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Mancanza di prova intenzionalità del fatto. Cassazione: il licenziamento è troppo!

Moscuzza

 

Sproporzionato un licenziamento per il ritrovamento nello zaino di un lavoratore di materiale aziendale, quando non è provata l´intenzionalità del furto.
La Corte Suprema, Sezione Lavoro, decide per la reintegra nel posto di lavoro e il risarcimento del danno con Sentenza n. 10436/17.
Un lavoratore agiva in giudizio al fine di essere reintegrato nel posto di lavoro e ottenere un risarcimento danni pari alle mensilità perdute dalla data del licenziamento. L´uomo subiva la suddetta sanzione a seguito dell´accusa di essersi appropriato di materiale aziendale, nello specifico cinque paia di guanti nuovi, che senza dubbio venivano utilizzati nel suo reparto.
Condannato in primo grado, insisteva in appello, dove veniva riconosciuto come vero il fatto, ma non l´intenzione di porlo in essere, per cui a seguito del controllo di campione, le cinque paia di guanti, risultavano sì nello zaino del lavoratore, ma non per volontà dello stesso di sottrarli.
E dunque la Cassazione veniva adita dalla Società datrice di lavoro, che descriveva il comportamento tenuto dal lavoratore durante il controllo e le modalità con cui si procurava i guanti in quantità esagerata rispetto a ciò di cui aveva bisogno, nonché la posizione degli stessi nello zaino, recandoli fuori dallo stabilimento, e lamentava una mancanza di motivazione da parte della Corte d´Appello che giustificasse l´assenza di intenzionalità nella sottrazione.
I motivi che hanno indotto la Cassazione a decidere per il rigetto del ricorso poggiano sulla mancanza di una prova in grado di affermare con certezza che il lavoratore con ogni intenzione e coscienza compiva il gesto al fine di appropriarsi del materiale ritrovato nella borsa. L´atteggiamento tenuto dal lavoratore al momento del controllo è stato tale da svelare la sua credibilità, considerando per di più il fatto che la società non è in grado di rendere conto delle consegne che vengono effettuate ai lavoratori.
Non per una giusta causa e di conseguenza in modo indubbiamente sproporzionato veniva posto in essere il licenziamento del lavoratore, il quale a seguito della cassazione della sentenza, riacquistava a pieno titolo il suo posto di lavoro nonché il risarcimento per la retribuzione nel frattempo perduta.
 
Paola Moscuzza, autrice di questo articolo, si è laureata in Giurisprudenza presso l´Università degli Studi di Messina, nell´anno 2015
 
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