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"Egitto non è paese sicuro" (e si sa) ma per Salvini il giudice è comunista

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Dopo il provvedimento del Tribunale di Bologna, che ha chiesto alla Corte di Giustizia di valutare la compatibilità rispetto al diritto dell'Unione del decreto "Paesi sicuri", siamo adesso al secondo capitolo.

Il Tribunale di Catania ha infatti stabilito che la lista di Paesi definiti "sicuri" dal governo "non esime il giudice all'obbligo di una verifica della compatibilità" della qualificazione in parola con il diritto dell'Unione europea. Tanto più, nel caso in cui il Paese definito "sicuro" sia l'Egitto, in cui esistono "gravi violazioni dei diritti umani" che compromettono "le libertà di un ordinamento". In questo modo, e sulla base di questo impianto motivazionale, il Tribunale etneo non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante giunto dall'Egitto e sbarcato a Pozzallo, per poi chiedere riconoscersi lo status di rifugiato. 

La decisione del presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, dr. Massimo Escher, ha fatto infuriare il Ministro Salvini: "Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l'Italia. Ma noi non ci arrendiamo!". Quel "noi" sembra riferito a tutto il Governo, e d'altra parte Salvini svolge funzioni di vicepremier. Il che, però, rende ancor più censurabili le sue parole, e non solo perchè pronunciate nei confronti di un giudice conosciuto, e non solo in Sicilia, per preparazione ed equilibrio, ma anche perchè costituenti l'ennesima invasione, per di più altamente offensiva, di campo. Compete infatti alla magistratura il controllo sulla legittimità dei provvedimenti legislativi, a meno che non si pensi ai giudice come dei passacarte.

Non possiamo, quindi, non esprimere solidarietà al Presidente Escher. Tanto più che il provvedimento, nel momento in cui esprime perplessità sul considerare l'Egitto un Paese sicuro, non sembra invero prestarsi a censure di sorta. Forse Salvini dimentica Giulio Regeni, qualora se ne fosse ricordato, avrebbe ritenuto pertinente l'affermazione del dr. Eschee per cui la  "qualificazione non esime il giudice dall'obbligo di verifica della compatibilità della designazione con il diritto dell'Unione europea, obbligo affermato in modo chiaro e senza riserve dalla Corte di giustizia europea nella sentenza della Gran Camera del 4 ottobre 2024". Così come quell'altra alla cui stregua "In Egitto esistono gravi violazioni di diritti umani che, in contrasto con il diritto europeo citato, persistono in maniera generale e costante e investono non soltanto ampie e indefinite categorie di persone (come dimostra l'inserimento tra le eccezioni della categoria dei 'difensori dei diritti umani', che individua l'esistenza di violazioni dei diritti di soggetti che agiscono per la stessa tutela dei diritti dell'uomo) ma anche il nucleo delle libertà fondamentali che connotano un ordinamento democratico e che dovrebbero costituire la cornice di riferimento in sui ci inserisce la nozione di Paese sicuro secondo la direttiva europea". 

Il Ministro, insomma, è andato incontro ad un infortunio, l'ennesimo. A meno che sia tutto costruito ad arte, a pochi giorni da un'udienza che lo riguarda personalmente, da quelle parti.

 

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