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Mafia: Ferla (Dia), criminalità si adegua a cambiamenti

(ANSA) - ROMA, 18 DIC - "Le organizzazioni criminali stanno cambiando, hanno intercettato i cambiamenti della nostra società, che è diventata dinamica, tecnologica. E si stanno espandendo verso aree di sviluppo del Paese più avanzate; lo abbiamo visto con le inchieste su Expo 2015, a Roma, in Emilia Romagna, in Lombardia, in Liguria". Lo ha detto a Voci del Mattino, Radio1 Rai, Nunzio Antonio Ferla, direttore della Dia, la Direzione investigativa antimafia. "Accanto a questo, assistiamo a una strategia nuova: si abbandona il controllo militare del territorio per favorire una operazione che noi chiamiamo di "sommersione". Si tratta di azioni che sono meno esposte all´osservazione dell´opinione pubblica e delle istituzioni ma che anche per questo sono più insidiose per gli organi investigativi. Penso alla corruzione, con cui si cerca di trasferire comportamenti tipici della mafia, quali l´omertà e la soggezione, in ambienti più propriamente sociali, come abbiamo visto con Roma Capitale. Le organizzazioni criminali italiane sono note e ritenute pericolose anche al di fuori dei nostri confini. L´amministrazione Obama, nel 2011, individuò la camorra come una delle 4 organizzazioni criminali più potenti del mondo, insieme alla yakuza giapponese, a Los Zetas messicani e alla Brothers´ Circle russa. Per questo furono bloccati gli asset economici di Antonio Iovine, di Michele Zagaria, di Mario Caterino, tutti boss della camorra". Non è facile, spiega Ferla, quantificare la portata dell´economia illegale in Italia; in genere si tende a valutarne il peso in percentuali del PIL, e la Banca d´Italia, per il quadriennio 2005-2008 ha misurato questa incidenza addirittura nel 10% del Pil. Però - ha detto ancora il numero uno della Dia - "c´è un altro studio che io ritengo ancora più importante. La Banca Mondiale ha elaborato un indicatore, il cosiddetto ´Doing business´ con cui monitora i mancati investimenti esteri nei vari Paesi. Ebbene, per l´Italia questo dato ammonta, tra il 2006 e il 2012, al 15%, qualcosa come 16 miliardi di euro. E´ fondamentale che le inchieste siano sempre più capillari, più a largo respiro. In Italia, la Dia e la procura nazionale antimafia e antiterrorismo, la prima sul fronte investigativo e la seconda sul fronte giudiziario, funzionano seguendo questi modelli. Entrambe - ha concluso Ferla - necessitano di una circolarità delle informazioni".(ANSA).

Fonte: Ansa legalità

 

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