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Dalla lettura dell'art. 8 del disegno di legge di bilancio per il 2022, approvato giovedì sera dal Consiglio dei Ministri, emerge il quadro delle proroghe delle detrazioni edilizie e delle relative opzioni che il Governo intende attuare per l'anno prossimo.
Il panorama complessivo che si evince dalla bozza circolata denota una buona propensione del Governo a fornire al settore edile una prospettiva di medio termine e non soltanto di corta scadenza, fermo restando che su alcuni punti c'è sicuramente ancora molto da lavorare, sia in sede di perfezionamento tecnico dei testi, sia per sciogliere alcuni fondamentali nodi politici di fondo.
Ad eccezione del cosiddetto bonus facciate, per il quale si prevede una proroga di corto respiro – 31 dicembre 2022 - e con una sostanziale riduzione dal 90% al 60%, la generalità delle altre detrazioni edilizie viene prorogata per tre anni, ossia sino al 31 dicembre 2024. Nello specifico si prorogano per altri tre anni la detrazione IRPEF in versione rafforzata al 50%, l'ecobonus 50-65-70-75%, il sisma-bonus 50-70-75- 80-85%, l'ecosisma-bonus 80-85%, persino il bonus verde e il bonus mobili, seppure quest'ultimo con una riduzione a 5.000 euro del tetto massimo di spesa agevolata.
Tuttavia, dopo un naturale apprezzamento per la proroga prevista, purtroppo deve analizzarsi il reale problema del progetto di legge che ci impegna; per tutte queste detrazioni, infatti, il problema è rappresentato dal fatto che l'attuale scelta del Governo va nel senso di escludere la possibilità di applicazione delle opzioni per lo sconto sul corrispettivo o per la cessione del credito, riportandole dunque a una concreta fruibilità limitata allo scomputo per quote costanti in 5 o 10 anni in dichiarazione dei redditi, se e nella misura in cui il beneficiario ha un'imposta lorda capiente da cui scomputarle.
È una scelta troppo penalizzante; la forza propulsiva che ha portato al successo delle detrazioni edili è stato proprio la possibilità di optare per lo sconto in fattura e/o per la cessione del credito; vietare l'opzione significa depotenziare fortemente l'appeal delle misure e dunque ridurre drasticamente i casi in cui verranno utilizzate. Altra conseguenza certa sarà il ritorno del lavoro nero, in un settore che, proprio grazie alle norme agevolative sui bonus edili ha fatto registrare il boom di crescita della produzione nel 2021 pur in condizioni di convivenza con la pandemia.
A parere di chi scrive si dovrebbe addivenire ad una proroga anche delle opzioni di cessione del credito e sconto in fattura, con la comprensibile estensione dell'obbligo del visto di conformità sulle relative "Comunicazioni d'opzione", attualmente richiesto solo per le "opzioni superbonus" 110%; in questo modo i professionisti abilitati, con la loro asseverazione, sarebbero i garanti contro gli abusi e le elusioni e garantirebbero la reale fruizione dell'agevolazione ai soli contribuenti in possesso dei requisiti previsti dalla Legge.
In merito al - superbonus 110% -, le criticità sono di natura opposta; viene infatti mantenuta la possibilità di esercitare le opzioni per sconto-cessione, ma restano fuori dalla proroga oltre l'attuale termine del 30 giugno 2022, non soltanto le tanto vituperate ville unifamiliari – non si capisce poi il perché -, ma anche gli interventi "trainati" nelle unità immobiliari di condomini che effettuano interventi "trainanti" sulle parti comuni, nonché gli acquisti di unità immobiliari site in edifici che sono stati oggetto di integrale demolizione e ricostruzione con riduzione del rischio sismico, il cosiddetto "sismabonus acquisti".
L'esclusione dalla proroga del superbonus degli interventi "trainati", nelle unità immobiliari di condomini che effettuano interventi "trainanti" sulle parti comuni, è un evidente non senso che, in quanto tale, sarebbe clamoroso non venisse corretto, mentre per quanto riguarda gli acquisti di unità immobiliari antisismiche, l'esclusione dalla proroga del superbonus sembra non tenere in debito conto il fatto che, per gli edifici composti da più unità abitative, la riduzione del rischio sismico degli edifici mediante loro demolizione e ricostruzione passa essenzialmente per operazioni "non condominiali", bensì attuate da una impresa che compra l'intero edifico, lo mette in sicurezza e successivamente lo rivende.
Nel complesso, dunque, una discreta cornice legislativa sulla quale però, nelle prossime settimane, Governo e Parlamento, con l'aiuto anche delle parti sociali, dovranno necessariamente apportare alcuni affinamenti, a cominciare, obbligatoriamente, da quelli in questa sede segnalati, ossia la reintroduzione delle opzioni di cessione del credito e l'inclusione nella - proroga condomini - del superbonus anche degli interventi "trainati" effettuati dai singoli condòmini persone fisiche e degli "acquisti di case antisismiche".
Meditate contribuenti, meditate.
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