Relazione del 1/o semestre 2015, controllare finanziamenti.
(ANSA) - CATANIA, 29 GEN - E´ "indispensabile incentivare l´azione investigativa preventiva attraverso un approccio multidisciplinare, adottare procedure di trasparenza amministrativa nell´assegnazione di finanziamenti e lavori pubblici e monitorare costantemente i settori dell´economia destinatari di sovvenzioni, in particolare l´organizzazione dei grandi eventi la realizzazione di grandi opere pubbliche". Lo afferma la Dia nella relazione riguardante il 1/o semestre del 2015 riguardo la criminalità organizzata siciliana, per la quale, secondo la Dia, potrebbero risultare di "particolare interesse" i progetti legati allo sviluppo di fonti energetiche alternative, all´emergenza ambientale e alle attività ad alto contenuto tecnologico". I dati che riguardano la Sicilia orientale sono stati diffusi dal capocentro Dia di Catania, Renato Panvino. Nella relazione la Dia descrive la criminalità organizzata dell´Isola come una mafia che è stata in grado di "rigenerarsi costantemente, adattandosi ai tempi e mantenendo tuttavia inalterate la caratteristiche genetiche originarie", con una struttura gerarchica che si traduce in un esercizio del potere mafioso in grado di "condizionare uniformemente diverse realtà territoriali. Una criminalità organizzata che "sembra tenere sempre più ad una ramificazione a vasto raggio dei rapporti economici, politici e sociali secondo il principio della cosiddetta "realtà reticolare´". Quella riscontrata dalla Dia è una tendenza di cosa nostra siciliana verso forme più fluide dell´organizzazione mafiosa e una propensione per una gestione policentrica e collegiale della leadership "per ridurre i margini di vulnerabilità e garantire continuità ai propri progetti". Per la Direzione Investigativa Antimafia "la sommersione a cui si assiste da tempo non è solo una scelta strategica ma e´ funzionale al principio di realtà reticolare, che privilegia l´approccio corruttivo ed evita, ove possibile, lo scontro frontale".
"Non c´è un momento di fuga in avanti da parte delle organizzazioni criminali e una rincorsa da parte dello Stato", ha commentato Panvino, sottolineando come i dati analizzati dalla Dia "confermano le linee di tendenza tracciate nel recente passato sia sotto il profilo organizzativo sia in termini di politica criminale entrambi funzionali al mantenimento da parte dell´associazione mafiosa di un forte controllo sociale ed economico. Cosa nostra, scrive la Dia, è costretta ad una "costante rimodulazione degli assetti, con un conseguente turn over delle leve di comando" dall´azione di contrasto" ma appaiono ancora "molto incisivi" la pressione sul territorio e il condizionamento del tessuto socio-economico ed amministrativo, perpetrate con condotte illecite - prima fra tutte la corruzione dei pubblici funzionari. Il processo di infiltrazione negli apparati dello Stato si coniuga con un ciclo economico-criminale caratterizzato da costanti come la necessita´ di attingere a fondi di finanziamento per alimentare le strutture di base, la gestione di traffici illeciti nazionali e di internazionali, il riciclaggio ed il reimpiego delle illecite disponibilità finanziarie, l´acquisizione dei consensi sia nel mondo dell´imprenditoria che nelle pubblica amministrazione. Nel processo di accumulazione di capitali l´azione delle consorterie per la Dia sembra assumere sempre più una connotazione di breve periodo, in linea con le dinamiche e la volatilità dei mercati. I fenomeni dell´estorsione e dell´usura continuano a rappresentare modalità attraverso le quali le consorterie si rassicurano nell´immediato un tornaconto economico e l´asservimento delle vittime. Altro fattore la capacità di cosa nostra di riuscire ormai ad "attingere ad un proprio bacino di riferimento caratterizzato da nuove generazioni di qualificati professionisti". Secondo la relazione della Dia "continua a destare l´interesse delle consorterie mafiose la gestione dei rifiuti e un altro importate settore di "primario interesse" é rappresentato dal traffico di stupefacenti. Per la Dia inoltre dematerializzazione e delocalizzazione degli investimenti rappresentano una "insidia crescente" che potrebbe favorire la commissione di reati economico - finanziari. (ANSA).
Fonte: Ansa
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