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Sciopero fame avvocati: fallito incontro presidente Ordine, protesta continua. Scarica comunicato e reazioni

Il presidio che dal 27 gennaio un gruppo di avvocati napoletani aderenti a N.A.D. (Nuova Avvocatura Democratica) sta tenendo davanti la sede del Tribunale partenopeo, per protestare contro la decisione dei membri degli organismi nazionali di Cassa Forense di attribuirsi, in un momento storico segnato dall´abbandono della professione di decine di migliaia di iscritti e da una durissima crisi, indennità di carica e gettoni di presenza, in misura ritenuta peraltro inconsulta, continuerà.
L´incontro di stamattina tra il gruppo di manifestanti e il presidente dell´Ordine forense di Napoli, avvocato Armando Rossi, non ha prodotto alcun risultato utile. Il presidente si è infatti limitato, nel comunicato (clicca qui per scaricarlo) ufficiale diramato in esito all´incontro, ad esprimere "preoccupazione" per l´integrità fisica dei colleghi (alcuni dei quali nella giornata di ieri erano stati costretti a far ricorso alle cure dei sanitari), e ad invitarli a "sospendere tale forma di protesta o, comunque, di continuare a condurla con l´ausilio e il controllo di un medico o nelle rispettive abitazioni".
Il presidente, però, espressamente invitato dal presidente di Nad, avvocato Rosaria Elefante (capo della delegazione composta anche da alcuni legali napoletani) a far "conoscere la posizione personale dei rappresentanti del distretto al CNF e alla Cassa Forense sui compensi, che andrebbero invitati a dimettersi nel caso non rispettino la natura onorifica della carica di rappresentanza", non ha fornito le risposte che erano attese dai manifestanti, pur richiamando la "chiara e netta posizione di critica nei confronti dell´attribuzione di compensi ai rappresentanti istituzionali dell´Avvocatura" e riaffermando che "la funzione deve essere a titolo onorifico e gratuito".
Tutto ciò - ha affermato il presidente - risulta da delibere ritualmente assunte dagli organismi rappresentativi partenopei.
Sarà il Consiglio, in particolare, ha concluso il presidente, a decidere, fin dalla sua prossima seduta, fissata peraltro ad horas, se procedere o meno alla convocazione dei rappresentanti napoletani eletti negli organismi di CNF e Cassa, e se assumere iniziative concrete in ordine ad "azioni volte a ripristinare la gratuità delle funzioni di rappresentanza".
Le reazioni dei manifestanti
L´esito dell´incontro con il presidente dell´Ordine non è stato considerato positivo dai legali manifestanti. La presidente Elefante, con una propria nota, ha evidenziato che il presidente, "pur condividendo seppure in parte, le legittime istanze di Nad, non ha di fatto espresso alcuna posizione se non l´unico reiterato e "paterno" invito ai digiunanti di non presidiare durante le ore notturne presso il Tribunale. I Consiglieri (presenti alla seduta, ndr) hanno però palesato (...) una impossibilità fattiva e concreta in ordine a quanto richiesto. Le risposte infatti, lasciando perplessa e attonita la delegazione di Nad, evidenziano un immobilismo di fatto, volto a non alterare equilibri con le istituzioni (...)". Dunque, ha detto l´avvocato Elefante, "in attesa del Consiglio di domani del Coa di Napoli, la protesta continua, con presidio diurno e notturno".
La protesta, intanto, anche grazie al tam tam sui social e agli articoli apparsi su importanti quotidiani - primo tra tutti "Il Mattino" - sta assumendo il profilo di una protesta nazionale. D´altra parte, le questioni sollevate dai legali partenopei non sono certo locali, se si considera che la decisione sulle indennità degli organismi nazionali di Cassa è stata aspramente criticata da tutti o quasi gli iscritti, e ciò a prescindere dalla evidente circostanza che eliminare, come richiesto, tali emolumenti non sarebbe circostanza di per sè sola risolutiva di una situazione sicuramente molto più generale e complessa, che riguarda gli abbandoni, le disiscrizioni, l´insostenibilità di costi elevati ai quali fanno da contraltare trattamenti previdenziali bassissimi, ed anche una mancanza di proporzionalità nella contribuzione forense tra le aliquote dovute dai contribuenti minimi e dai percettori di grandi redditi professionali, che in molti sostengono essere inadeguata ed iniqua.
