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Nuovi scaglioni IRPEF dal 2022

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Sarebbe stata trovata la quadratura del cerchio sulla rimodulazione delle aliquote Irpef - l'Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche – che prevede la riduzione da 5 scaglioni a 4. C'è dunque l'accordo politico ad agire sulle aliquote Irpef e ad affrontare, finalmente, un ragionamento sull'Irap - Imposta Regionale sulle Attività Produttive - che mette al centro la possibile esenzione per le persone fisiche, autonomi e ditte individuali, aggiungendo eventualmente le start up.

Il taglio dell'Irpef dovrebbe essere finanziato da circa 7 miliardi mentre circa un miliardo dovrebbe servire all'eliminazione dell'Irap per autonomi e persone fisiche. Questa dovrebbe essere l'intesa raggiunta in maggioranza per la divisione degli 8 miliardi previsti in manovra per il calo delle tasse. La riforma dell'Irpef e il taglio dell'Irap rappresentano entrambe un primo passo strutturale, che si ritiene abbia effetti anche sugli anni a seguire e non solo per il 2022.

Le nuove 4 aliquote saranno 23%, 25%, 35%, 43% e rispetto alle bozze circolate prima dell'incontro c'è un piccolo ritocco sulla terza aliquota inizialmente ipotizzata al 34%. Sparisce quindi l'aliquota del 41% che si applica alla parte del reddito tra i 55mila e i 75mila euro. Viene un poco ridotto il salto dalla seconda alla terza aliquota che prima era di 11 punti - dal 27 al 38% - e ora scende a 10 punti; la grande distanza tra i due scaglioni è peraltro fattore disincentivante all'emersione di reddito imponibile. La fascia di reddito fino a 15mila euro rimane tassata al 23%, quella 15-28mila passa dal 27% al 25%, quella 28-50mila - non più 55 mila- scende dal 38% al 35%, mentre oltre i 50mila si passa direttamente al 43%

Il governo sta pure ragionando all'intero sistema di bonus e detrazioni che oggi ha l'effetto perverso di gonfiare le aliquote marginali effettive, cioè quelle che colpiscono i proventi aggiuntivi come premi e straordinari. Chi percepisce redditi fino a 35mila euro e oggi ricade nel terzo scaglione, quello con aliquota "ufficiale" al 38% ma un'aliquota marginale effettiva al 45%, si ritroverebbe un domani nel secondo scaglione, mentre tra i 35mila e i 55mila euro di reddito si resterebbe nel terzo scaglione ma con aliquota ridotta al 35% (dall'attuale 38% con aliquota marginale effettiva al 41%): i maggiori vantaggi dunque si concentrerebbero qui. Tra 55mila e 75mila un intervento sulle detrazioni dovrebbe comunque garantire un risparmio nonostante l'incremento dell'aliquota al 43%. Inoltre il cosiddetto "bonus Renzi" da 80 euro, diventati poi 100, dovrebbe essere cassato in quanto le detrazioni riassorbiranno i bonus, anche se il lavoro di definizione delle detrazioni è ancora in corso.

L'ipotesi di accordo concentra le risorse sull'Irpef, e aiuta innanzitutto chi oggi paga gran parte dell'imposta: dipendenti, pensionati, ceto medio, con benefici che possono superare i 700 euro annui per alcune fasce di contribuenti del terzo scaglione Irpef, attualmente compreso tra 28 e 55 mila euro.

Chi ci guadagna dal taglio dell'Irpef concordato al tavolo del Tesoro tra il ministro Daniele Franco e i partiti? Sicuramente i contribuenti con stipendi medio-alti; chi invece ha un reddito fino a 15 mila euro non sembra essere toccato dalla riforma, visto che il primo scaglione resta al 23%, mentre qualche centinaia di euro in più saranno a disposizione delle fasce basse visto che la No tax area degli autonomi potrebbe salire, a quanto si apprende, da 4 mila a 5.500 euro mentre quella dei pensionati da 8.130 a 8.500 euro; destinata a rimanere invariata la No tax area dei dipendenti a 8.145 euro. 

Complessivamente, gli 8 miliardi complessivi messi sul piatto dal governo Draghi, si spera rappresentano solo l'antipasto della complessiva riforma del fisco affidata a una delega da attuare nel prossimo anno e mezzo; insomma, lo consideriamo un piccolo tassello all'interno di un periodo di riforme che deve necessariamente porsi obiettivi ambiziosi.

Meditate contribuenti, meditate.

 

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