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Le Casse privatizzate, dati 2017, hanno un patrimonio di 78,74 miliardi dei quali il 14,60% già investito in economia reale.
Oggi si guarda al patrimonio delle Casse di previdenza, così come a quello delle Fondazioni bancarie (46,1 miliardi), dei Fondi pensioni preesistenti autonomi (57,38 miliardi) e dei Fondi pensione negoziali (49,46 miliardi), per aumentare gli investimenti nell'economia reale a fronte del fabbisogno di capitale in Italia per cercare di uscire dalla tradizione banco – centrica del nostro sistema finanziario.
Com'è noto ogni investimento è contraddistinto dalla sua reddittività e dalla sua rischiosità. Il rischio è una componente della gestione finanziaria di un patrimonio che non può essere evitato in alcun modo, ma solo contenuto.
Anche gli investimenti di breve periodo implicano un rischio, seppur di diversa natura rispetto a quelli di lungo periodo, ma pur sempre presente.
La rinuncia ad accettare il rischio insito in ogni strumento finanziario sul quale investire si contrappone alla mancata soddisfazione di esigenze di rendimento: di qui la necessità di contemperare in modo equilibrato le due componenti, rischio da una parte e rendimento dall'altra.
A questo punto va ripetuto che le Casse di previdenza dei professionisti non dispongono ancora del regolamento investimenti e cioè di una serie di regole cogenti che orientino negli investimenti.
Le Casse di previdenza dei professionisti, diversamente dagli altri investitori istituzionali, vivono di una contribuzione obbligatoria sui redditi e sui volumi d'affari dei professionisti che compongono la loro platea.
Gli investimenti debbono necessariamente muoversi in una logica oculata e lungimirante di tipo conservativo più che speculativo, estremamente attenta alla previsione del rischio assunto più che alla reddittività attesa.
Come ha scritto recentemente il Presidente dell'ADEPP: «Per garantire l'equilibrio della gestione vanno rispettati rigorosamente indicatori di sostenibilità e di adeguatezza. Di conseguenza le asset allocation devono seguire i criteri che permettono di rispettare il profilo e l'orizzonte temporale di tenuta prescritto dalle normative, e che viene costantemente vigilato da coloro che sono demandati a farlo».
Una cosa deve essere chiara: un conto è investire il denaro privato e un conto è investire il risparmio previdenziale che ha la funzione di assicurare, una volta raggiunti i requisiti, il trattamento pensionistico.
In quest'ottica, a mio giudizio, sono da evitare gli investimenti in asset class illiquide e in titoli non quotati.
Mi pare opportuno invece sviluppare, nell'ambito delle Casse, investimenti nelle aree professionali caratteristiche della platea degli iscritti.
Questo sia per sviluppare il loro lavoro con un collegamento stretto tra logica di reddittività e obiettivi di crescita delle opportunità professionali, sia per sostenere gli iscritti con un welfare non solo in termini di tranquillità ma anche di maggiori possibilità di competitività e di sviluppo del PIL della categoria.
In quest'ottica sarebbe certamente opportuna ed anche più redditizia una politica comune fra tutte le Casse di previdenza in materia di investimenti abbandonando le logiche della specificità di ogni singola Cassa poiché il patrimonio ha la stessa provenienza e l'identica finalità.
Altrettanto importante sarà l'interlocuzione qualificata e sistematica degli investitori con le istituzioni così da lavorare insieme per il raggiungimento di un obiettivo comune: un paese che cresce di più e in modo più sostenibile, con infrastrutture materiali e sociali che formano il cittadino che gli danno più opportunità di fare impresa e lavorare (Davide Squarzoni, Amministratore delegato di Prometeia Advisor SIM).
Da ultimo il ruolo dello Stato che dovrà disporre norme chiare e in linea con i tempi, per poi vigilare effettivamente il rispetto di tali norme da parte dei soggetti privati autonomi, senza duplicazioni e inutili orpelli burocratici.
Sollecitiamo quindi, ancora una volta, il MEF a inviare in Gazzetta Ufficiale il Regolamento per gli investimenti delle Casse di previdenza dei professionisti.
FONTE: Diritto e Giustizia del 22.03.2019
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Sono nato a Cles nel 1948. Ho conseguito la laurea in giurisprudenza a Bologna con una tesi in diritto agrario. Ho superato gli esami da procuratore legale nel 1974. Da allora esercito la professione forense in Trento. Sono Avvocato Cassazionista, specializzato in diritto del lavoro e della previdenza sociale. Arbitro di calcio dal 1972, poi Giudice sportivo per oltre 10 anni e Dirigente sportivo nazionale benemerito. Attualmente nel campo sportivo svolgo le funzioni di Sostituto Procuratore Federale Nazionale della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Sono Legale e consulente del Patronato Acli di Trento da 40 anni e componente di diritto dell’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine. Già Consigliere e Segretario dell’Ordine degli Avvocati di Trento e per 14 anni Delegato per la Regione Trentino Alto Adige alla Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza Forense in Roma. Il 01.04.2005 sono stato eletto nel CDA di Cassa Forense, pochi giorni dopo eletto Vice Presidente Nazionale e dal 2007 al 2009 Presidente, con introduzione, primo tra tutte le Casse, della tecnica ALM – Asset Liability Management per guidare l’attivo in funzione del passivo. Sono autore del testo pubblicato nell’aprile 2005 da Giuffré “La riforma della previdenza forense” e del manuale “Previdenza Forense”, Giappichelli Editore. Ho scritto numerosi articoli in materia giuslavoristica e previdenziale e sono attualmente autore di articoli settimanali sulla Rivista online “Diritto e Giustizia” (ed. Giuffrè). Sono appassionato di mountain bike , politica e natura.