Situazione che ha portato un altro dei protagonisti della protesta, l´avvocato Salvatore Lucignano, ad esprimere quello che è un evidente e naturale auspicio: "Stiamo lavorando" - ha detto - "per portare la protesta in altri Fori italiani. Il direttivo è stato contattato da molti colleghi che chiedono di istituire presidi all´esterno dei vari tribunali, contro le vessazioni della casta forense. Nei prossimi giorni speriamo che la nostra iniziativa si diffonda altrove. Sappiamo quanto sia duro digiunare e presidiare di notte, ma contiamo sul fatto che presidi simbolici, anche per poche ore, durante il giorno, non siano impossibili da istituire e documentare (...) Restiamo uniti".
Saranno quindi i prossimi giorni a chiarire le direzioni che potrà assumere una protesta clamorosa che, se riuscirà a saldarsi con le discussioni e le proteste che sui medesimi temi stanno nascendo in tutta Italia (si pensi alla petizione partita da Catania, ma che ormai ha ampiamente valicato lo Stretto), e ad interloquire a fondo con le istituzioni forensi periferiche, al cui interno i temi guida della protesta trovano il più delle volte aperta condivisione, potrebbe portare a risultati insperati.

Come si è arrivati all´incontro
"Sciopero della fame ad oltranza. Non mangeremo fino a quando i signori del Consiglio Nazionale e della Cassa Forense non rinunceranno ai gettoni di presenza e alle indennità". Continua la protesta degli avvocati che da tre giorni presidiano il Tribunale di Napoli, cominciando lo sciopero della fame. Che adesso ha conosciuti alcuni sviluppi.
Che la nostra redazione, che sostiene le ragioni ideali di questa protesta, che coincide con quella partita con la petizione da Catania e che ormai si sta diffondendo alla intera categoria e paese, intende adesso raccontare.
Alle 17,29 di ieri il coordinatore della protesta, Salvatore Lucignano, ha scritto: "Vi chiedo scusa ma sono stato male e sono dovuto venire al pronto soccorso. Le mie condizioni ora sono migliori, sto valutando se non fare il tracciato ma ho dovuto momentaneamente interrompere il digiuno ed assumere cibo. Sono cosciente e in compagnia di mio suocero. State tranquilli. A breve vi dico se sono in grado di venire al presidio".
Lucignano non è il solo ad essere stato costretto a ricorrere alle cure dei sanitari. Altri avvocati hanno infatti accusato malori ed anche per questa ragione il presidio è stato momentaneamente sospeso per la notte appena trascorsa, anche per consentire ai promotori di partecipare in discrete condizioni all´incontro con il presidente dell´Ordine di Napoli, che ha invitato i manifestanti ad una riunione per le 9 di questa mattina, come reso noto dal seguente comunicato, firmato dall´avvocato Elefante: "Letto l´invito del Presidente dell´Ordine degli Avvocati di Napoli per il giorno 30 gennaio 2017 ore 10,30, Anno/N. Prot. 2017/001193 del 27 gennaio, apparso oggi sul profilo personale dell´Avv. Armando Rossi alle ore 13.00 circa, gli avvocati Ciro Sasso e Giuseppe Scarpa, dichiarano che le proprie condizioni psicofisiche non consentono, per questa notte, di tenere il presidio presso la zona antistante il Tribunale di Napoli, considerate, d´altronde, le proibitive condizioni meteo, che peggiorano la sopportazione di una ulteriore notte consecutiva da trascorrere all´aperto. Il presidio verrà, pertanto ripreso allorquando le condizioni lo consentiranno, salvo diversa valutazione da farsi a seguito dell´incontro che la delegazione NAD avrà con il Presidente dell´Ordine degli Avvocati di Napoli.
