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"Reintegrate Di Matteo nel pool". Sosteniamo l'appello di WikiMafia! Leggi e firma qui

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Un appello al procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho a reintegrare all'interno del Pool sui delitti eccellenti il pm Nino Di Matteo è stato lanciato dai ragazzi e le ragazze di WikiMafia - Libera Enciclopedia sulle Mafie. 

È un appello che può essere firmato da qualsiasi cittadino e che anche noi sosteniamo in maniera convinta, ritenendo che l'intervista rilasciata da Nino Di Matteo, così come affermato oggi a Catania dal consigliere del CSM Sebastiano Ardita, sia assolutamente condivisibile nella forma e nella sostanza.

Invitiamo pertanto i nostri lettori che condividono l'appello lanciato dai giovani a firmarlo. Per farlo, è sufficiente fare clic nel link che segue:

Il testo dell'appello

Alla c.a. del dott. Federico Cafiero De Raho
Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo

OGGETTO: RICHIESTA DI REINTEGRO DEL DOTT. DI MATTEO NEL POOL SULLE STRAGI

Egregio Procuratore,
abbiamo appreso con stupore stamattina da un articolo di Salvo Palazzolo su "la Repubblica" della rimozione del dott. Antonino Di Matteo dal pool di lavoro in seno all'organo che lei dirige che ha il compito di approfondire l'eventuale presenza di entità esterne nei delitti eccellenti di mafia.
Stupore perché la decisione si basa su un'intervista televisiva rilasciata dal sostituto procuratore nella trasmissione di Andrea Purgatori su La7, in seguito alla quale lei considera compromesso il rapporto di fiducia all'interno del gruppo e con le direzioni distrettuali antimafia, in quanto sarebbero state rese pubbliche alcune piste di lavoro di cui si starebbe discutendo durante le riunioni private del pool.
Lo stupore deriva anzitutto dal fatto che per chi come noi studia da anni il fenomeno mafioso e ha fatto come propria la missione di diffondere conoscenza e consapevolezza sulle mafie, quanto riferito in televisione dal dott. Di Matteo era di dominio pubblico da anni. Basta una sommaria ricerca sul motore di ricerca Google per appurare come il ritrovamento di un biglietto scritto da un agente dei servizi segreti, così come di un guanto con DNA femminile, per non parlare della scomparsa del diario di Falcone da un computer del ministero della Giustizia, fino all'ipotesi del coinvolgimento di alcuni affiliati a Gladio nella fase esecutiva della strage di Capaci, sono tutti fatti noti.
Certo, non sono noti al "grande pubblico", perché come lei saprà bene di mafia in televisione e sui giornali in maniera seria e, soprattutto, priva di stereotipi si parla poco. Però chi come noi ha sempre fatto dello studio e della formazione personale un pilastro del proprio attivismo nel movimento antimafia, questi fatti sono noti: quanto siano rilevanti o meno per appurare tutta la verità sulle Stragi non possiamo saperlo, questo dovete dircelo voi con le vostre indagini.
Allo stupore si aggiunge infine il rammarico per la rimozione dal pool di un uomo, prima ancora di un magistrato, con un alto senso dello Stato e delle Istituzioni, le cui capacità investigative e la propria dedizione al lavoro sono esemplari. Abbiamo avuto come ospite il dott. Di Matteo per tre volte a Milano (nel 2016, quando ha ottenuto la cittadinanza onoraria della nostra città, e due volte nel 2018, prima e dopo la sentenza della Trattativa): in nessuna di quelle occasioni, soprattutto quando il processo sulla Trattativa Stato-Mafia era in corso, ha violato il segreto delle indagini né si è lasciato in valutazioni oltre le righe.
Le scriviamo quindi questo appello pubblico chiedendole di ripensarci e di reintegrare il dott. Di Matteo nel pool di lavoro, dato che pensiamo che la sua esperienza, la sua conoscenza dei fatti e la sua professionalità siano indispensabili per la buona riuscita del meritevole impegno che lei ha voluto portare avanti come Procuratore Nazionale Antimafia per l'accertamento di tutta la verità, non solo di un pezzo, sulle stragi del '92-'93.

