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Il mio esame, anticamera di un dolcissimo inferno.... Un Avvocato 50enne si confessa: "Meglio mangiar patate che prezzolati"

Una volta era tutto diverso.
Andavi all´Università e studiavi almeno otto ore al giorno con piantato nella testa il chiodo di fare l´avvocato.
 
Alla sera uscivi e al cinema andavi a guardare i film sugli avvocati. Ti divertivi. Tornavi a casa e prima di coricarti, leggevi qualche pagina di libri come Nonostante l´evidenza delle prove di Kinkaid. Pagine da avvocati, thriller legali come mai più se ne sono letti.
 
Poi ti laureavi.
La giornata della mia laurea me la ricordo ancora oggi. I miei genitori con un sorriso che ammazzava il mondo. La pratica era come passare dalla dimensione dorata dei libri alla cella frigorifera della realtà. Però avevo un dominus serio, capace, a cui guardare.
 
Mio padre – che avvocato non era – mi diceva sempre: rubagli il mestiere.
Guarda, stai in silenzio, e impara. Impara tutto quello che puoi. Due anni da spugna e poi i processi. Ancora prima di passare l´esame da procuratore legale.
 
Dio, quanti ne ho fatti. Nordafricani spacciatori, rapinatori, ladri, prostitute, ladri, ricettatori, le difese di ufficio erano la porta girevole e fatata per entrare in un mondo che avevo intravisto di sfuggita soltanto nei libri.
Poi l´esame da procuratore legale e, infine, la professione.
 
Pensavi che fosse finita e invece era solo l´anticamera di un dolcissimo inferno in cui ti saresti ritrovato imprigionato come una mosca dentro la tela di un ragno molto, ma molto più grande e tegumentato di te.
 
Però vedete, aveva senso. Perchè l´idea portante della mia volontà di fare l´avvocato era una, a propulsione nucleare:l´indipendenza.
 
Per anni ho creduto nell´avvocatura come in qualcosa di assolutamente libero, svincolato dai giochi che magari regolavano dall´interno tutte le altre corporazioni professionali. L´avvocato è indipendente e libero. E oggi ?
 
A 50 anni faccio i conti con me stesso. E li faccio con un mestiere che mi dà il companatico quotidiano e mi ha consentito anche di scrivere dei libri.
 
Oggi siamo ancora indipendenti e liberi ?
 
Mi è venuto sotto gli occhi il bando appena uscito per gli avvocati che verranno assunti da Equitalia.
 
Vogliono reclutare professionisti con almeno 100.000 euro di reddito all´anno. Devi essere facoltoso per venire scelto da questi signori di Equitalia:un´idea ottocentesca, manzoniana, per cui gli avvocati sono persone con il panciotto, un po´ rentier, con l´autista, la casa in campagna e l´amante a cui magari pagare l´affitto del residence.
 
Ma siete normali ?
Chi vuole fare l´avvocato di una compagnia assicurativa deve sottostare ad un palmario da fame ed accettare di non percepire acconti per l´intera durata della causa.
 
Ti fanno sottoscrivere una convenzione capestro in cui il concetto ottocentesco che prevedeva l´importanza dell´opera e il decoro della professione – da tenere in cale ai fini della liquidazione del compenso – è andato a puttane. Annichilito, anzi annientato dalla nostra incapacità economica di poter dire di no.
 
Se vuoi lavorare, devi intrupparti, confonderti, diventare miscibile, mescolabile come l´acqua. Oppure una pianta robusta che impara ad adattarsi per resistere, come diceva Le Notre, il Giardiniere Maestro di Luigi XIV, il Re Sole.
 
Tutti quelli che firmano tali accordi (me compreso) si lamentano, si dibattono, latrano alla luna come lupi senza museruola, ma alla fine cercano di non mollare neanche un millimetro di tali sinecure che in realtà diventano mordacchie del nostro essere più intimo, quello che ci fa sentire ed essere avvocati.
 
Non siamo più liberi, se uno come Briatore (grande imprenditore, potete chiedergli quando ha letto l´ultimo libro ?) si permette ogni due per tre di continuare a dire che noi avvocati prendiamo una miseria e veniamo pagati meno dei camerieri.
 
Forse è venuto il momento di tornare a fare gli avvocati sul serio e non accettare più di essere imbrancati in corporazioni (quelli delle assicurazioni, quelli delle banche, quelli delle ASL, semplicemente quelli) di stampo fascista.
 
Facciamo gli avvocati per Dio, e non gli stipendiati o peggio i prezzolati per fame.
 
Mi rifiuto di pensare che mio padre sia morto sapendomi avvocato, il suo orgoglio più grande, quello che gli faceva brillare gli occhi quando mi vedeva, e oggi io sia uno qualunque da pagare e comprare per un dollaro d´argento.
 
Preferisco fare l´avvocato da solo, mangiando patate, e morendo del mio sogno personalissimo e ricorrente:Volevo fare l´avvocato.
 
nb: Equitalia, con una Sua FAQ, ha ha comunicato che il reddito di €100000 per poter essere ammessi al bando non è riferito ad una singola annualità. Come è ovvio, il senso non cambia di una virgola.

 

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