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Caso Palamara, Salvini: "Non normale che in Italia magistrati indaghino altri magistrati". Lui si dimette, nota Unicost

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 "La riforma della giustizia è urgente". Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini rispondendo a una domanda sul "caso Palamara"  che nel frattempo, pur ribadendo la propria estraneità ai fatti che gli sono stati contestati, si è dimesso da tutti gli incarichi. "Non entro nel merito ma - ha aggiunto il vicepremier- da cittadino italiano, non è normale che ci siano magistrati che indagano altri magistrati e che ci siano accuse di corruzione su chi dovrebbe giudicare i cittadini. Spero che - ha concluso - emergano in fretta eventuali responsabilità. La riforma della giustizia, al servizio dei cittadini, è un'emergenza in questo Paese". Dichiarazioni che stanno provocando qualche reazione soprattutto nei social. Quale autorità, infatti, se non la magistratura, potrebbe essere chiamata ad accertare eventuali responsabilità dei magistrati?

«Sono certo di chiarire i fatti che mi vengono contestati. Il mio intendimento ora è quello di recuperare la dignità e l'onore e di concentrarmi esclusivamente
sulla difesa nel processo di fronte a tali infamanti accuse. Per tali ragioni mi assumo la responsabilità di auto sospendermi dal mio ruolo di associato con effetto immediato» ha scritto invece Palamara al
presidente dell'Anm Pasquale Galasso. Ed anche il consigliere del Csm Luigi Spina
si è autosospeso ieri dalle sue funzioni.

 «Più leggiamo gli articoli e ancor più ci convinciamo del danno, forse ancora non compiutamente calcolabile, che la vicenda all'attenzione della magistratura perugina porterà alla magistratura italiana». Comincia così il comunicato dei magistrati di unità per la Costituzione. «Ci aspettiamo quindi che – aggiungono - pur in una fase delle indagini ancora iniziale e soggetta alle successive verifiche e sempre augurandoci che non sia così come sembra, vi siano già da ora elementi tali da imporre una serie di determinazioni al gruppo che intende, in tal modo, assumere la propria responsabilità politica senza sconto alcuno. Ribadiamo quindi che Unità per la Costituzione - come abbiamo già scritto nel primo comunicato, ancor prima che venissero fuori le prime notizie che hanno restituito a tutti plasticamente la gravità degli accadimenti - si ritiene parte lesa, sicché sin da oggi ci riserviamo, in caso di successivo processo, la costituzione di parte civile a tutela dell'immagine del gruppo, gravemente lesa».

 

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