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Riforma dell'ordinamento giudiziario, Camere penali convocano stati generali, la lettera agli avvocati

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Riforma dell'Ordinamento Giudiziario: l'Unione Camere Penali ha deciso di convocare gli Stati Generali. Lo ha fatto il presidente, Gian Domenico Caiazza, con una lettera appello-pubblicata ieri nel sito istituzionale dell'associazione. Una lettera nella quale, premesse alcune considerazioni di politica giudiziaria, le stesse d'altra parte che l'Unione ha in questi mesi più volte ribadito anche allo stesso ministro della giustizia, si chiamano tutti gli avvocati iscritti ad un impegno straordinario in un momento topico. La lettera reca per l'appunto quale oggetto "Convocazione degli Stati Generali per la riforma dell'Ordinamento Giudiziario nella prima metà di settembre".

➡️ http://bit.ly/2WYFIsb

Carissime, Carissimi,

gli eventi succedutisi in questi primi otto mesi dal nostro Congresso di Sorrento hanno impegnato la nuova Giunta UCPI in modo davvero travolgente.

Dalla follia della "Spazzacorrotti", corredata dalla modifica sostanzialmente abrogativa della prescrizione, alle altre riforme della giustizia penale, a tutti Voi note, che si sono vorticosamente succedute ad opera di un Parlamento trasformato in una micidiale catena di montaggio del più ottuso e protervo populismo giustizialista, l'UCPI è stata costantemente chiamata a rispondere con iniziative politiche adeguate alla durezza dello scontro.

Il Congresso straordinario di Taormina sarà l'occasione appropriata per tirare insieme un primo, approfondito bilancio.

In questi giorni si è però aperto un nuovo, cruciale terreno di scontro, a seguito delle note vicende relative alle nomine dei vertici di alcuni importanti uffici di Procura. Il Trojan -abbiamo detto- ha reso possibile la scoperta dell'acqua calda, squadernando pratiche che – come ha voluto ribadire senza riserve l'on. Cosimo Ferri in una intervista al quotidiano "La Verità" che non credo potrà passare inosservata- sono puntualmente praticate da decenni, perché del tutto connaturate ad un sistema ordinamentale del quale da sempre i penalisti italiani invocano la riforma.

Gli uffici di Procura esercitano ormai un potere politico formidabile ed incontrollato, semplicemente incompatibile con il regolare funzionamento del sistema democratico, sotto l'usbergo di quella obbligatorietà dell'azione penale che in realtà assicura loro totale discrezionalità politica.

L'anomalia di questo immenso potere si replica anche all'interno dell'intero corpo della Magistratura, politicamente governata dalla sparuta minoranza dei Pubblici Ministeri, con l'ovvia ricaduta sulla autonomia, l'indipendenza e la credibilità stessa della giurisdizione.

La Magistratura così politicamente rappresentata scende sistematicamente a patti con la Politica, anzi meglio con le maggioranze parlamentari di volta in volta governanti, concordando con esse -nel rispetto millimetrico dei propri equilibri correntizi- il distacco di un esercito di magistrati (oltre duecento) presso organismi amministrativi e politici dei quali finiscono per costituire la spina dorsale, con buona pace per la separazione dei poteri. Basterà poi seguire i percorsi di carriera dei magistrati che rientrano da quei distacchi, per comprendere quale esiziale commistione tra potere politico e potere giudiziario venga da decenni regolarmente praticata nel nostro Paese.

Immaginare dunque che le commistioni, gli accordi e le complesse interdipendenze tra potere politico e potere giudiziario siano figlie non di un assetto di sistema del nostro ordinamento giudiziario, ma della crisi morale di un gruppetto di magistrati infedeli, significa volersi impegnare affinché tutto rimanga immutato.

Noi sentiamo il dovere di mettere in guardia la pubblica opinione, le istituzioni, la politica, ed innanzitutto la stessa Magistratura, dalla pericolosità di una simile operazione gattopardesca che, in nome di un preteso riscatto morale, finirebbe per lasciare intatte le cause strutturali di una crisi che finirà per distruggere la credibilità ed il prestigio della giurisdizione.

Ecco perché la Giunta dell'Unione ha deliberato, per la prima metà del mese di settembre, la convocazione di quelli che abbiamo definito "gli Stati Generali per la riforma dell'Ordinamento Giudiziario", con i quali intendiamo chiamare avvocatura, magistratura, accademia, istituzioni politiche ad un confronto aperto, serio, approfondito, sull'attuale assetto giudiziario, e sulla necessità di una sua radicale riforma.

Saranno due giorni di studio, dibattito e confronto il più franco, qualificato ed approfondito possibile, sui temi cruciali delle carriere della magistratura inquirente e giudicante, sul sistema elettorale del CSM e sui poteri che esso è chiamato ad esercitare, sui magistrati fuori ruolo, sulla obbligatorietà dell'azione penale, e su ogni altra problematica ad essi connessa.

La Giunta, in collaborazione con l'Osservatorio Ordinamento Giudiziario, è già al lavoro per progettare ed organizzare nel modo più efficace questa nuova iniziativa politica, con l'ambizione di determinare, o contribuire a determinare, una svolta virtuosa in un percorso di riforma che appare ormai drammaticamente non più rinviabile.

Un percorso che non può non fare i conti, senza più abiure e scomuniche liquidatorie, con le idee e le proposte maturate da UCPI in tutta la sua storia, e che appaiono oggi straordinariamente attuali, moderne, e per molti aspetti salvifiche per chiunque abbia a cuore, come noi, la credibilità, l'autonomia e la indipendenza della giurisdizione.

Mi auguro di incontrarVi numerosi a Napoli, in occasione della manifestazione nazionale del prossimo 9 luglio.

Un abbraccio affettuoso.

Roma, 23 giugno 2019

Gian Domenico Caiazza

 

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