scritto da Gabriele Ventura
Parametri più dettagliati per determinare le parcelle degli avvocati. Con la distinzione tra attività di assistenza e di consulenza in ambito stragiudiziale, l´introduzione di tariffe specifiche per mediazione, adr, composizione della crisi, l´individuazione di una fase post decisoria del processo prevedendo compensi per adempimenti che non rientrano né nella fase decisionale né in quella esecutiva.
Sono alcune delle proposte di modifica al dm parametri (n. 55/2014) che il Consiglio nazionale forense ha sottoposto ai consigli dell´ordine degli avvocati.
Anzitutto, il Cnf propone una più articolata individuazione dei criteri da adottare per determinare il compenso dovuto per l´attività stragiudiziale.
Da un lato, infatti, l´attività di assistenza presuppone un´opera continuativa che si articola in varie attività protratte nel tempo, mentre quella di consulenza può esaurirsi nel breve periodo o in un singolo episodio.
Il discrimine tra l´una e l´altra attività, propone il Cnf, va individuato nello svolgimento di più attività collegate tra loro anche se di diversa consistenza e tipologia.
Così, per una controversia di valore medio tra i 5.200 e i 26 mila euro, l´attività di assistenza comporterà un compenso pari a 2.400 euro, quella di consulenza di 800 euro.
Secondo il Cnf va inoltre disciplinato espressamente il compenso dovuto per l´attività prestata come avvocato nell´ambito della mediazione, della adr e degli occ. Le ipotesi sono due: prevedere che il compenso per tali attività possa essere determinato utilizzando i criteri previsti per l´attività stragiudiziale, con i parametri che vanno dai 398 euro per controversie fino a 1.100 euro a 6 mila euro per controversie tra i 52 e i 260 mila euro. Oppure utilizzando una specifica tabella per le procedure di mediazione e adr con un compenso omnicomprensivo che potrà essere riferito in proporzione per un terzo a ognuna delle tre distinte fasi in cui si articola la mediazione: per contenziosi da 0 a 1.100 euro il compenso sarà di 600 euro, se il valore va dai 52 mila ai 260 mila euro si sale invece a nove mila euro.
Altra proposta prevede la reintroduzione della distinzione tra i compensi previsti per l´arbitro unico e l´arbitro collegiale. Con un compenso superiore per il presidente alla luce del più gravoso impegno previsto nell´ambito dell´arbitrato collegiale.
Inoltre, il Cnf chiede l´individuazione di una fase post decisoria, prevedendo compensi per adempimenti funzionalmente connessi alle fasi decisionale o esecutiva.
L´attività successiva alla comunicazione della sentenza comporta infatti autonomi adempimenti per gli avvocati, che vanno retribuiti con un compenso che, secondo il Cnf, andrebbe rapportato a una percentuale del parametro previsto per la fase immediatamente antecedente. La percentuale individuata va dal 10 al 20% del parametro per la fase decisionale.
Infine, viene proposta l´introduzione di una tabella specifica che stabilisca i compensi per la fase cautelare.
Fonte:
Italia Oggi 16.3.17