Il digiuno, mai interrotto, sta continuando e continuerà sotto il controllo medico, salvo successive determinazioni da assumersi a seguito dell´incontro di domani".
Tanto che, intorno alle 23 di ieri, un altro degli avvocati del presidio, Giuseppe Scarpa, ha comunicato che "Domani (oggi per chi legge, ndr) dalle ore 9.00 riprenderà il presidio alle esterno del tribunale di Napoli lato piazza Porzio con volantinaggio rappresentando che lo sciopero della fame sta continuando. Appena la delegazione tornerà dall incontro con il presidente dell ordine di Napoli decideremo il da farsi".
In realtà, Lucignano e gli altri non paiono farsi soverchie illusioni. Il comunicato del presidente dell´Ordine, avv. Armando Rossi, non era piaciuto quasi a nessuno, essendosi sostanzialmente limitato ad inviare gli autori della protesta ad abbandonare il presidio e discutere:
"Vorrei chiarire ulteriormente il mio pensiero. Lo sciopero della fame non degrada chi lo pratica, e le ragioni appartengono a chi mette in gioco il suo corpo. Costringere uno o piu´ Avvocati a mettere in campo un comportamemto cosi´ radicale, forte evoca difficolta´ reali e, solo in questo senso, mortifica lo statuto deontologico dell´ Avvocato, che ha diritto a vedere rispettato il suo ruolo professionale e sociale.
Ai colleghi che protestano davanti al Tribunale, io sono vicino umanamente e come professionista. Poi, con loro, non sono d´accordo su alcune cose e anche con alcune delle loro rivendicazioni, mentre con altre mi riconosco e gia´ sono state affrontate e contrastate, e continuo e continuerò a stigmatizzarle e a combattere. Ribadisco l´ esortazione a rinunziare a questa protesta estrema ed al dialogo fattivo con tutti gli altri Avvocati e con lo stesso Consiglio che e´ certamente consapevole dei problemi e attivo per tentare di risolverli".
Gli argomenti della protesta e le questioni che essa pone non sono locali ma nazionali, ed esigono risposte chiare, concrete e proporzionali dall´Ordine e dagli organi della Cassa, cui sono in tantissimi i Colleghi che in queste ore hanno chiesto un atto di sensibilità, finora inascoltato.
Le ragioni della protesta
"Nuova Avvocatura Democratica protesta contro la casta forense – ha detto a Ilventiquattro.it – Siamo contro le istituzioni forensi che, incuranti della gravissima crisi che vivono alcuni colleghi avvocati, si sono costruiti mega indennità e mega stipendi. Il senso della protesta è che vogliamo rappresentare la fame di molti avvocati e cittadini mentre le istituzioni continuato a ragionare dei propri privilegi. Un aspetto collaterale e importante, è che queste prebende, come i gettoni di presenza, servono come patto di scambio con la politica che continua a deflazionare la giustizia e rendere l´accesso ad essa più difficile. L´avvocatura nazionale, dal proprio canto, è silente per avere mano libera e vessare i propri colleghi con contributi esosi e indennità assurde. Ultimo aspetto, noi ci battiamo per un principio di democrazia, non pauperista. L´avvocato istituzionalista percepisce uno stipendio di circa 60mila euro all´anno e può permettersi di non lavorare, l´avvocato fa fatica ad arrivare a fine mese ed è svantaggiato. Nuova Avvocatura Democratica rimane in sciopero della fame e presidia il Tribunale di Napoli fin quando questi signori non rinunceranno alle loro indennità di carica e non ritorneranno alle assunzioni delle cariche in maniera onorifica. Noi non mangeremo nulla. Abbiamo respinto il segretario e consigliere dell´Ordine Maurizio Bianco. E poi ancora, contro Francesco Caia, consigliere Nazionale dell´Ordine degli Avvocati e rappresentante napoletano del CNS . "Bisogna che il collegio di Napoli sfiduci Francesco Caia. L´ordine di Napoli che in una delibera aveva espressamente asserito che non bisognava prendere il gettone di presenza mentre il delegato ha delegato lo stesso Caia se li prende".




 

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