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Salerno, dopo l´arresto del giudice Pagano indagati altri due magistrati

«Un reticolo di rapporti con magistrati di ogni ordine e grado, avvocati, politici e professori universitari funzionale a strumentalizzare l´esercizio dei pubblici poteri»: questo ha costruito, secondo il gip Luisa Toscano, il giudice Mario Pagano, da lunedì ai domiciliari con accuse che vanno dall´associazione a delinquere alla corruzione in atti giudiziari alla truffa aggravata. Agli atti dell´inchiesta ci sono messaggi e mail scambiati con numerosi colleghi, dai Got (Giudici onorari di tribunale) fino a un giudice di Cassazione e a un sostituto procuratore generale di Cassazione. Oltre a Pagano risultano indagati al momento due magistrati, il pm Roberto Lenza, in servizio a Nocera Inferiore (gli viene contestata la rivelazione di segreto) e il giudice Maria Elena Del Forno, del Tribunale civile di Salerno (abuso di ufficio e rivelazione di segreto).

Lenza, in particolare, avrebbe rivelato a Pagano notizie su procedimenti penali avviati nei confronti dell´imprenditore Luigi Celestre Angrisani, titolare della clinica «Villa dei fiori» di Nocera e grande sovvenzionatore della Polisportiva Rocchese, controllata dal giudice.

L´assegnazione delle cause
Dalle indagini, scrive ancora il gip nell´ordinanza di custodia cautelare, «è emerso che il giudice Pagano aveva la possibilità di pilotare l´assegnazione delle cause civili e tributarie, alle quali erano interessate persone "amiche", grazie al rapporto che lo legava al presidente della II sezione civile del Tribunale di Salerno, Nicola De Marco, che gli aveva delegato questa attività e che era comunque disponibile a seguire le sue indicazioni; e, per quanto attiene al settore tributario, al presidente della Commissione tributaria di Salerno, Michele Oricchio, poi nominato procuratore regionale della Corte dei Conti e presidente facente funzioni della Commissione tributaria regionale».

Né De Marco né Oricchio risultano indagati. I rapporti
Un paragrafo dell´ordinanza si intitola poi «Le pressioni del giudice Pagano per favorire la Royal Trophy nei giudizi dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione». La Royal Trophy è l´azienda di un altro imprenditore amico, Roberto Leone, che fornisce gratis materiale sportivo alla Polisportiva Rocchese: «L´importanza del rapporto tra Pagano e Leone è talmente rilevante per gli interessi di Pagano che questi non esita a tentare di condizionare anche le decisioni della Suprema Corte di Cassazione sollecitando in tal senso il giudice della Corte di Cassazione Stefano Schirò e il sostituto procuratore generale Giuseppe Corasaniti». Ovviamente Schirò e Corasaniti sono a loro volta estranei all´inchiesta.


Fonte: Corriere della Sera 13 dicembre 2017

 

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