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Coronavirus: prima il panico, dopo le macerie economiche

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Il provvedimento del Governo di mercoledì scorso, il D.P.C.M. 04 marzo 2020, sospendendo in tutta Italia le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, ha certificato come, l'emergenza sanitaria legata al fatidico "coronavirus", debba essere estesa a tutto il bel Paese, da Bolzano a Lampedusa, senza distinzione tra zone rosse, gialle, verdi ed arancioni.

Il centro e il sud dunque sono stati uniformati al nord; stessi livelli di all'erta, stessi protocolli sanitari, stessi protocolli di protezione, stesse abitudini di profilassi a cui attenersi. Ci aspettiamo dunque, dai prossimi provvedimenti governativi, stessi livelli di protezione economica e finanziaria, e la sostanziale uniformità, su tutto il territorio nazionale, dei provvedimenti che si adotteranno.

Dopo giorni di panico, di blocchi stradali, di quarantene forzate e di emergenze lasciate nelle mani dei politici locali, si auspica l'inizio di una inversione a "U" sul COVID-19. E quello che preoccupa ora sono le macerie economiche che il virus lascerà una volta debellato, che si aggiungono alle previsioni di crescita del Paese che erano già state riviste al ribasso a inizio anno, prima dell'inizio dell'emergenza.

Quello che raccontano le associazioni degli imprenditori è un bollettino di guerra. Molti Paesi, anche europei, stanno ormai sconsigliando ai cittadini di visitare l'Italia, e gli operatori turistici ricevono ora dopo ora le disdette per i prossimi mesi estivi. Attenzione, non solo in Lombardia o al nord, ma in tutta Italia. I clienti delle imprese dirottano gli ordini verso altri Paesi; fiere ed eventi culturali vengono fatte slittare, fino a notizie come il rinvio a giugno del Salone del Mobile di Milano, uno dei maggiori appuntamenti del Made in Italy. Se la crisi dovesse protrarsi fino a maggio-giugno, le perdite economiche potrebbero essere tra lo 0,4-0,5% del Prodotto interno lordo, pari a 7-9 miliardi di euro, ed è una stima ottimistica degli analisti di Confcommercio.

Dunque, dopo il decreto sullo stop alle tasse nella zona rossa, si aspetta un decreto ancora più urgente da approvare entro questa settimana, che contenga misure speciali per le imprese di tutta Italia e non solo per il settore turistico. E' ormai chiaro che il Governo dovrà chiedere maggiore flessibilità sui conti all'Europa, ma in un momento di difficoltà del genere non vi possono essere ostacoli ad ottenerla.

Tra i primi urgenti provvedimenti da adottare ci permettiamo di proporre:

- garantire la necessaria liquidità alle imprese e quindi un accesso più semplificato e rapido al fondo centrale di garanzia e al fondo per le piccole e medie imprese;

- d'intesa con l'ABI (Associazione Bancaria Italiana) prevedere l'immediata sospensione delle rate dei mutui e dei finanziamenti; 

- d'intesa con l'Autorità per l'energia prevedere lo stop temporaneo del pagamento delle utenze telefoniche ed elettriche;

- d'intesa con l'Anci prevedere la sospensione del pagamento delle tasse comunali;

- prevedere ammortizzatori sociali in deroga a tutte le imprese, indipendentemente dai limiti quantitativi;

- la proroga dell'entrata in vigore del "decreto crisi d'impresa", che sarebbe dovuto entrare in vigore il 15 agosto e che deve essere prorogato quanto meno al prossimo anno per tutelare le imprese che, con le emergenze in corso, potrebbero avere problemi e segnali di allerta, che sono contingenti e non generali.

Dove reperire le risorse è compito del MISE, anche se il ricorso all'indebitamento è la strada principale. Per ora numeri sull'impegno economico del governo non ce ne sono, ma per avere risorse appena sufficienti a finanziare un piano di tutela delle imprese devono prevedersi un fondo di almeno 10 miliardi

Importante però è che non si parli più di zone rosse, gialle, verdi, arancioni, ma di tutto il territorio nazionale. 

Le attività turistiche in primis devono essere trattate come la zona rossa, anche perché se la situazione dovesse perdurare, le piccole e medie imprese faranno fatica a mantenere aperti battenti. Il rischio è la chiusura di circa 15mila piccole imprese e la perdita di 60mila posti di lavoro.

E' importante tenere i nervi saldi, perché speriamo che il coronavirus passi presto, ma una volta passato il lavoro deve rimanere.

Ci aspettiamo risposte veloci ed integrali senza compromessi; ci aspettiamo misure urgenti per sostenere quelle imprese che hanno subito danni diretti e indiretti dall'emergenza, non necessariamente localizzate nella zona rossa o che abbiano lavoratori bloccati all'interno di quella zona o facciano parte delle catene di fornitura delle aziende ferme per l'emergenza; ci aspettiamo provvedimenti a sostegno di tutti i settori più colpiti, che ad oggi sono turismo, fiere, trasporti, logistica e attività culturali, ma anche di tutti i settori che a catena risentono della stagnazione.

Non possiamo permetterci che il Paese si frammenti in decisioni poco ragionate e poco attente; si deve mettere in atto una task force di tutti i livelli politici e decisionali, una sorta di Piano Marshall 2.0, che sostenga la ripresa, ma soprattutto che sostenga la perdita di reddito in modo da avere, in breve tempo, un totale ripristino del livello dei consumi pre-virus.

Meditate contribuenti, meditate.

 

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