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"Io non lavoro gratis", basta sfruttamento. Dopo la denuncia degli Ordini, Governo apre confronto su equo compenso

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"#iononlavorogratis è la raccolta firme per garantire un equo compenso per l'attività svolta dai liberi professionisti (Commercialisti, Notai, Avvocati, Giornalisti, Architetti ecc.). 

Al Ministero della #Giustizia siamo già al lavoro, con un Tavolo Tecnico specifico
sull' #equocompenso che sarà convocato già nei prossimi giorni e al quale parteciperanno i rappresentanti di tutte le professioni!".

È quanto scrive l'on. Jacopo Morrone, Sottosegretario alla Giustizia, nella propria bacheca facebook, annunciando un tavolo tecnico specifico sull'attuazione di una norma - quella sull'equo compenso - in gran parte inattuata quando non apertamente violata.

Un intervento auspicabile, a tutela dei professionisti appartenenti ad ordini e collegi, ma anche di quelli esercenti professioni extra ordinistiche. Gli uni e gli altri, come più volte raccontato anche in questo portale, sono molto spesso strutturalmente sottoposti, soprattutto nel momento iniziale delle proprie carriere, a sistemi e meccanismi che, in particolare per i soggetti più deboli, presentano delle analogie con rapporti di lavoro dipendenti o parasubordinati, non godendo peraltro delle medesime garanzie proprie di tali rapporti. Senza parlare poi dei bandi al ribasso adottati spesso da pubbliche amministrazioni o da enti partecipati, controllati o vigilati da pubbliche amministrazioni, E da alcune pronunce francamente discutibili della giustizia amministrativa nella misura in cui hanno ritenuto legittima la deroga al fondamentale principio per cui le prestazioni d'opera professionali vanno pagate In conformità ai principi generali del sinallagma e del giusto compenso.

Il riferimento del sottosegretario è  comunque alla petizione #iononlavorogratis lanciata da Confprofessioni, Acta e da altre associazioni e diretta al Governo, cui è stata chiesta la definizione puntuale dei parametri per l'attuazione della norma. L'art. 19- quaterdecies del decreto fiscale n. 48/2017 definisce infatti le clausole vessatorie e impone ai grandi committenti, come la pubblica amministrazione, di pagare ai professionisti un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto.

L'intervento del sotto segretario , tuttavia, se apprezzabile per le professioni ordinistiche, non è piaciuto ai rappresentanti di quelle categorie professionali non organizzate in ordini e collegi, ma i cui appartenenti sono soggetti anch'essi ad un mercato in cui domina molto spesso la legge del più forte, anche quando il più forte non è un privato ma una pubblica amministrazione.

 

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