coa ad interrogarsi sulle nostre richieste, su quale fosse il futuro dell´Avvocatura, anzi se vi fosse ancora un futuro. Si, perchè quei contributi spropositati che ci vengono imposti non sono più sostenibili dalla maggioranza degli avvocati che, anche per colpa di questa Cassa stanno perdendo dignità. Eravamo Garanti della Costituzione, siamo diventati contabili. Dobbiamo occuparci costantemente di far quadrare conti che non tornano!".
Un fiume in piena: "Cassa Forense è riuscita con il proprio piano di assistenza e previdenza a negare il futuro ad in intera generazione e nel contempo a violare tutto il violabile: dai principi costituzionali a quelli previdenziali di equità e progressione, ed ultimo, ma non per importanza, il buon senso. Quindi, non rimane che questo. Assedieremo, sempre che tutti gli altri Colleghi saranno d´accordo con questa mia proposta, la Cassa, se ci hanno snobbato, saranno costretti ad ascoltarci, e saremo in tanti". "Quanti?" "Saremo centinaia, forse di più".
"Pensare di chiedere le dimissioni del Presidente e del Cda di Cassa? Vanna è sorniona: "Lo decideranno i Colleghi, qui non ci sono capi ma...". "Ma...?". "...Ma quello che ci interessa è che le nostre otto proposte siano accolte, per questo stiamo studiando, insieme a degli esperti, perchè noi siamo Avvocati, una riforma del nostro sistema previdenziale e contributivo che sia giusta, che non lasci indietro nessuno, che non costringa, come adesso accade, un Collega, anche dopo venti e più anni di professione, ad abbandonare tutto". "Basterà?". "È un momento difficile per tutti, certo, ma noi dobbiamo fare quanto ci compete. Un contributo uguale per tutti è una cosa insensata, e questo sistema di scaglioni altrettanto. Quindi, il sistema va cambiato, e noi faremo di tutto per arrivare a questo".
Se ci saranno 100 Colleghi come Vanna e i suoi compagni di strada, noi pensiamo, questo cambiamento ci sarà. Ci sarà perchè le proposte dei Movimenti, in tanti c´è lo hanno scritto dopo un articolo, quello sulla campagna di ´disobbedienza contributiva´ pubblicato martedì scorso, e capace di frantumare in pochi giorni l´incredibile score di 160mila letture (senza tuttavia suscitare il bisogno di una replica, che pure era stata dalla nostra redazione auspicata, ma che non è arrivata) non sono affatto campate in aria e nemmeno, come qualcuno ha voluto frettolosamente bollarle, "populistiche". Esse corrispondono ad un bisogno reale di una categoria allo stremo che ha necessità di disporre di rappresentanti che "dialoghino", come una giovanissima Collega ci ha scritto, "invece che alzare il ponte levatoio dei loro palazzi".
Tutti in marcia su Roma, quindi. Una marcia democratica, portando sulle spalle le toghe e tra le mani la Costituzione. Saranno in tanti gli Avvocati che chiederanno conto di misure da molti giudicate improvvide (come le decine, centinaia di milioni spese da Cassa nell´acquisto di pc ma non si sa bene di quanti pc e per quanti Colleghi e per quanto denaro) e che chiederanno alla politica una riforma. Che, piaccia o no ad alcuni, potrebbe presto essere tradotta in un ddl. Si, perchè autorevoli parlamentari di schieramenti diversi, da noi interpellati, si stanno preparando anche a questo.
Ancor prima: RID lancia la rivolta contributiva dopo il fallimento dell´incontro con Cassa
"Siamo convinti, adesso più che mai, che è necessario continuare la protesta contro la riduzione dei costi e dei contributi previdenziali di Cassa Forense che, regno di sé stessa, continua ad insistere nel determinare balzelli insostenibili, anche nei confronti di quei Colleghi che hanno un reddito pari a zero, trattando così i suoi iscritti come sudditi".
È guerra totale tra i gruppi di avvocati che, a Catania, Napoli e in decine di altri Fori italiani, da mesi hanno levato alta la propria voce nei confronti degli organi di un ente, Cassa Forense, che, a giudizio di molti, mai come in questo momento sono apparsi isolati a causa di decisioni indifendibili, ma, ancor di più, a causa di un atteggiamento discutibile: in principio tra l´ironico e il paternalistico (come dimenticare quella espressione "...sono giovani" con cui il presidente Luciano aveva liquidato, ai microfoni de "Il Dubbio" di Piero Sansonetti, i primi moti di protesta sorti in Sicilia, all´ombra dell´Etna, con una petizione capace, in pochi giorni, di raggiungere l´incredibile traguardo di oltre 20mila adesioni), e nell´ultima fase, di un autosufficiente arroccamento nelle proprie posizioni.
