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Rocket Lawyer, Yankee sbarcano in Italia. Tra algoritmi e cause in saldo, rischiano in tanti


Rocket Lawyer, una società americana di consulenza legale ma non solo sta per sbarcare in Italia. Tra algoritmi e cause in saldo, rischiano in tanti, soprattutto nelle fasce basse dell´Avvocatura, quelle degli Studi a condizione unipersonale o affidata a piccoli gruppi. Anche perché Rocket non si avvarrà solo di formule ma anche di professionisti italiani. Che qualcuno ha già definito i nuovi "crumiri". Anche se si assoceranno agli Yankees per lavorare, anche poco ma per lavorare. E l´Ordine?
Vediamo lo scenario in questo articolo.

Internet sta cambiando sempre più in profondità il modo di lavorare dei professionisti. Se le prime professioni a essere interessate sono state le professioni tecniche, che hanno dovuto fare i conti con strumenti di calcolo e di progettazione sempre più sofisticati, tanto da rendere superflue gran parte delle conoscenze che avevano acquisito con anni di studio e di tirocinio.

Ora è la volta delle professioni giuridico-economiche: notai, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro.

L´ultima notizia, approfondita sul numero di ItaliaOggi Sette in edicola dall´1 maggio, è che l´Europa sta assistendo allo sbarco, in grande stile, di Rocket Lawyer, una società americana specializzata nella consulenza legale informatizzata e a basso costo.

In Spagna e in Francia lo sbarco è già avvenuto, l´Italia seguirà a breve. Stiamo parlando di una realtà nata una decina d´anni fa negli States, dove realizza un fatturato annuo di venti milioni di dollari grazie ad una piattaforma informatica governata da algoritmi in grado di dare risposte legali alle domande più frequenti poste dai cittadini comuni.

Il vantaggio, rispetto al servizio offerto da un avvocato è sta nel prezzo e nella velocità. Una consulenza di Rocket Lawyer costa solo 40 dollari (ma c´è anche la possibilità di stipulare un abbonamento annuale ancora più scontato).

Il bello è che il sistema è in grado di valutare quando il quesito non può essere risolto da un algoritmo: in questo caso propone l´assistenza di uno o più legali disponibili nella zona dove risiede il cliente. Ovvio che non ci sarà mai un robot in grado di sostituire un avvocato e di risolvere i problemi più complessi. Ma non c´è dubbio che questa piattaforma (che già serve 7 milioni di cittadini americani ogni anno) o qualche altra applicazione informatica al momento ancora in fase di studio, saranno a breve in grado di spazzare via gran parte della fascia bassa della professione legale.

Lo stesso fenomeno si sta verificando per la professione di dottore commercialista, dove manca solo un tassello fondamentale, l´obbligo della fatturazione elettronica anche tra privati, per rendere l´amministrazione finanziaria teoricamente in grado di gestire non solo la dichiarazione dei redditi, ma anche la contabilità di lavoratori autonomi e piccole imprese. Con importanti effetti in termini di lotta all´evasione. Facile prevedere che è solo questione di tempo e poi anche qui la fascia bassa della professione sarà svolta in gran parte dai computer.

Un processo analogo è già avvenuto nel rapporto tra la professione di consulente del lavoro e l´elaborazione delle buste paga, un´attività che qualche anno fa era svolta manualmente e ora è quasi del tutto informatizzata.


Questo non significa che è destinato a venir meno il ruolo delle professioni economiche. Se da un lato si assiste a un processo sempre più veloce di automazione dei processi standardizzati che riduce la necessità del lavoro professionale, dall´altro questa esigenza spinge a un ampliamento e un approfondimento della fascia di attività professionale a maggior valore aggiunto.

Si sta già registrando uno spostamento verso la consulenza, verso la sempre più spinta specializzazione, verso attività innovative che le macchine non sono in grado di eseguire.

Inoltre c´è un aspetto che viene spesso dimenticato: anche quando un´attività professionale viene quasi del tutto eseguita dai computer, rimane la necessità di qualcuno che si assuma la responsabilità del risultato del lavoro della macchina: questo è sempre vero nei rapporti con la pubblica amministrazione o quando a essere coinvolto è un interesse molto rilevante. Qualche esempio: la certificazione della correttezza della busta paga o della dichiarazione dei redditi. Qui torna ancora in gioco il professionista, in un ruolo che non è più quello di esecutore della prestazione ma di responsabile della correttezza della stessa. Perché un computer, per quanto preciso e infallibile sia, non sarà mai in grado di garantire la fede pubblica di un atto che ha elaborato, non potrà mai essere il centro di imputazione giuridica di una responsabilità professionale. Non è un caso se negli ultimi anni, in parallelo alla crescita degli strumenti informatici si è assistito all´aumento delle certificazioni, dei visti di conformità, delle autenticazioni, della necessità di indicare un responsabile per ogni atto o procedimento.

pubblicato in ItaliaOggi 1 maggio 2017 "Professioni, rivoluzione via web" di Marino Longoni


 

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