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Concorrenza: alla Corte di giustizia UE la questione del rifiuto di Google a rendere disponibile l’app JuicePass su android auto.

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 Il Consiglio di Stato, con l'ordinanza n. 3584/2023 ha sottoposto alla Corte di Giustizia UE una serie di questioni pregiudiziali in tema di abuso di posizione dominante di cui all'art. 102 TFUE da parte di un operatore detentore di una piattaforma digitale.

La decisione è scaturita a seguito del ricorso proposto da Alphabet Inc, raggruppamento di cui fanno parte anche Google LLC e Google Italy, contro la decisione dell'Autorità Garante della Concorrenza e del mercato che ha qualificato come distorsivo della concorrenza il diniego opposto da Google di rendere JuicePass (un app elaborata da Enel X per consentire di rintracciare e prenotare, tramite i dispositivi Android presenti a bordo degli autoveicoli, le colonnine per la ricarica degli autoveicoli elettrici) compatibile con Android auto.

Quattro i quesiti sottoposti alla Corte di Giustizia UE:

a) "se, ai sensi dell'art. 102 TFUE, il requisito dell'indispensabilità del prodotto oggetto di un rifiuto di fornitura debba essere interpretato nel senso che l'accesso deve essere indispensabile per l'esercizio di una determinata attività su un mercato vicino, o se sia sufficiente che l'accesso sia indispensabile per un utilizzo più conveniente dei prodotti o servizi offerti dall'impresa richiedente l'accesso, specie nel caso in cui il prodotto oggetto del rifiuto abbia essenzialmente la funzione di rendere più agevole e conveniente la fruizione di prodotti o servizi già esistenti";

b) "se, nel quadro di una condotta qualificata quale rifiuto di fornitura, sia possibile ritenere un comportamento abusivo, ai sensi dell'art. 102 TFUE, in un contesto nel quale, nonostante il mancato accesso al prodotto richiesto, (i) l'impresa richiedente fosse già attiva sul mercato e abbia continuato a crescere nello stesso per tutto il periodo del presunto abuso e (ii) altri operatori in concorrenza con l'impresa richiedente l'accesso al prodotto abbiano continuato ad operare sul mercato"; 

c) "se, nel quadro di un abuso consistente nel rifiuto di concedere l'accesso a un prodotto o servizio asseritamente indispensabile, l'art. 102 TFUE debba essere interpretato nel senso che l'inesistenza del prodotto o del servizio al momento della richiesta di fornitura debba essere presa in considerazione quale una giustificazione oggettiva per il rifiuto stesso, o quantomeno se un'autorità di concorrenza sia tenuta a svolgere un'analisi, su elementi oggettivi, del tempo necessario a un'impresa dominante al fine di sviluppare il prodotto o servizio per il quale viene richiesto l'accesso, oppure se sia invece esigibile che l'impresa dominante, stante la responsabilità che assume sul mercato, sia onerata di comunicare al richiedente la tempistica necessaria allo sviluppo del prodotto";

d) "se l'art. 102 TFUE debba essere interpretato nel senso che un'impresa dominante, che detiene il controllo di una piattaforma digitale, può essere tenuta a modificare i propri prodotti, o a svilupparne di nuovi, al fine di consentire a coloro che lo richiedono di accedere a tali prodotti. In tal caso, se un'impresa dominante sia tenuta a prendere in considerazione le generali esigenze del mercato o le esigenze della singola impresa richiedente accesso all'input asseritamente indispensabile, o quantomeno, stante la speciale responsabilità che viene ad assumere sul mercato, se debba prefissare dei criteri oggettivi per l'esame delle richieste che le vengono rivolte e per graduarne l'ordine di priorità";

e) "se, nel quadro di un abuso consistente nel rifiuto di concedere l'accesso a un prodotto o servizio asseritamente indispensabile, l'art. 102 TFUE debba essere interpretato nel senso che un'autorità di concorrenza è tenuta previamente a definire e individuare il mercato rilevante a valle interessato dall'abuso, e se questo possa essere anche solo potenziale".

Alla Corte dell'Unione, investita del rinvio pregiudiziale, spetterà, dunque, il compito di fornire la giusta interpretazione del diritto dell'Unione al giudice rimettente, al quale, competerà, poi, risolvere la causa in conformità ai chiarimenti forniti. 

 

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