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Giulia, siamo a 105. Per la sindrome chiamata "Uomo"

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 I genitori di Filippo gli hanno rivolto un appello: "Consegnati alla polizia, costituisciti" le loro parole, molto diverse da quelle della madre di un giovane criminale che l'estate scorsa invitava il figlio a non parlare, a tenere la bocca chiusa, se non per dire che "quella" donna - la vittima dello stupro di gruppo - era una "poco di buono".

Sta di fatto che Giulia è stata la vittima 105 dall'inizio dell'anno. Una scia di sangue che non si arresta. Una donna uccisa ogni 3 giorni.

Non sappiamo ancora se lui sia vivo, e neppure se l'abbia uccisa perchè lei stava per laurearsi e lui temeva che poi potesse lasciarlo. O perchè lei aveva già deciso di porre fine alla loro relazione, e magari gliel'aveva pure detto.

Una cosa però sappiamo, che in queste storie c'è sempre e solo un problema, si chiama "uomo". Con la sua sindrome da uomo. Tu sei mia, e senza di me non sei nulla, e se non vuoi più stare con me, allora non sarai di nessun altro, nemmeno di te stessa.

Il solito refrain, che accompagna la duplice dimensione dell'uomo - dr. Jekill e mr. Hide - ed è la tragedia quotidiana di centinaia di migliaia di donne in questo paese, ridotte al silenzio quasi fossero larve, umiliate, insultate, picchiate, e spesso pure ammazzate.

Una carneficina che durerà fino a quando padri e madri responsabili e amorevoli non spiegheranno ai propri figli maschi - tutti - che le donne sono l'altra metà del cielo, quella più luminosa, e non il loro sfizio; e che l'amore più grande non è possederla per sempre, ma rispettarla.

 

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