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Caso Cucchi, Cassazione annulla assoluzione medici: "Illogiche le valutazioni del giudice di appello"

Con una sentenza appena depositata la Suprema Corte di Cassazione ha annullato, cassandola, la sentenza con cui alcuni mesi fa la Corte d´appello aveva assolto alcuni medici al termine del procedimento di secondo grado causato dalla morte di Stefano Cucchi.
La decisione di ribaltare l´esito processuale Assunta dai giudici di legittimità è stata fondata sulla convinzione che, contrariamente a quanto era stato ritenuto dal giudice di secondo grado, gli accertamenti e le terapie non erano state idonee "Il giudice d´appello è giunto a un´ingiustificata semplificazione del proprio compito e, per conseguenza, si è arreso davanti alla difficoltà di accertare le responsabilità di coloro che, ricoprendo specifiche posizioni di garanzia, avevano posto in essere una serie di comportamenti giudicati gravemente negligenti", è scritto nella sentenza della Cassazione che ha quindi accolto il ricorso della procura generale di Roma.
"Per tale via è stato, paradossalmente, premiato il ritardo nella diagnosi e cura di Stefano Cucchi": il giudizio controfattuale, spiega la Cassazione, "non ha tenuto conto di tutti i comportamenti negligenti" ma si è limitato, "erroneamente", a vagliare se tali comportamenti potessero spiegare la morte di Stefano, senza invece valutare se "un comportamento doveroso fosse in grado di evitare l´evento".
"In questo caso - rimarca la Corte - non si tratta di porre in verifica una specifica condotta curativa caratterizzata da particolare difficoltà tecnica" o "diagnostica", ma "semplicemente l´adempimento del generico dovere di anamnesi e ´ascolto´ del paziente". E "lo sguardo del giudice deve rivolgersi all´indiento verso qualsivoglia condotta omissiva antecedente, perché al contrario sarebbe premiato il medico distratto che trascuri il giuramento d´Ippocrate".
Il caso Cucchi si accresce quindi di un nuovo capitolo. La stessa corte di cassazione, nel mese di dicembre del 2015, era già intervenuta una prima volta, annullando, anche in quel caso, la soluzione dei medici ed ordinando alla corte territoriale una nuova valutazione. Ordine al quale la corte di secondo grado aveva ottemperato, ho creduto di ottemperare con la sentenza emessa a metà dello scorso anno, anche questa, però, finita sotto gli strali dei giudici del Palazzaccio in quanto ritenuta viziata da evidente contraddittorietà e illogicità.
"In sintesi - ha sottolineato ieri la Cassazione -, la sentenza impugnata identifica la causa della morte nella sindrome da inanizione: Stefano Cucchi è morto di fame e di sete". Ma la Corte, "dopo aver aspramente stigmatizzato le numerose e gravi condotte dei sanitari", ha sottovalutato le conclusioni dei periti e "impiegato la propria scienza privata per discostarsi da esse", senza procedere a ulteriori approfondimenti tecnici su temi potevano essere "dubbi".

 

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