Una guerra che sarebbe stato possibile, a giudizio di molti, evitare, se Cassa Forense, alla quale gli avvocati riunitisi nel gruppo social, divenuto in poche settimane un qualcosa a metà tra un marchio e un un claim politico, "Riduzione drastica e immediata dei costi di Cassa Forense", dopo l´apertura, in parte inaspettata, del suo presidente, che aveva invitato i rappresentanti dei movimenti alla trasferta romana del 23 febbraio, in modo da sottoporre ai vertici dell´ente le proprie proposte, si fosse resa disponibile ad "aprire" quantomeno a qualcuna di esse.
Invece, non una delle otto richieste presentate dai movimenti è stata utilmente considerata e recepita dai vertici di Cassa, con un irrigidimento a nostro parere del tutto ingiustificato. Si, ingiustificato, perchè, incredibilmente, Cassa ha ritenuto di far spallucce addirittura nei confronti di quelle richieste che non avevano nulla a che fare con conti ed equilibri di bilancio, essendo dirette, in maniera analoga a quanto accade per i pubblici amministratori comunali e regionali, ad ottenere la formalizzazione di un regime di assoluta trasparenza tramite l´istituzione di un sistema di pubblicazione ed ostensione, nel sito istituzionale dell´ente, di dati rigiardanti la posizione reddituale di amministratori e sindaci ed alcune categorie di incarichi da essi espletati, così da allontanare ab imis il semplice sospetto della sussistenza di ipotetici conflitti di interesse.
O a quelle dirette al contenimento dei costi degli Organi della stessa Cassa: "Molto meno rispetto ad altri cda", aveva replicato il presidente a proposito dei compensi che lui e gli altri si erano recentemente rideterminati ("adeguando i precedenti al tasso attuale"). Ma loro, avevano a loro volta replicato anche i Colleghi meno "radicali", sono dei managers oppure, come noi, hanno studiato diritto ?
Una chiusura, quindi, totale, salvo qualche riserva di approfondimento sulla questione del contributo integrativo, che ha causato la fine di qualsiasi interlocuzione tra le parti.
Una chiusura stigmatizzata dalla delegazione (composta dagli avvocati Goffredo D´antona, Monica Foti, Daniela Nazzaro, Vanna Renella, Franco Longo e Giuseppe Fera, quest´ultimo in rappresentanza di NAD), giunta tra l´altro "alla conclusione estrema che Cassa Forense è riuscita con il proprio piano di assistenza e previdenza a violare tutto il violabile: dai principi costituzionali a quelli previdenziali di equità e progressione, ed ultimo, ma non per importanza, il buon senso".
Durante la concitata riunione, nel corso della quale, così come riferito dai componenti della delegazione, i temi più dibattuti sono stati quelli della trasparenza, della assistenza e della abolizione immediata della prima e della seconda rata, il Presidente di Cassa Forense, avv. Nunzio Luciano, avrebbe risposto alle legittime richieste dei 20mila Avvocati, con l´offerta di un rimborso minimo, a chi avesse inoltrato richiesta alla Cassa, sull´acquisto di computer e banche dati.
Conclusione che ha determinato la rottura totale tra le parti, in quanto, hanno sottolineato i rappresentanti dei movimenti, "Cassa forense ha affermato che l´assistenza previdenziale che gli avvocati meritano si sostanzi nell´acquisto di computer e banche dati, individuando con bandi e gare la migliore offerta e stanziando ben 64 milioni di euro, e definendo tutto questo come Welfare attivo !".
Una assurdità, ha subito replicato la delegazione Forense, in quanto il welfare "riguarda ben altro, e cioè gli assegni ai nuclei familiari in difficoltà e quelli di maternità, le maggiorazioni sui trattamenti pensionistici, l´assistenza alla malattia del professionista e agli infortuni e che la categoria di questo ha bisogno in termini di assistenza e non certo di computers".
Ma, ecco la conclusione, "Nonostante la richiesta che quei 64 milioni di euro andassero a sostenere le nostre richieste di abolizione dei minimi e di interventi riguardo l´assistenza (...) e quella insostenibilità delle politiche e misure contributive che costringe moltissimi colleghi alla cancellazione forzata dall´albo, gli interlocutori di Cassa si sono arroccati sulle loro posizioni e scelte, insistendo sul fatto che gli avvocati avessero piuttosto bisogno di computers e non di altro tipo di assistenza , tantomeno di pc per l´esercizio della professione, atteso il difficile momento di crisi economica".
