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Studi Professionali e “Smart Working”: il futuro è adesso

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Lo smart working (c.d. lavoro agile) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. 

Tale definizione, contenuta nella Legge n.81/2017, pone l'accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l'accordo individuale e sull'utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).

Il poter lavorare in modo flessibile, sia dal punto di vista di orari, luoghi e di strumenti è solo la punta dell'iceberg, non è il punto di arrivo e nemmeno la chiave per ridurre i costi aziendali. 

Tutti gli aspetti dell'impresa vengono considerati e messi in stretta relazione uno con l'altro affinché la "macchina" funzioni al meglio: finanza, marketing, organizzazione, ambiente etc., tenuto conto che scienza e tecnologia stanno cambiando non solo il modo di vivere delle persone, ma anche il modo di produrre e competere, si pensi all'ormai inarrestabile introduzione dei robot (c.d. Industry 5.0). La competizione oggi si basa soprattutto sulla velocità di adattamento delle imprese ai cambiamenti, ​occorre quindi essere veloci e altamente innovativi e lo smart working può essere un buon mezzo per affrontare tutto questo.

 Possiamo individuare tre elementi chiave:

  • Revisione della leadership: il rapporto tra manager e dipendente viene mutato, passando dal controllo alla fiducia;
  • Innovazione: vengono scelte delle tecnologie collaborative al posto di sistemi di comunicazione rigidi;
  • Lavoro da remoto: gli spazi lavorativi vengono riorganizzati e il lavoro può essere svolto anche al di fuori dei muri dell'ufficio.

Lo Smart Working pone al centro dell'organizzazione la persona, facendo combaciare i suoi obiettivi personali con quelli aziendali. Si cerca di dare più responsabilità al singolo lavoratore, renderlo l'unico proprietario del proprio lavoro, informarlo sui risultati da ottenere e sulle tempistiche, cosciente del lavoro da svolgere in team ma autonomo nel definire le proprie modalità e i propri tempi. 

Per questo si sente parlare di "dare fiducia", e non più di controllo sui dipendenti. Viene da sé che questo richiede una profonda ridefinizione dell'organizzazione e dei grossi cambiamenti interni, il tutto finalizzato a valorizzare il singolo lavoratore, per renderlo più coinvolto nel successo aziendale e per dargli la possibilità di bilanciare la sua vita professionale e personaleIl modo di lavorare e di collaborare è in grado, così, di garantire una maggiore produttività aziendale, perché il lavoratore è soddisfatto delle attività che svolge e del suo lavoro, oltre a essere motivato e coinvolto nel raggiungimento degli obiettivi aziendali.

Un recente studio condotto dall'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, presentato dall'ODCEC di Milano ha fatto emergere come gli Studi Professionali si stiano sempre più digitalizzando e orientando verso nuove forme organizzative di lavoro votate alla flessibilità. Nell'era digitale collegarsi da remoto e lavorare da casa accresce la produttività e migliora le condizioni di vita dei lavoratori dipendenti ma anche degli stessi professionisti.

L'indagine del Politecnico è stata realizzata su un campione totale di 4.113 studi professionali sparsi in tutto il territorio nazionale, cui sono state chieste notizie in relazione al ricorso al lavoro agile e all'impatto di questo sulla loro attività.

Oltre la metà degli studi di commercialisti consente di lavorare in mobilità, collegandosi al gestionale dello studio (29% solo ai professionisti, 22% anche ai dipendenti) e soltanto un quarto degli intervistati ha escluso un futuro ricorso allo smart working. La comparazione con le altre professioni mostra che anche tra gli avvocati e i consulenti del lavoro il 49% consente di lavorare in smart working, mentre la percentuale sale al 64% negli studi multidisciplinari. Soltanto il 5% degli studi dei commercialisti, però, conta dipendenti che lavorano regolarmente da casa.

I miglioramenti principali sul lavoro delle persone che usufruiscono dello smart working riguardano la produttività (44%), il livello di autonomia (37%), l'efficacia del lavoro (33%) e la gestione delle urgenze (27%).

 

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