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Anti-Triv, anche Anci Sicilia sceglie il SI: il quesito e cosa potrebbe cambiare

L’AnciSicilia, in rappresentanza dei 390 comuni, ha invitato i Sindaci e, loro tramite, i cittadini siciliani a partecipare al referendum del 17 aprile contro le trivelle e a votare Sì.
Per L’AnciSicilia – ha spiegato Leoluca Orlando, presidente dell’Associazione dei comuni siciliani, votare Sì al referendum "significa salvare il mare, il paesaggio e le coste. La voce dei nostri comuni si unirà a quella delle altre regioni del Mezzogiorno e raggiungerà i Sì della Sardegna, della Liguria e di tutte le zone costiere dell’Adriatico che sono principalmente coinvolte in questa battaglia. Solo partecipando in maniera massiccia al referendum tutti i cittadini avranno la possibilità di decidere sulle sorti dei propri territori e dei mari italiani. Questo è l’unico modo possibile perché si possa finalmente intraprendere la strada del progressivo abbandono delle risorse fossili a vantaggio di quelle rinnovabili e meno inquinanti”.
Il quesito e cosa potrebbe cambiare
Nel referendum si chiede ai cittadini se intendono abrogare la legge nella parte in cui consente a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all´esaurimento del giacimento. Il quesito del referendum, infatti, è così formulato:
"Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale ?"
Il comma 17 del decreto legislativo 152/2006 stabilisce infatti che sono vietate le «attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi» entro le 12 miglia marine delle acque nazionali italiane. La legge stabilisce che gli impianti che esistono entro questa fascia possono continuare la loro attività fino alla data di scadenza della concessione, che su richiesta può essere prorogata fino all´esaurimento del giacimento. Si parla quindi di permettere o no che proseguano le estrazioni sugli impianti che esistono già.
Una vittoria dei sì al referendum impedirà quindi l’ulteriore sfruttamento degli impianti esistenti quando abbiano a scadere le concessioni.
La Sentenza della Corte Costituzionale
Il referendum, come noto, è stato ammesso dalla Consulta con sentenza n. 17/2016, con cui la Corte ha dichiarato ammissibile il sesto quesito referendario sulla durata dei permessi e delle concessioni petrolifere entro le 12 miglia marine.
Dopo aver chiarito che la difesa della Regione Abruzzo riguardasse solo il Consiglio regionale e non anche la Giunta ("atteso che la Giunta regionale non ha potere rappresentativo in ordine alla proposizione del referendum abrogativo"), la Corte ha respinto tutte "le prospettazioni della difesa dello Stato e della Regione Abruzzo" e ha dichiarato che il quesito sulle trivellazioni in mare «si presenta come unitario ed univoco e possiede i necessari requisiti di chiarezza ed omogeneità».
Con sentenza n. 16/2016, la Corte ha dichiarato invece estinto il giudizio di ammissibilità dei primi cinque quesiti referendari, alla luce di quanto stabilito con ordinanza dall´Ufficio Centrale per il Referendum istituito presso la Corte di Cassazione. La Corte costituzionale ha, tuttavia, sottolineato che resta «impregiudicata la possibilità di essere eventualmente adita con ricorso per conflitto di attribuzione avverso l’ordinanza dell’Ufficio centrale per il referendum».
In allegato, le due sentenze della Consulta.

 

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