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L´intimidazione di Repubblica agli avvocati: «Dovete tacere». Editoriale di Sansonetti su Il Dubbio

"L´attacco agli avvocati di Modena, descritti come dei "mantenuti" dai boss veramente è preoccupante. È una vera e propria intimidazione, insopportabile, un attacco costruito su una cultura della giustizia nella quale il diritto di difesa è visto come un lusso". Piero Sansonetti, direttore de Il dubbio, quotidiano del Cnf, a testa bassa contro la Repubblica. Riportiamo l´editoriale del direttore, che non mancherà di alimentare ulteriori polemiche, delle quali cercheremo di dar conto ai nostri lettori.

Il titolo, a tutta pagina, dice così: « I legali dei boss processano i cronisti». Non è il titolo di un fogliaccio di propaganda populista ma del più importante giornale della borghesia moderna, progressista e illuminata, e cioè Repubblica.

Il giornale erede del grande pensiero liberale, della grande tradizione giornalistica laica e democratica, di Mario Pannunzio, di Arrigo Benedetti, di Scalfari. Il titolo si riferisce a una iniziativa della Camera penale di Modena, che ha istituito un osservatorio sull´informazione giudiziaria. Questo osservatorio nasce dopo la pubblicazione di un libro bianco, realizzato a livello nazionale dall´Unione Camere penali con la collaborazione dell´Università di Bologna.

Da questo libro bianco risulta, sulla base di dati statistici, che l´informazione giudiziaria italiana è assolutamente dipendente dall´accusa e dalle procure, e trascura, quasi nega, l´esistenza della difesa e delle sue argomentazioni.

Il titolo di Repubblica denuncia la nascita di questo osservatorio che considera una intimidazione alla libertà di stampa.

Analizziamo prima bene il titolo, poi parliamo dell´intimidazione. Il titolo poteva essere fatto in vari modi. Ad esempio: « Gli avvocati mettono sotto osservazione i giornali ». Sarebbe stato un titolo molto oggettivo. Oppure si poteva fare un titolo malizioso: « Gli avvocati processano i giornali ». Malizioso – per l´uso della parola "processano" – ma non arrogante. Invece, nel titolo che si è scelto, i giornali sono diventati "i cronisti", con una evidente forzatura della realtà ( la critica delle Camere penali è ai giornali, non ai singoli cronisti). E soprattutto gli avvocati sono diventati, nel titolo, « i legali dei boss ». Scompare la parola avvocato, che ha un sapore nobile, alto, e compare la parola boss. " Legali dei boss", in sostanza, allude a una dipendenza del legale dal boss. E dunque, oggettivamente, a una mafiosità dell´avvocato. Il quale, oltretutto, paradossalmente vorrebbe ribaltare lo stato di diritto e, invece di accettare di sottoporsi al processo, pretende di essere lui l´accusatore. Ora forse sarebbe necessario spiegare bene cos´è questo libro bianco e cos´è questo osservatorio, e come né l´uno né l´altro hanno nessun intento "accusatorio", ma solo di analisi. Questa spiegazione però, molto dettagliata, l´ha fornita sul Dubbio di ieri l´avvocato Renato Borzone. A me invece interessa qui ragionare un momento su questa sbandata giustizialista di uno dei più importanti giornali italiani. E sull´accusa di intimidazione rivolta agli avvocati.

Conosco il direttore di Repubblica e molti suoi giornalisti. Conosco la loro cultura, e in particolare la cultura di Mario Calabresi, il suo pensiero ispirato ai valori della democrazia, della libertà e dello Stato di diritto. Perciò mi rivolgo proprio a lui per porre questa domanda: se anche Repubblica finisce travolta dalla tendenza di trasformare la giustizia in giustizia sommaria, l´accusa in giudizio, l´imputato in colpevole e l´avvocato in sodale dei delinquenti, e cioè di trasformare il diritto in autoritarismo e lo stato di diritto in stato autoritario, o stato etico, o stato dei "migliori", non credi che la democrazia corra un rischio grandissimo? Io sono convinto che oggi sia aperta una battaglia decisiva per il futuro della modernità, e della stessa civiltà, e che questa battaglia sia tra chi vuole mettere al centro di tutto il diritto e chi invece pensa che il diritto sia antimoderno, e francamente non capisco come si possa combattere questa battaglia senza l´aiuto delle roccaforti della cultura liberale, e quindi senza l´aiuto di un grande giornale come Repubblica.

L´attacco agli avvocati di Modena, descritti come dei "mantenuti" dai boss veramente è preoccupante. È una vera e propria intimidazione, insopportabile, un attacco costruito su una cultura della giustizia nella quale il diritto di difesa è visto come un lusso. Nell´articolo si parla, testualmente di « avvocati retribuiti per difendere clienti del giro della cosca della ´ ndrangheta d´Emilia» . Capite che questo è un linguaggio inaccettabile, che tradisce una cultura giuridica davvero rasoterra, e che assomiglia al lessico che si usava tra i questurini della Repubblica di Salò?

A nessuno può venire seriamente in mente che l´iniziativa pubblica di una organizzazione di avvocati, che tende a ristabilire la cultura del diritto, possa essere una intimidazione. Gli avvocati, sì, con questa iniziativa hanno indicato il rischio del processo mediatico. Ma non c´è bisogno di immaginare che lo abbiano fatto perchè sono venduti ai mafiosi. Questo rischio è stato indicato, prima che dagli avvocati, nell´ordine ( per fare pochissimi esempi) dal Presidente della Repubblica, dal procuratore generale della Cassazione Canzio, dal suo successore Mammone, da almeno una decina di Procuratori delle grandi città, a partire da Roma ( Pignatone) e ancora l´altro giorno, sul Dubbio, dal presidente del Tribunale di Torino. C´è una parte molto grande della magistratura che ha chiarissimo il rischio che il processo mediatico travolga la nostra giurisdizione. Con enormi danni. Pericolo molto chiaro anche all´avvocatura. Possibile che il giornalismo italiano sia così indietro, sul piano culturale, rispetto alle altre professioni? Possibile che non si renda conto che il suo compito non è quello di ricopiare le informative dei carabinieri o le requisitorie dei Pm, ma quello di criticare, dubitare, indagare, ricercare? E anche quello di discutere, insieme ai protagonisti della giurisdizione, su come si possa ristabilire il diritto e fermare l´obbrobrio dei processi mediatici?

Se i giornalisti riusciranno o no a risollevarsi, a rientrare nella dignità della loro professione, ovviamente non può dipendere solamente dal coraggio, o dalla cultura, o dell´anticonformismo dei singoli cronisti. Dipende dalle proprietà e dalle direzioni dei giornali, dalla Fnsi, dall´Ordine. Tutti soggetti che fin qui hanno preferito mettere il mercato, o il corporativismo, o la subordinazione a qualche Procura, al di sopra della propria dignità culturale. Sarà ora di invertire la tendenza? È immaginabile una inversione di tendenza senza l´impegno di "colossi" come Repubblica?
http://ildubbio.news/ildubbio/2018/02/01/lintimidazione-repubblica-agli-avvocati-dovete-tacere/



Fonte: Il Dubbio 1/2/2018

 

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