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Giustizia, il governo cambia i giochi: le nomine dei magistrati affidate ad automatismi

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L'inchiesta di Perugia sta portando alla luce una fitta rete di imprese, alleanze, sinergie, quando non, molto più severamente, complicità e connivenze per sponsorizzare, favorire o determinare le nomine ai vertici dei più importanti o meno noti uffici giudiziari del paese. Fermo restando che la veridicità delle accuse dovrà essere dimostrata in un pubblico dibattimento, dalle attuali acquisizioni emerge l'esistenza di un sistema solo in parte sommerso, considerato che ne erano parte integrante i politici delle prime file, uomini di governo, magistrati di peso.

Il ciclone, come noto, ha duramente investito l'organo di autogoverno della magistratura, il Consiglio Superiore che, tra le tante sue competenze, ha anche quella riguardo le nomine. Nomine spesso affidate ad un giudizio di idoneità che contiene, insieme alla valutazione dei curricula, anche spazi non ridotti di discrezionalità. 

Spazi che molto probabilmente si ridurranno. Almeno questa sarebbe l'intenzione del governo ed in particolare del Ministero della Giustizia che, secondo indiscrezioni portate alla ribalta da Affari italiani, starebbe lavorando ad un progetto di legge che prevederebbe la creazione di una sorta di una nuova griglia di valutazione dei servizi e dei titoli dei magistrati in modo da misurarne, con effetti pressoché automatici, l'idoneità a ricoprire i ruoli messi a concorso, sottraendo pertanto al Consiglio Superiore della Magistratura e alle commissioni in seno allo stesso istituite, ogni discrezionalità riguardo tali elementi. 

Secondo quanto anticipato dal quotidiano, ciò consentirebbe di pervenire ad un autentico sistema meritocratico attraverso "una quantificazione esatta di punteggi da assegnare ad ogni esperienza lavorativa, all'anzianità, ai risultati oggettivamente ottenuti, come ad esempio lo smaltimento dell'arretrato, la capacita' di rendimento, la corretta gestione delle attivita' di ufficio, secondo precisi indicatori comuni ben tarati sulle singole realtà". Il sistema, comunque, consentirebbe al Consiglio Superiore della Magistratura l'esercizio di una discrezionalità, anche se di gran lunga più limitata rispetto all'attuale. L'organo di autogoverno della magistratura sceglierebbe Infatti il soggetto più idoneo ma nell'ambito della terna dei soggetti meglio classificati.

 

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