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Gli avvocati si amano e a volte si sposano. Francesco e Olivetta, una storia d´amore.

Francesco, avvocato, e Olivetta, anche lei avvocato, si erano conosciuti, amati e sposati tanto, tantissimo tempo: esistevano, figuratevi, ancora le Preture, e non esisteva (oh Madre di Dio, e come facevano?) Facebook.
Si erano conosciuti, dicevamo, quando la Pretura di Roma era a via del Governo Vecchio, e gli altri uffici giudiziari erano concentrati nel Palazzaccio (come sono bravi i romani a battezzare i posti, le persone e le cose, voi no lo immaginate), dall´altra parte del Tevere.
Si incrociavano, belli, giovani e pieni di speranze mentre l´uno e l´altra correvano sotto i platani di Lungotevere (chi fa l´avvocato, da sempre, corre da un ufficio all´altro) e i loro visi compunti e seri si distendevano in un sorriso complice che aveva la velocità di un lampo e conteneva la promessa di una felicità infinita.
All´ennesimo passaggio sul ponte che avviava i giovani avvocati al trionfo delle scalinate di travertino del Palazzaccio, Francesco spudoratamente fermò Olivetta, e le chiese di sposarla: la risposta fu immediata e sincera, un si che divenne il principio di un amore infinito.
Ora, a me piacerebbe dire che gli amori infiniti sono appunto infiniti. E forse lo sono, ma non nella dimesione fisica che noi conosciamo.
E così, mentre l´acqua del Tevere continua a carezzare il Palazzaccio, Francesco e Olivetta non ci sono più, e non c´è più nemmeno il rumore dei loro passi affrettati.
Non c´erano più suoni
nelle vie solitarie
nelle vie solitarie
non c´erano rumori.
""E che vada al diavolo l´avvocatura intera, Olivetta mia. Te e io, per sempre...""
Tu, senza più ritrosia
avvicinavi ancora
la tua mano alla mia
e ci fioriva in cuore
in cadenza ternaria
il ritmo straordinario
della FELICITA´
Gli avvocati si amano, e a volte si sposano. Gli avvocati ridono, scherzano, giocano, e pensano per una vita intera ai problemi degli altri. E quando se ne vanno (così fece mia madre) alzano il braccio con per esporre la propria difesa, e muovono le labbra in silenzio: e non sai se stanno arringando una Corte, o stanno dicendo: vi amo tutti, figli miei. O si addormentano in silenzio, con un braccio piegato sul petto, e uno strano sorriso sulla faccia finalmente serena, come per dire: eccomi, amore mio. E io sono sicuro che mio padre pensava proprio quello
Sembrava primavera...
Giuseppe Caravita

 

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