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Giustizia: servizio per la comunità o potere?

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Si è concluso nella giornata di ieri, 13 ottobre, alla presenza del Capo dello Stato Mattarella e del presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, il convegno dal titolo "giustizia al servizio del paese", promosso dalla Corte dei Conti e svoltosi a Palermo, all'interno del Palazzo Sclafani.

Diversi gli argomenti trattati dai partecipanti, ma tutti incentrati a definire l'attuale ruolo della giustizia ed il suo rapporto con la politica.

Tra gli ultimi relatori della giornata conclusiva, anche l'avv. Fabio Pinelli, attuale vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, che ha parlato della legittimazione del magistrato in una società sempre più conflittuale e del ruolo che può avere il consiglio superiore della magistraturanel contributo alla costruzione di un modello di magistrato che aiuti il sistema paese a riconoscersi nelle regole della repubblica.

Il vicepresidente Pinelli ha evidenziato come il giudice, nell'attuale contesto, rappresenti l'unico ente regolatore dei conflitti, supplendo alla funzione di mediazione che in passato era svolta da corpi intermedi come la famiglia, le organizzazioni politiche o religiose, un tempo agenzie di risoluzione di conflitti, ora confluiti tutti sulla giurisdizione: oggi ogni conflitto della società non può che cercare di trovare soluzione nella giurisdizione, cosicché si chiede alla giustizia più di quello che la giustizia stessa possa fare ed inoltre si è dato vita ad un sistema normativo ipertrofico. 

Oggi più di eri, ha proseguito il relatore, la magistratura deve, pertanto, essere credibile, e tale credibilità passa anzitutto attraverso la qualità del processo tecnico giuridico di interpretazione della norma, che deve essere fedele alla lettera della legge e non lasciarsi trascinare dall'impulso creativo dell'interprete, dando, così, una risposta prevedibile di giustizia al cittadino.

L'obiettivo da perseguire per restituire legittimazione al giudice, dunque, non è tanto l'indipendenza ordinamentale di tale organo, quanto, piuttosto, la sua indipendenza di giudizio, poiché da tale requisito dipende la reputazione dell'istituzione, che si fonda sulla credibilità del magistrato, di ogni singolo magistrato, il quale deve essere riconosciuto come soggetto autenticamente imparziale, oltre che autonomo ed indipendente, nell'espressione del suo giudizio.

Quanto al ruolo che può avere il consiglio superiore della magistratura nel contributo alla costruzione di un modello di magistrato che aiuti il sistema paese a riconoscersi nelle regole della repubblica, il vicepresidente Pinelli, dopo aver ricordato il ruolo centrale del CSM nell'individuazione degli strumenti più idonei e più efficaci per garantirne l'indipendenza interna ed esterna e la soggezione soltanto alla legge della magistratura, ha evidenziato la necessità di una pacificazione tra politica e magistratura.

Una magistratura credibile, ha concluso il relatore, rende possibile un atteggiamento responsabile persuadente e non conflittuale da parte degli altri attori istituzionali, ivi compresa la politica, e, soprattutto, rende possibile un'effettiva separazione dei poteri.

 Dunque, mentre, da un lato, non deve esserci per i giudici l'ambizione di intervenire su scelte che spettano a chi rappresenta la volontà dei cittadini, dall'altro, la politica deve rispettare l'autonomia di giudizio dei magistrati e saper interloquire con il rispetto che un'istituzione fondamentale per la democrazia, come la magistratura, sempre merita.

E', dunque, necessaria una pacificazione tra le parti, un dialogo fruttuoso alla ricerca ed alla costruzione di un sistema giudiziario il più possibile condiviso, che disegni compiutamente, un nuovo modello di giustizia, in una moderna liberal democrazia del ventunesimo secolo.

 

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