con immutata stima e l'augurio di buon lavoro
I ragazzi e le ragazze di WikiMafia - Libera Enciclopedia sulle Mafie

 Clamoroso scontro ai vertici dell'antimafia. Mentre i riflettori dei grandi media italiani ed internazionali sono puntati sui risultati elettorali che saranno resi noti tra poche ore, si consuma una frattura del tutto imprevedibile tra il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho e il pm Nino Di Matteo che è stato rimosso d'imperio dal primo con effetto sostanzialmente immediato dal Pool antimafia, e ciò per aver compromesso - secondo la tesi di De Raho - delicate indagini in corso rivelando in TV "elementi di indagini aperte". Il magistrato, che in passato aveva istruito il processo "Trattativa", era stato inserito dal procuratore nazionale, insieme a due altri magistrati, all'interno del pool sulle "Stragi eccellenti". Ciò fino a poche ore fa, perché con il provvedimento adesso assunto, Di Matteo può considerarsi ormai fuori dal nucleo, essendo stata adottata una sanzione punitiva a suo carico "per aver interrotto il rapporto di fiducia nel gruppo". Dal 28 maggio prossimo, pertanto, Di Matteo non potrà occuparsi delle indagini al centro del lavoro del pool tra le quali gli omicidi di Carlo Alberto Dalla Chiesa, allora prefetto di Palermo, e di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Siciliana e fratello dell'attuale Capo dello Stato. Ciò in quanto, secondo De Raho, "non avrebbe dovuto parlare in televisione di indagini che sono state di recente riaperte e quindi sono ancora riservate".

Sotto accusa, in particolare, le dichiarazioni rilasciate da Nino Di Matteo ad Andrea Purgatori di La7 in un programma andato in onda alcuni giorni prima del XXVII anniversario della strage di Capaci. Il giornalista aveva rivolto al pm palermitano alcune domande, in particolare riguardo l'identità dei potenziali mandanti della stessa strage. Come è possibile constatare rivedendo quell'intervista, Di Matteo rispose che "è molto probabile che non ci fosse solo Cosa Nostra dietro l'attentato, ma anche altri uomini estranei all'organizzazione criminale". Così come, esprimendosi in ordine al boss Matteo Messina Denaro, tuttora latitante, aggiunse che "sa molte cose ed è in grado di ricattare lo Stato. La sua latitanza, come quella di Provenzano, è protetta da qualcuno".

Il provvedimento di destituzione dal pool del magistrato palermitano sta suscitando in queste ore molteplici reazioni, quasi tutte di solidarietà a Di Matteo. Sono in tante le associazioni della società civile, ma anche giornalisti e perfino magistrati che, con interventi alle agenzie di stampa ed anche nei social, ritengono inspiegabile la censura del procuratore nazionale antimafia, alla luce soprattutto della circostanza che le dichiarazioni rese da Di Matteo non potrebbero essere considerate nuove, né tali da danneggiare in alcun modo il corso delle indagini. Si tratterebbe, in altre parole, di acquisizioni ormai conclamate, sicché il provvedimento risulterebbe del tutto immotivato e abnorme.

Il caso finirà certamente al CSM e gli esiti dell'esame saranno imprevedibili. Il quotidiano "La Repubblica" ha anticipato, riportando indiscrezioni, che numerosi consiglieri dell'organo di autogoverno della magistratura nutrirebbero forti perplessità in ordine al carattere di novità delle dichiarazioni del magistrato palermitano, oggetto dell'intervento contestato dal superprocuratore. Di Matteo avrebbe insomma parlato solo di "elementi già noti", "cose che si trovano facilmente anche su Google".

 

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