Sarà una guerra aperta, senza esclusione di colpi. I movimenti, riunitisi, hanno assunto una decisione che non ha precedenti. Se Cassa non ritiene di accettare le proposte di migliaia e migliaia di avvocati, e tra queste neppure quelle di una maggiore trasparenza dell´attività degli amministratori e dei delegati anche in ordine a possibili conflitti di interesse, e poiché la selezione dell´avvocatura non può passare attraverso il censo, la decisione è la disobbedienza fiscale: l´appello lanciato dai movimenti a tutti gli avvocati italiani è a non pagare più nulla alla Cassa, "a partire dalla prima rata in scadenza il 28 febbraio".
Una decisione che era nell´aria e che è stata concertata tramite una molteplicità di intese e raccordi con legali di decine di Fori: "Da una serie di sondaggi che stiamo facendo in questi giorni - dice una rappresentante - i numeri sono incredibili. Parliamo di decine e decine di migliaia di Avvocati che riterranno come atto di disobbedienza di non pagare in quanto stanchi di questa Cassa, di decine e decine di milioni di euro di mancato incasso per la cassa. E oggi la responsabilità di questa perdita non è degli avvocati che sono stanchi ma di una Cassa che non ascolta le richieste dei suoi iscritti".
Dai Coa segnali di attenzione.
Non solo protestano i movimenti. Non solo punte le estreme. La protesta, adesso, sembra anche contagiare le istituzioni forensi, quanto meno quelle delle periferie.
Diversi sono stati i segnali positivi come la delibera del COA di Napoli, e la recente delibera del COA di Potenza: entrambe hanno appoggiato le richieste dei loro iscritti di sollecitare la Cassa forense a prevedere per gli Avvocati con redditi più bassi una contribuzione proporzionale al reddito e non in misura fissa, criterio che "si risolve in palese ingiustizia ed in un soffocamento delle ambizioni lavorative non solo dei più giovani ma anche degli anziani", come si legge in un passo della delibera.
Anche il COA di Siracusa ha convocato un assemblea degli iscritti per il giono 3.3.2017 per discutere delle riduzione dei contributi e costi di gestione della Cassa.Fatti che rendono evidente che il malcontento si è esteso a macchia d´olio.
"Nelle prossime settimane" - preannunciano dai movimenti - "continueremo con azioni più incisive di protesta, che avranno una concomitanza sui vari Fori in cui siamo presenti, in modo da coinvolgere tutti e rendere pubblico il dissenso legittimo degli avvocati contro la ingiustizia intollerabile da parte degli organi di Cassa Forense"
"Il presidente di Cassa Forense è rimasto del tutto indifferente di fronte alle legittime pretese avanzate e sottoscritte da migliaia e migliaia di avvocati e non ha mostrato verso tali richieste il benché minimo segno di attenzione" e ciò comporta la fine di ogni interlocuzione con gli organi di Cassa" la cui eventuale ripresa "passerà unicamente dall´accettazione, parziale o totale, delle richieste presentate oggi".
Con questi passaggi, l´avvocato Salvatore Lucignano, segretario nazionale di Nad (Nuova Avvocatura Democratica) ha sintetizzato, in un comunicato di poche ore fa, la posizione ufficiale della sua associazione dopo il fallimento dell´incontro che i movimenti di Napoli e Catania hanno avuto giovedì nella sede di Cassa Forense, al cui presidente avvocato Nunzio Luciano la delegazione ha consegnato le 8 richieste supportate dalle oltre 20 mila firme di avvocati di tutti i Fori (per la descrizione delle richieste, amplius più avanti).
Tali richieste, elaborate nell´ambito del movimento legato alla petizione ideata dall´Avv. Goffredo D´Antona e sottoscritte da circa 20 mila avvocati italiani, erano in sintesi, ha spiegato Lucignano, "volte ad ottenere finalmente una gestione trasparente, equa e solidale della Cassa, nonché un ripensamento dei criteri irragionevoli ed utilitaristici con cui il board di Cassa Forense ricompensa, in modo del tutto autoreferenziale, i propri "presunti" sacrifici nello svolgimento dei mandati affidati agli esponenti dell´Organo".
