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Il 4 ottobre scorso, la Commissione Affari costituzionali, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge recanti modifiche all'articolo 87 e al titolo IV della parte II della Costituzione in materia di separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura, ha svolto l'audizione di Giuseppe Benedetto, avvocato, penalista, giornalista pubblicista e presidente della Fondazione Luigi Einaudi, centro di ricerca, fondato nel 1962 da Giovanni Malagodi, che ha quale mission "la diffusione del pensiero liberale".
L'Avv. Di Benedetto è autore del libro "non diamoci del tu", un saggio sul tema della separazione delle carriere in cui si definisce "una stortura, un'anomalia politica e sociale" la circostanza che, nel nostro sistema giudiziario, i magistrati requirenti e quelli giudicanti siano colleghi (!).
Secondo l'autore, la separazione delle carriere è uno strumento indispensabile per poter raggiungere quell'autonomia della giurisdizione che altri stati europei, come ad esempio la Francia o l'Inghilterra, già hanno realizzato.
All'audizione hanno preso parte anche gli on.li Colucci e Serracchiani, i quali non solo hanno esposto le rispettive perplessità in riferimento al DDL oggetto di discussione, ma hanno rilevato altresì un errore metodologico nel disegno di legge.
E' stato, infatti, innanzitutto rimarcata la mancanza di qualsivoglia spiegazione del perché la tanto auspicata separazione delle carriere influirebbe sulla terzietà del giudice, e di come questa inciderebbe, in senso migliorativo, sui diritti di libertà dei cittadini.
Si è, poi, obiettato, all'audito e ai sostenitori del DDL, che per distinguere la magistratura requirente da quella giudicante è sufficiente operare una differenziazione di funzioni; differenziazione che non necessita di una riforma costituzionale, ma che può essere realizzata (come in parte già fatto con la riforma Cartabia) con legge ordinaria, senza nemmeno scomodare il principio della separazione dei poteri.
Insomma, dall'incontro tenutosi il 4 ottobre scorso presso la camera dei deputati è emerso che l'unico punto di incontro tra fautori e ed avversari della riforma costituzionale è quello che concerne la necessità di operare un netto distinguo tra le due funzioni giudicanti e requirenti.
Molta diffidenza ha suscitato, invece, la proposta di allontanamento del Pubblico Ministero dalla magistratura giudicante, ritenuta contraria ai principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, oltre che pericolosa per la libertà di tutti.
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Paola Mastrantonio, avvocato; amante della libertà, della musica e dei libri. Pensiero autonomo è la mia parola d'ordine, indipendenza la sintesi del mio stile di vita. Laureata in giurisprudenza nel 1997, ho inizialmente intrapreso la strada dell'insegnamento, finché, nel 2003 ho deciso di iscrivermi all'albo degli avvocati. Mi occupo prevalentemente di diritto penale. Mi sono cimentata in numerose note a sentenza, pubblicate su riviste professionali e specializzate. In una sua poesia Neruda ha scritto che muore lentamente chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno. Io sono pienamente d'accordo con lui.