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Gli scenari che si sono determinati nel nostro Paese, e in parte anche in alcuni Paesi della Comunità Europea, negli ultimi tempi, non fanno presagire nulla di buono.
Le elezioni recenti, politiche ed europee, hanno determinato un governo che, al di là dei risultati ottenuti, buoni o cattivi che siano, stanno imponendo al Paese un clima di grande divisione e di grandissima confusione, che trovano riscontro martellante nella nostra quotidianità.
Ci sono stati momenti in cui sembra che la nostra Carta Costituzionale sia diventata carta straccia.
Ora, è noto a tutti, che la Carta Costituzionale, non è monolitica, ma che va adeguata anche ai cambiamenti, che si registrano nel tempo in ogni società. Ma ogni adeguamento non può essere frutto di colpi di testa dell'ultimo arrivato, ma soggiace a delle procedure previste dalla stessa Costituzione. Se si vogliono ottenere risultati virtuosi.
Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, nel 2011, in un agevole librettino sulla Costituzione italiana, annotava: "Dagli anni '80 ad oggi - un lungo periodo quindi – la Costituzione vive essendo oggetto di quotidiano logoramento. Quello che in origine, si considerava un disegno unitario di vita politica e sociale, ha iniziato a essere scomposto concettualmente in parti diverse e le si è trattate, ora questa ora quella, come materia che potesse essere ri-trattabile a seconda delle esigenze del momento: secondo, diciamo così opportunità e, qualche volta, opportunismo. Cadeva quello che si disse essere stato fino ad allora, il 'tabù costituzionale', l'intoccabilità della Costituzione. […] I risultati, peraltro, a onta dei molti sforzi profusi dai riformatori, sono stati, nel complesso grandemente deludenti. La Costituzione o ha resistito a chi la voleva cambiare o, dove non ha resistito, è stata cambiata, per generale riconoscimento, in peggio".
Questo richiamo dovrebbe far riflettere quanti, ad ogni piè sospinto, proclamano "cambiamenti epocali". Quanto sarebbe salutare leggerla questa Carta Costituzionale!
Ma attualmente quali sono i pericoli che, a nostro avviso, stiamo correndo in un clima di generale "distrazione di massa".
Abbiamo un governo, nato per stato di necessità, tra due forze politiche che non hanno niente in comune. Litigano ad ogni occasione, non richiamano i loro programmi sottoposti, durante la campagna elettorale, al vaglio degli elettori, in quanto erano agli antipodi su tutto, ma hanno sottoscritto un "contratto", come se non si trattasse di amministrare un Paese. Ma di un condominio.
E' stato scelto un Presidente del Consiglio che quotidianamente disattente, e non solo lui, l'articolo 95 della Costituzione che prevede: "Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e coordinando l'attività dei ministri. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri e, individualmente degli atti dei loro dicasteri. La legge provvede all'ordinamento della Presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri".
E' sotto gli occhi di tutti l'invadenza dell'attuale ministro dell'interno che organizza e programma riunioni su "atti" degli altrui ministeri e dello stesso Presidente del consiglio. Richiesta un sua presenza in parlamento per spiegare fatti, se provati, di grandissima gravità.
Come se nulla fosse.
Perché è inquietante questa mancanza di rispetto di ogni e qualsiasi regola costituzionale.
La memoria ci riporta ad epoche lontane. Ma non tanto.
In primo luogo perché, l'articolo 53 della Costituzione recita: "Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge". Articolo disatteso con un menefreghismo di stampo fascista. Perché sono state sdoganate forze "eversive", proprio da personaggi che hanno creato, e lo fanno ogni minuto della loro esistenza, le condizioni per un cambio di "passo", che potrebbe portarci direttamente a "quella democrazia illiberale" predicata, e osannata, da veri e propri capi popolo.
Perché registriamo una totale indifferenza con il falso alibi che, tanto, il fascismo non potrà mai ritornare.
