da un coetaneo olandese conosciuto a Barcellona. I ragazzi lo definiscono uno scherzo, ma altro non è che un altro modo di bullizzare per gioco. "Nessuna nuova moda", chiarisce subito all´Adnkronos Maura Manca, presidente dell´Osservatorio nazionale adolescenza.
Esattamente quello che è accaduto a Sophie, la ragazza inglese che volata ad Amsterdam per rivedere il ´suo Jesse´ si è vista invece arrivare un messaggio con su scritto: "sei stata ´pigged´".
"Ovviamente - continua Manca -, raggiunto lo scopo del gioco ci si sente ancora più forti davanti al proprio gruppo di amici complici, si rinforza il proprio ruolo, si ha la sensazione di essere riusciti a dominare l´altra persona e di averle fatto fare tutto ciò che ci si era preposti di farle fare considerandola un oggetto di divertimento, un gioco per ridere, prendendosi gioco di un´altra persona, senza un briciolo di empatia".
"È indubbio - prosegue - che chi ha bisogno di sentirsi forte dietro uno schermo, davanti ad un gruppo, con una persona psicologicamente più fragile e con meno strumenti per difendersi, sta mostrando le proprie fragilità, l´assenza di senso morale". Sono vittime anche loro, "ma di un fallimento educativo: non ragionano sulle conseguenze delle proprie azioni".
Vengono prese di mira le ragazze più brutte o in sovrappeso "come se solo per questo meritassero di essere maltrattate o umiliate - aggiunge Manca -. È vero che in questo ´gioco crudele´ il gruppo rinforza questi specifici comportamenti, ma nell´assenza totale di educazione alla affettività per questi ragazzi la persona presa di mira, è come se non avesse emozioni e sentimenti, ma diventi un oggetto di cui poter fare quello che si vuole: viene valutata solamente per il proprio aspetto estetico, come se tutto il resto perdesse di valore".
"Lo considerano un gioco e viene pubblicizzato come tale, ma si tratta di prevaricazione, di violazione perché si approfitta dei sentimenti, dell´ingenuità, della sensibilità di un´altra persona - sottolinea la psicoterapeuta -. Addirittura si è arrivati a far prendere treni, aerei, a far affrontare dei viaggi della speranza per poi accorgersi di essere caduti nella rete dei bulli. Tutto questo viene anche documentato e diffuso attraverso le chat e l´umiliazione viene moltiplicata per il numero di condivisioni, di commenti e di offese. Nel momento in cui si vorrebbe dimenticare, si vorrebbe voltare pagina, si diventa lo zimbello di turno e ogni volta quelle risatine, quei messaggi, quelle prese in giro, fanno male come la delusione iniziale".
"L´assurdità - continua l´esperta - è che non è un nuovo fenomeno, ma a quanto pare è una fase storica in cui piace rendere virale ciò che non sarebbe proprio il caso di mostrare rischiando di contribuire a lanciare nuove mode tra i ragazzi. Ci piace etichettare ogni fenomeno con dei nomi anglofoni che suonano molto bene, che sono attraenti, che sono facilmente spendibili sui social network e che sono utilizzabili sotto forma di hashtag, senza vedere che la matrice del problema è legata al cyberbullismo e che è nota purtroppo già da numerosi anni".
Da un punto di vista psicologico "c´è una sopraffazione intenzionale, c´è una vittima, ci sono i social e le chat e c´è un meccanismo che distrugge una persona, che intacca profondamente la sua autostima e la sicurezza in sé. Il riconoscimento degli altri, l´approvazione dei coetanei è fondamentale soprattutto in adolescenza e nella giovinezza. Venire umiliati in quel modo, sia da un punto di vista psicologico che fisico, significa essere distrutti moralmente", spiega Manca.
Pesa anche la pressione sociale. "La bellezza, purtroppo, è considerata un valore. Se si rispecchiano i canoni estetici si è socialmente accettate, altrimenti si rischia di diventare bersaglio di derisioni e sopraffazioni dei compagni. Per questa ragione si ritoccano le foto prima di pubblicarle, si cerca sempre di apparire ´perfette´ e di omologarsi a quei canoni di sicurezza e si tende a considerare ´diversi´ coloro che non rispecchiano queste tendenze". Quando si è vittima di queste forme di bullismo, "si arriva a darsi una colpa, ad odiare il proprio corpo e il proprio aspetto estetico, ci si accusa anche di essere stupide e credulone per essere cadute nella trappola dei cyberbulli".
Tutto questo ha delle conseguenze molto importanti sul piano psicologico: ci sono ragazze che diventano anoressiche, altre sono arrivate ad autolesionarsi "attaccando quel corpo individuato come ´causa´ di tutti i loro problemi", altre ancora che si chiudono a riccio nella propria sofferenza condizionando profondamente anche le future relazioni. "Farei quindi molta attenzione prima di definire gioco ciò che fa del male ad una persona", conclude la presidente dell´Osservatorio nazionale adolescenza.