Concluso il contenzioso che ha opposto per mesi il Miur ai familiari dei piccoli studenti. Ricorso Ministero rigettato dal Tribunale, il principio applicabile in tutta Italia. In attesa del pronunciamento della Cassazione, gli uffici scolastici dovranno adeguarsi. In attesa del testo della sentenza, ecco quanto accaduto nel commento che segue:
Il pasto da casa a scuola è un diritto di tutti. Il tribunale di Torino ha rigettato il reclamo presentato dal Ministero dell´Istruzione contro l´ordinanza che estendeva la facoltà di consumare il pranzo fatto dai genitori nei refettori comunali. Dopo giorni di attesa,consumata tra la posta elettronica e Facebook, la decisione è arrivata nel primo giorno di attivazione a Torino del servizio di refezione scolastica. Il diritto non vale quindi solo per le 58 famiglie che hanno vinto la causa in corte d´Appello. Venerdì mattina si era discusso il reclamo, presentato dal ministero dell´Istruzione, contro l´ordinanza d´urgenza emessa ad agosto dalla sezione feriale che estende il diritto al "panino libero" a tutti. Un confronto serrato tra l´Avvocatura dello Stato e i legali, Giorgio e Riccardo Vecchione, che da tre anni portano avanti la battaglia dei genitori del comitato contro il "Caro mensa".
Ora la decisione di tre magistrati che la questione la conoscono molto bene: oltre al presidente Umberto Scotti, i giudici sono infatti Enrico Astuni e Silvia Orlando. Il primo si è occupato proprio di alcuni dei ricorsi d´urgenza presentati quest´estate dalle famiglie che volevano accodarsi alle 58 originarie che avevano condotto la battaglia per la libertà del pasto da casa. La seconda invece è il magistrato che nel febbraio del 2015 scrisse l´ordinanza di rigetto che, in primo grado, aveva dato torto ai genitori. Il pronunciamento che poi a giugno è stato ribaltato dalla Corte d´Appello. Fino alla discussione del ricorso in Cassazione, non ancora depositato dall´Avvocatura di Stato, il diritto è esteso a tutti.
Con questa decisione "il tribunale di Torino ha riconosciuto un diritto che non vale solo per chi ha intrapreso l´azione legale. Comune e ministero dovranno adeguarsi. Diversamente toccherà loro fronteggiare tanti altri ricorsi fotocopia". E´ il commento che arriva dallo studio legale Vecchione, che ha patrocinato i primi ricorrenti. Gli avvocati, alla luce della pronuncia dei giudici, stanno fornendo chiarimenti alle famiglie, che hanno numerosi interrogativi da sciogliere. "Le scuole - è una delle risposte - devono far sedere i compagni tutti insieme, chi con pasto da casa, chi con menu standard".
"Prendiamo atto con preoccupazione del nuovo pronunciamento del tribunale di Torino sul pasto domestico". E´ quanto dichiarano in una nota congiunta il presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino e l´assessora all´Istruzione Gianna Pentenero. "La Regione Piemonte - aggiungono - ha già sottolineato in più occasioni il rischio che le sentenze della magistratura possano mettere in discussione l´universalità del servizio mensa e la funzione pedagogica, sociale e di educazione alimentare di cui è portatrice. Siamo fermamente convinti che il tema dei costi troppo elevati della ristorazione scolastica non possa essere affrontato smontando una conquista raggiunta negli anni". "Per questa ragione, considerando le conseguenze che la nuova decisione del tribunale avrà sull´organizzazione delle scuole e il carattere ormai nazionale che la questione ha assunto, - dicono ancora - riteniamo indispensabile avviare un confronto sul tema con il ministero dell´Istruzione. E´ infatti necessario un intervento legislativo di carattere nazionale che colmi il vuoto normativo messo in evidenza dalle decisioni della magistratura". "Intanto, - concludono Chiamparino e Pentenero- in attesa della sentenza definitiva della Corte di Cassazione, a cui il Ministero ha manifestato l´intenzione di presentare ricorso, proponiamo a Comuni e autorità scolastiche di costituire un tavolo comune per monitorare la situazione, anche con particolare attenzione al tema della responsabilità di dirigenti e insegnanti, e predisporre eventuali interventi utili a rendere funzionale l´organizzazione scolastica e a ridurre al minimo i disagi di scuole e famiglie".
Anche l´assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, si schiera decisamente a favore delle mense scolastiche: "Prendo atto che il tribunale di Torino ha respinto il reclamo del Miur, ma non esiste un ´diritto costituzionale al panino´, prima vengono l´equità e la salute. Siamo - aggiunge Saitta - dalla parte di chi utilizza il sistema della mensa pubblica, rispettando i diritti di una minoranza ma dicendo chiaramente che abbiamo il diritto e il dovere di difendere la maggioranza che utilizza il sistema della mensa pubblica".
