Ci siamo soffermati più volte in questo portale sulla emergenza costituita dalla permanenza delle barriere architettoniche nei palazzi di giustizia italiani. Sembra un paradosso che, negli stessi locali nei quali, in nome del popolo italiano, sono pronunciate sentenze di condanna a carico dei proprietari e dei gestori di strutture pubbliche o aperte al pubblico che, disattendendo le norme poste a tutela dei disabili, non le hanno adeguate per consentire l´accesso a chi ha difficoltà di deambulazione di spostamento, ci siano tanti e tali problemi da mettere a dura prova sia gli avvocati sia gli utenti della Giustizia. In alcuni casi i parcheggi inesistenti o lontani, in altri le scale mobili non funzionanti, in altri ancora l´assenza di percorsi alternativi.
Abbiamo un raccontato tante storie, dalla parte non sono dei colleghi disabili, ma anche di tutti coloro che, invece, in un paese civile dovrebbero godere di una tutela reale, e non solo formale. In alcuni casi abbiamo anche concorso a che si individuassero delle soluzioni e così continueremo, perché quando per i motivi più vari le cose non si fanno, allora bisogna esercitare con decisione il potere della parola e della denuncia. Di seguito, pubblichiamo un articolo nel quale un grande quotidiano italiano ha narrato la storia e la protesta dell´avvocato Mario Allegra, del foro di Vicenza, che da tempo lamenta la inaccessibilità del palazzo della Corte d´Appello di Venezia, e non solo di questo.
La sede della Corte d´Appello a Venezia non è accessibile all´avvocato vicentino Mario Allegra, che ha scritto alla presidente Ines Marini per chiedere che l´udienza del 27 marzo a cui doveva essere presente per trattare il procedimento del suo cliente venga differita. A data da stabilirsi.
«Fin tanto che l´accesso autonomo a palazzo Grimani non sarà consentito» riporta la lettera, inoltrata anche al presidente della terza sezione penale. A quando quindi –è l´auspicio -«gli impianti di servoscala installati all´esterno del palazzo e all´interno, davanti all´ascensore, non funzionanti da alcun tempo» risulteranno operativi. Così da non costringere un diversamente abile a chiedere aiuto ad altri, perché sollevino lui e la sedia a rotelle per approdare oltre le scale.
«Mi hanno già aiutato un passante e in un´altra occasione dei poliziotti all´ingresso, ma l´ultima volta una guardia non si è preso tale responsabilità» spiega il legale.
La richiesta di rinvio
Ed ecco quindi la richiesta di rinvio dell´udienza, giustificata, scrive Allegra, «dalla sussistenza di legittimo impedimento». E lo stesso legale, se necessario, si dice anche pronto a chiedere i danni. «Danni alla funzione – spiega – perché la giustizia non si fa senza avvocati».
E lui, senza la possibilità di accedere al palazzo e quindi all´aula di udienza, non può difendere il suo cliente. «Questa situazione offende la mia dignità» commenta l´avvocato affetto da paraplegia che già in altre occasioni si è battuto contro le barriere architettoniche. E che anche in questo caso fa sentire la sua voce per le difficoltà incontrare per avere accesso agli uffici giudiziari di Venezia.
Perché non c´è solo Palazzo Grimani, sede della Corte d´Appello (penale), ma anche Palazzo Cavalli (sede della Corte d´Appello civile). «Quello risulta del tutto inaccessibile per la presenza del ponte privo di impianti di sollevamento» spiega (e scrive nella lettera inviata) l´avvocato Allegra. Che aggiunge: «Le difficoltà sono anche per i ponti di Venezia, dai quali sono stati eliminati nel tempo i sistemi di sollevamento – continua - , e dove ci sono, come l´ovovia per disabili del ponte di Calatrava, questa non funziona».
Fonte: Corriere della Sera, 21 marzo 2018