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I Cambiamenti climatici Gli impegni delle Nazioni Unite

rizzo

 Dal 6 al 18 novembre si è tenuta, a Sharm El-Sheikh in Egitto, la    ventisettesima Conferenza delle Nazioni Unite, "Coop27", per occuparsi dei problemi dovuti ai cambiamenti climatici, affidati ad un trattato firmato nel 1994 tra le 197 Nazioni in più le nazioni dell'Unione Europea.

Nel 1995 si tenne, a Berlino, la prima Conferenza che aveva creato grandissime speranze sulla gestione dei cambiamenti climatici e sull'impegno rigoroso che avrebbe dovuto permettere un controllo virtuoso sui fattori che creano i disastri ambientali.

In quell'epoca c'erano nazioni ricche, a dire il vero, che sulle spinte dei Paesi poveri, quelli, per intenderci che non inquinano, ma pagano le conseguenze disastrose dell'inquinamento, che si erano impegnati, con cervellotici programmi a inquinare meno. Dandosi perfino delle date in cui non avrebbero più utilizzati materiali che fatalmente appestano l'aria, la vita, l'habitat e che, e siamo all'oggi, distruggono qualsiasi tentativo di sostenibilità ambientale.

Ma c'erano anche quei paesi poveri, che non hanno risorse, né udienza nelle conferenze internazionali. Non hanno voce in capitolo, né mezzi adeguati per opporsi alla devastazione dei loro territori.

Con gli anni, qualcosa è cambiata.

 Ed oggi, soprattutto, con l'aiuto di organismi ambientalisti, di associazioni della Società civile, con la presa d'atto che ormai siamo quasi sulla linea del non ritorno nell'assicurare alle nuove generazioni una Terra vivibile, sono cambiati gli atteggiamenti e, con le debite prese di posizioni dei pochi ambienti negazionisti, sembra diventato un impegno di tutti guardare al futuro con senso di grandissima responsabilità. I ghiacciai che si sciolgono, i fiumi che scompaiano, i dissesti ambientali, le colline che crollano, i terremoti che distruggono… ormai sono sotto gli occhi di tutti.

Soprattutto da quando papa Francesco è uscito con prese di posizione chiare sulla necessità che ognuno si prenda "cura della casa comune"! Che altro non è, che il sottotitolo della enciclica "Laudato sì" del 2015.

"La violenza che c'è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell'acqua, nell'aria e negli esseri viventi. Per questo, tra i poveri abbandonati e maltrattati, c'è la nostra oppressa e devastata terra, che 'geme e soffre le doglie del parto' (Rm 8.22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (Gen. 2.7). Il nostro stesso corpo è costruito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora".

E non è un caso che a questa Coop 27 era presente un Gruppo che si richiama all'enciclica di Francesco.

 Un impegno che è stato preso a Sharm El-Sheikh di mettere più attenzione, di quanto non fosse stata fatto in passato, sull'urgenza di intervenire massicciamente con investimenti mirati affinché il passaggio dello stato attuale del clima ad una condizione più salubre, tenendo conto che i paesi più poveri, essendo più a rischio, debbano avere la massima attenzione da parte dei paesi ricchi che, tutto sommato, sono quelli che hanno creato, proprio in quei paesi poveri condizioni di vita sofferenti pur non godendo dei "benefici" economici.

"Dobbiamo unirci per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi e lavorare sodo per mantenere vivo l'obiettivo di 1,5 gradi. Ciò richiede azioni coraggiose e immediate e una maggiore ambizione da parte di tutte le parti, in particolare di coloro che sono in grado di farlo e di coloro che possono dare l'esempio e lo fanno. […] Garantire che gli esseri umani siano al centro dei colloqui sul clima è imperativo.

I governi, il settore privato e la società civile devono lavorare, in tandem, per trasformare il modo in cui interagiamo con il nostro pianeta. Dobbiamo introdurre nuove soluzioni e innovazioni che aiutino ad alleviare gli impatti negativi del cambiamento climatico. Dobbiamo anche replicare e potenziare rapidamente tutte le altre soluzioni rispettose del clima verso l'implementazione nei paesi in via di sviluppo", come possiamo leggere, in un documento di presentazione, da parte degli organizzatori della Coop27.

Bisogna riconoscere che la Chiesa, in questi ultimi decenni, ha fatto da supplenza del potere politico nelle denunce ed è stata lungimirante nel prevedere la discesa verticale verso l'abisso della distruzione dell'ambiente.

Ed è papa Francesco, che ci ricorda, l'intervento di papa Paolo VI all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) nel 25° Anniversario, il 16 novembre 1970: "... sotto l'effetto di contraccolpi della civiltà industriale, di […] una vera catastrofe ecologica" sottolineando "l'urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell'umanità" perché " i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l'uomo".

Ed eravamo nel 1970. Cinquantadue anni fa.

 

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