Secondo Nad, però, alle richieste Cassa ha opposto un inaccettabile diniego per cui non rimane alla stessa che prendere atto "della chiusura, dell´arroganza, delle dichiarazioni surreali ed offensive del Presidente della Cassa Forense, Avv. Nunzio Luciano". Prosegue il comunicato: "Il Presidente della Cassa Forense infatti è rimasto del tutto indifferente di fronte alle legittime pretese avanzate e sottoscritte da migliaia e migliaia di avvocati e non ha mostrato verso tali richieste il benché minimo segno di attenzione. Pertanto, l´associazione (...oltre ad esprimere, ndr) la più ferma condanna nei confronti della Cassa di Previdenza Forense (...) intensificherà tutte le proprie iniziative, in difesa delle legittime istanze sottoscritte da migliaia di avvocati italiani, valutando ad horas ogni azione tesa ad ottenere l´immediata destituzione dei rappresentanti della Cassa di Previdenza Forense, e le sinergie necessarie, con le associazioni forensi ed i movimenti politici , rigettando fermamente ogni interlocuzione con quei soggetti politico forensi che non si impegnino per gli indirizzi espressi nel presente comunicato".
Una sostanziale interruzione di ogni confronto con i rappresentanti di Cassa Forense, la cui ripresa "passerà unicamente dall´accettazione, parziale o totale, delle richieste presentate".
Delusione anche da parte dell´altra costola del movimento, quello che ha guidato, partendo da Catania, la petizione con le otto richieste.
Ha dichiarato, dopo l´incontro, l´avvocato Vanna Renella, presente in delegazione: "Abbiamo portato la protesta alla cassa è stato un incontro garbato come é giusto che sia. ma duro ed intransigente. Non abbiamo ceduto su nulla come migliaia di avvocati ci hanno chiesto . Un muro contro muro, ma l´incontro é stato utile perché sono emersi elementi importanti per ridurre i nostri contributi previdenziali che approfondiremo nelle prossime ore.
La lotta continua attraverso le firme e Il non pagamento della cassa.
Oggi é stata una giornata importante perché abbiamo capito ancor di piu che la nostra protesta é giusta".
Come i movimenti erano andati all´incontro: le otto richieste riassunte da una Collega della delegazione
Riduzione dei compensi dei delegati, dei consiglieri e dei sindaci di Cassa,
autocertificazione dell´insussistenza di conflitti di interesse, abolizione della prima e seconda rata del contributo minimo, sospensione dei pagamenti fino a settembre, modifica del sistema dei minimi in misura proporzionale al reddito, fondo di garanzia per i crediti degli iscritti,
annullamento di cartelle e procedimenti disciplinari per omesso pagamento e trasparenza assoluta di tutte le operazioni ed investimenti della Cassa.
Queste le 8 "richieste" ("e non proposte") che la delegazione di Colleghi, rappresentanti delle associazioni e dei movimenti nati nelle ultime settimane prima a Catania con una petizione che ha raccolto oltre 20mila adesioni in tutta Italia, quindi a Napoli con la clamorosa protesta di Nad proprio davanti al tribunale partenopeo, con tanto di tende, sacchi a pelo e sciopero della fame di cui hanno parlato i grandi giornali del paese, ha posto sul tavolo di Nunzio Luciano, il presidente di Cassa Forense, che la delegazione ha incontrato il 23 febbraio su invito del presidente.
Le richieste punto per punto
Quali erano state le richieste dei movimenti ? Eccole qui punto per punto:
1)Riduzione drastica dei compensi dei delegati, dei consiglieri di amministrazione, dei sindaci con pubblicazione costante e aggiornata dei loro rendiconti, prevedendo in caso di omissione la decadenza dell´inadempiente.
2)Autocertificazione dell´insussistenza di conflitti di interesse nelle operazioni della Cassa, anche per interposta persona, dei delegati e dei consiglieri nel senso che un delegato, un amministratore della cassa, non può essere il legale di un ente di un soggetto che abbia rapporti con la stessa.
3)Abolizione della prima e seconda rata del contributo minimo.
4)Sospensione dei nostri pagamenti fino a settembre.
5)Rivedere i minimi in misura proporzionale al reddito.
6)Fondo di garanzia per i crediti degli iscritti.
7)Annullamento di tutte le cartelle e di tutti i procedimenti disciplinari per omesso pagamento dei ctb piani di rientro personalizzati - è una battaglia di dignità e decoro della professione.
8) Trasparenza assoluta di tutte le operazioni ed investimenti della Cassa.