Al termine della Prima guerra mondiale e durante i trattati di pace del 1919 si gridava ai quattro venti: "Mai più guerra"! E dieci anni dopo ci troviamo il più devastante conflitto mondiale che ha provocato 60 milioni di morti. Da aggiungere ai venti milioni del Primo.
Intanto nel periodo tra le due Guerre mondiali, nascono alcune pericolosissime dittature.
Nel 1922 Benito Mussolini viene nominato dal re Vittorio Emanuele III Presidente del consiglio; nel 1933 in Germania prende il potere Adolfo Hitler e nel 1933 in Spagna si insedia il generalissimo Francisco Franco e lo detiene fino al 1975. Data della sua morte.
Senza dover ricordare tutti i raggruppamenti politici dell'estrema destra che circolano in Italia con la benevolenza di chi dovrebbe metterli al bando, come da leggi in proposito, e invece con chiari atteggiamenti li sprona: a suo uso e consumo.
Lo scorso 15 luglio scorso un certo Fabio Del Bergiolo, 60 anni, originario di Gallarate è stato arrestato dalla Digos di Torino ritrovando un arsenale da guerra nel corso di una lunga inchiesta sugli ambienti dell'estremismo di destra: mitragliette, lanciarazzi, fucili, pistole, (vedi foto). Persino un missile aria-aria, ritrovato in un hangar in provincia di Pavia. Subito dopo il ministro dell'interno, confondendo un missile con una supposta, dichiara subito che quel "missile" era diretto a lui chissà da quali forze eversive! La Digos dichiara subito che non ci sono indizi di sorta riguardo quanto dichiarato dal ministro!
Tre sono gli arresti, di cinque italiani, che in passato hanno combattuto nella guerra del Donbass, in Ucraina, in postazioni filorusse. Sì proprio la Russia di Putin, che sembra essere diventato l'icona del nostro ministro dell'interno.
I consiglieri comunali di Erba hanno presentato una mozione per dedicare una via all'ex podestà fascista Airoldi, zio dell'attuale sindaca Veronica Airoldi. E questo nonostante il podestà Airoldi "…segnalò ebrei, fucilò partigiani e aderì alla repubblica sociale di Salò".
Siamo proprio sicuri che non corriamo pericoli? O, invece, non sarebbe meglio cominciare a riflettere, magari sfogliando qualche vecchio testo di storia, e cercare di capire cosa stia veramente succedendo?
"Ricordatevi che la Resistenza non è affatto finita con la disfatta del fascismo… […] Continua nella lotta dei popoli al colonialismo, all'imperialismo, per la loro effettiva dipendenza. Continua nella lotta contro il razzismo".
GiovanBattista Pirelli (1918 – 1973), tratto da: "Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana", edizioni Einaudi, 1969.
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Rosario Antonio Rizzo
Dopo il conseguimento del diploma di insegnante di scuola elementare all’Istituto magistrale “Giuseppe Mazzini” di Vittoria, 1962, si reca in Svizzera, dove insegna, dal 1964 al 1975, in una scuola elementare del Canton Ticino.
Dal 1975 al 1999 insegna in una scuola media, sempre nel Canton Ticino e, in corso di insegnamento dal 1975 al 1977 presso l’Università di Pavia, acquisisce un titolo svizzero, “Maestro di scuola maggiore” per l’insegnamento alla scuola media. Vive tra Niscemi e il Canton Ticino. Ha collaborato a: “Libera Stampa”, quotidiano del Partito socialista ticinese; “Verifiche” bimensile ticinese di scuola cultura e società”; “Avvenire dei lavoratori”; “Storia della Svizzera per l’emigrazione”“Edilizia svizzera”. In Italia: “Critica sociale”; “Avanti”; Annali” del Centro Studi Feliciano Rossitto; “Pagine del Sud”; “Colapesce”; “Archivio Nisseno”.