In Italia sono oltre 23.500 gli immobili confiscati alle mafie, concentrati soprattutto in sei regioni, ma non si sa quanti di questi siano utilizzati (si stima poche centinaia), nonostante i 21 milioni di euro destinati a sistemi informativi per lo scambio di dati e informazioni sui beni.
Di questi beni, oltre 3.500 sono le imprese confiscate, ma sono meno di 10 quelle date in gestione a cooperative di dipendenti e pochissime, dopo il sequestro e la confisca, hanno ripreso l´attività.
Da questo scenario nasce una proposta, supportata da due studi, per superare le problematicità attuali che prevede, tra l´altro, la costituzione di un unico Ente per la gestione dell´intero sistema. La proposta è nata da un gruppo di lavoro coordinato dalla Fondazione "Con il Sud" e costituito da Forum del Terzo Settore, Fondazione Cariplo, Fondazione Cariparo, Fondazione Sicilia, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. A Roma è stata presentata la terza edizione del bando "Beni Confiscati" promosso dalla Fondazione Con il Sud in collaborazione con la Fondazione Peppino Vismara e rivolto alle organizzazioni non profit di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.
L´obiettivo è sostenere "progetti esemplari" per l´avvio di nuove attività di economia sociale o per il rafforzamento di iniziative economiche esistenti su beni confiscati alla criminalità organizzata. Il bando mette a disposizione complessivamente 7 milioni di euro ed è aperto a partnership composte da tre o più soggetti, almeno due dei quali appartenenti al mondo del terzo settore e del volontariato. Nei progetti potranno essere coinvolti il mondo economico e a particolari condizioni anche le imprese, quello delle istituzioni, delle università e della ricerca. I partenariati dovranno dimostrare l´effettiva disponibilità del bene confiscato per almeno 10 anni.
Il bando, pubblicato sul sito www.fondazioneconilsud.it, scade il 15 febbraio 2017. "La Fondazione Peppino Vismara - ha spiegato il presidente Paolo Morerio - ha deciso di cofinanziare il bando per l´alto valore simbolico che rappresenta e per l´importante valore educativo: riportare nella legalità beni e strutture rimettendole a disposizione della comunità con progetti sostenibili". "Il tema dei beni confiscati rischia di essere un´arma a doppio taglio se non si interviene con convinzione e soprattutto con efficacia - ha commentato Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud - la situazione è drammatica, con migliaia di beni di fatto sconosciuti e abbandonati, mentre quelli assegnati non hanno spesso le risorse necessarie per sostenere le attività di valorizzazione. In questo modo il messaggio che si lancia è negativo. Soprattutto al Sud le mafie comunicano con i fatti oltre che con i simboli: il nostro sforzo è quello di fare altrettanto e in positivo, attraverso la forza propulsiva delle comunità locali". L´obiettivo del progetto è far si che la destinazione dei beni confiscati a usi sociali e di pubblica utilità riesca a produrre effetti importanti sui territori del Sud: dalla creazione di lavoro e occupazione alla riaffermazione del valore etico e civico derivante dalla riappropriazione da parte delle comunità di ciò che le è stato sottratto con la violenza, dal contrasto al disagio sociale e all´emarginazione al sostegno di minori, famiglie svantaggiate, anziani e tossicodipendenti.
I beni confiscati possono infine contribuire all´integrazione della popolazione immigrata, che spesso, in aree a forte infiltrazione mafiosa, è vittima del caporalato delle mafie locali
Fonte:
Ansa