Saitta oggi (ieri per chi legge, ndr) ha partecipato al convegno ´Oggi mangio fuori casa: strategie per un pasto sicuro´, organizzato dall´Istituto Zooprofilattico e dal Crealia (Centro regionale allergie e intolleranza alimentari). "Se c´è un problema di tariffe, di qualità, di gradimento del servizio - prosegue - possiamo incrementare le attività di verifica e controllo e siamo disponibili a un confronto con i genitori. Ma bisogna sapere che di fronte a noi c´è il rischio - conclude l´assessore alla Sanità del Piemonte - di rompere il principio della solidarietà in nome dell´individualismo, mettendo in moto un meccanismo che sarà difficile da arrestare e che, partendo dalla mensa pubblica, potrà intaccare altri servizi di carattere generale finendo con il far prevalere gli interessi dei più forti".
Per l´assessora torinese ai Servizi educativi Federica Patti, cambia poco o nulla: "Ci siamo già attivati - dice - per raccogliere le iscrizioni senza aspettate l´esito del reclamo. Ora è necessario che tutti i soggetti coinvolti definiscano i propri ambiti di competenza e collaborino per trovare una soluzione". Più in generale, aggiunge l´esponente della giunta Appendino, c´è in gioco la capacità dell´istruzione di garantire un progetto educativo: "E´ giusto che le scuole abbiano attenzione alle singole peculiarità, ma non possono accogliere le pretese individuali delle famiglie".
Coldiretti è invece convinta che quella del panino sia una battaglia che può spingere chi gestisce le mense a garantire maggiore qualità: "Il diritto al panino fa felice un italiano su 5 che ha una valutazione negativa dei pasti serviti nelle mense scolastiche di figli o nipoti mentre il 42 per cento la ritiene appena sufficiente". E´ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè. "Non è un caso che una netta maggioranza dell´83 per cento - sottolinea Coldiretti - ritenga che le mense dovrebbero offrire i cibi più sani per educare le nuove generazioni dal punto di vista alimentare mentre solo il 13 per cento ritenga che dovrebbero essere serviti i piatti che piacciono di più. In ogni caso il 52 per cento degli italiani considera il costo delle mense scolastiche adeguato mentre per il 25 per cento è eccessivo". Per assicurare il miglior rapporto prezzo/qualità, ma anche per educare le nuove generazioni, Coldiretti sollecita a privilegiare nelle mense scolastiche "i cibi locali a chilometri 0 che valorizzano le realtà produttive locali e riducono i troppi passaggi intermedi dietro i quali più elevato è il rischio di frodi e sofisticazioni. Da tutelare nelle scuole ci sono - conclude Coldiretti - gli oltre 2 milioni di alunni tra i 3 e i 10 anni che mangiano nelle mense scolastiche italiane".
Favorevole al "panino libero", invece, il Moige: "Condividiamo pienamente la sentenza dei giudici del tribunale di Torino che ha sancito il diritto di scelta nel mangiare a scuola per tutti; un diritto primario atteso da tempo. Sicuramente un´importante conquista per le famiglie italiane che potranno effettivamente godere della libertà di scelta del pasto consumato dal proprio figlio". Così Antonio Affinita, direttore generale del Moige- Movimento Italiano Genitori, commenta la sentenza del tribunale di Torino che, respingendo il reclamo del Miur, ha riconosciuto alle famiglie il diritto di mandare i bambini a scuola portandosi il pasto da casa. "Con questa sentenza termina una ´schiavitù´ della mensa scolastica- dice Affinita - che per anni abbiamo dovuto pagare e sopportare, senza poter decidere il tipo di pasto da dare ai nostri figli. Abbiamo da anni ritenuto inaccettabile che lo Stato obbligasse a sostenere obbligatoriamente il costo della mensa scolastica, privandolo della possibilità di decidere quale alimentazione fornire al bambino. Da oggi, grazie alla sentenza dei giudici, che spazza via questa ingiustizia, il pasto
del servizio di refezione scolastica potrà, per chi lo desidera, essere sostituito con il cibo portato da casa, portando anche maggiore qualità nella scelta alimentare e anche risparmio ai genitori, che in questo periodo sarà gradito. Auspichiamo - conclude il direttore generale del Moige - che ogni istituto scolastico si organizzi da subito per consentire di consumare il pranzo a scuola anche agli alunni che lo porteranno da casa".
Fonte: La Repubblica, 13/9/2016 (art. Jacopo Ricca)