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Le "maledizioni" nella Giurisprudenza, in una sentenza spazio alle emorroidi

Le "maledizioni" nella Giurisprudenza, in una sentenza spazio alle emorroidi

  Si è visto nella prima parte di questo articolo come i supremi giudici si siano dovuti occupare di "auguri" non proprio amichevoli, al fine di valutarli nell'ottica della responsabilità. E tra le miserie umane di cui parla la Cassazione, non v'è dubbio che quella peggiore è l'auspicare la morte. E la goduria per tale vaticinio è attestata dalla prosopopea che accompagna la speranza della sua realizzazione. Ogni volta che vedo la tua macchina ripartire per Roma la domenica sera, il giorno dopo compro il giornale sperando di leggere della tua morte in uno di quegli spaventosi incidenti sull'autostrada che commentano nei telegiornali... Spero di incontrarti in uno di questi giorni disteso e morente lungo la strada.Questo odioso giro di parole che dal GDP prima e dal tribunale di Cassino dopo era stato ritenuto integrante il reato di ingiuria, ma secondo il Supremo Collegio il fatto non sussiste mancando l'elemento materiale ed ha curiosamente redatto una motivazione che potrebbe definirsi <in linea> con la frase incriminata: poiché il precetto evangelico di amare il prossimo come se stessi non ha sanzione penale, la sua violazione è, appunto, penalmente irrilevante (41190/14). Chissà perché l' auspicata morte viene invocata per lo più evocando incidenti stradali: Ti auguro di schiantarti con la macchina è certamente meno pomposa della precedente, ma il significato è del tutto sovrapponibile. Il giudice di Pace di Aosta ha ritenuto la frase <riprovevole dal punto di vista morale>, ma non ha potuto fare altro che adeguarsi ai principi della Cassazione, assolvendo l'imputato (23.07.10).

 Il giudice di Pace di Niscemi si è invece imbattuto in un processo nel quale ha dovuto giudicare un improperio scagliato da una signora che evidentemente non aveva gradito il controllo dei documenti da parti di alcuni poliziotti. Terribile e blasfemo l'augurio: Che il Signore vi faccia morire un figlio al giorno. Stavolta l'assoluzione per questa lugubre e disumana frase è arrivata con una motivazione che forse avrà poco di giuridico, ma di certo coglie nel segno: trattasi di frase scomposta simile a quelle che una volta usavano le vicine quando nei cortili litigavano per sciocchezze (13.02.08). Come si vede, quasi all'unisono le sentenze - specie di legittimità - si soffermano sulla duplice considerazione che da un lato le frasi non contengono parole di per sé offensive e dall'altro che il male augurato dipende da...nessuno. Quando invece le conseguenze (negative) che si auspicano discendono dall'azione dell'agente, cambia lo scenario: così la frase ti faccio venire un infarto è stata ritenuta integrante il reato di minaccia (Corte app. Milano 13.07.04). Per come è possibile constatare dalle poche sentenze riportate e salvo rarissime eccezioni, i Giudici sono giustamente portati e non riconoscere valenza offensiva ad auspici che non hanno la benché minima probabilità di verificarsi, se non nella misura statistica che obbedisce alla inesorabile Legge dei grandi numeri, che è al di sopra di tutte le Leggi.

  La stessa Cassazione non perde occasione per fare conoscere il suo pensiero (scettico) in ordine a fenomeni di magia e occultismo. Così accusare taluno di stregoneria è stato ritenuto integrante il reato di diffamazione, sebbene si tratti di superstizione irrilevante giuridicamente e respinta dalle persone assennate (18.12.50)e alla stessa maniera si è pronunciata esaminando il caso di un Tizio accusato di essere iettatore con l'inevitabile invito ai presenti di toccare ferro (o comunque fare gesti apotropaici equivalenti) all'apparizione del menagramo: affermazione di responsabilità per diffamazione indipendentemente dall'indimostrabile fondamento di verità e dal livello culturale che il termine esprime (10393/13). Merita infine segnalare un caso in cui si è dibattuto su un augurio non proprio benevolo, ma rivolto a un pubblico ufficiale nel corso di un controllo stradale. Stavolta la mannaia è scesa sulla testa dell'imputato: condanna per il reato di oltraggio (Trib. Milano 26.05.08 conf. Corte app. Milano 22.10.09). E dire che l'automobilista fermato si era limitato ad augurare all'agente "semplicemente" che gli venissero le emorroidi...

 

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