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Giustizia lumaca, processo stupro a minore si prescrive, giudice e pg: "Chiediamo scusa al popolo italiano..."

Una vicenda terribile: una bambina violentata a sette anni (l´orco era il convivente della madre); un procedimento approdato in tribunale nel 1997 e durato, in primo grado, dieci lunghissimi anni. Poi altri nove prima che venisse fissato l´Appello. In esito al quale il presidente insieme al pg, costretti a dichiarare la prescrizione, hanno chiesto perdono alla vittima e al popolo italiano.
Una vicenda, raccontata dal Corriere*, che ripropone la necessità di un intervento legislativo ormai indifferibile.
In effetti, ci siamo quasi. La riforma della prescrizione è infatti all´interno del ddl sul processo penale, depositato da Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, il 28 febbraio 2014, approvato il 25 marzo 2015, ed in relazione al quale
Il ministro Orlando ne ha annunciato l´avvio dell´esame dal prossimo 1 marzo.
Quando le nuove norme fossero approvate, per i reati gravi contro i minori, come violenza sessuale, stalking, prostituzione o pornografia, la prescrizione decorrerà soltanto dal compimento del 18esimo anno. Inoltre, il corso della prescrizione sarà sospeso per 2 anni dopo la sentenza di condanna in primo grado e per un anno dopo la condanna in appello.


«Abbiamo chiesto scusa alla vittima perché siamo stati costretti a chiedere il proscioglimento dell´imputato, nonostante non volessimo farlo. Ma è intervenuta la prescrizione». Così il procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo, dopo che si è concluso, senza alcuna condanna, il processo a carico di un uomo che violentò una bambina che aveva soltanto sette anni. Un caso di vent´anni fa, troppo vecchio per la giustizia italiana, tanto che la pubblica accusa è stata costretta a dichiarare intervenuta la prescrizione. La vittima, che oggi ha 27 anni e che vuole soltanto dimenticare quanto accaduto, non si è presentata ieri al Palagiustizia di Torino. Ma il presidente della corte d´Appello, oltre al procuratore generale, hanno chiesto perdono a lei e «al popolo italiano» per l´esito di una vicenda su cui giustizia non c´è stata perché non è stato possibile farla.

Il messaggio di perdono
Il messaggio di perdono è stato ribadito dalla giudice della Corte d´Appello Paola Dezani, che ha dichiarato prosciolto lo stupratore dopo molte ore di camera di consiglio. Questa è una storia di ordinaria lentezza della giustizia italiana. Saluzzo è il primo a prenderne atto e a denunciare: «Bisogna ammetterlo, siamo troppo in pochi in procura generale, per poter affrontare tutti i processi che ci arrivano. Tutti possono fare appello e ormai tutti appellano tutto ed è un sacrosanto diritto per carità. Ma così non si riesce ad andare avanti, nonostante questa corte d´Appello abbia messo in piedi da qualche tempo un metodo che ci porterà a smaltire per primi fascicoli delicati come questo».
Il caso
Il caso della bambina violentata a sette anni – e l´orco era il convivente della madre — è approdato in aula, in tribunale ad Alessandria, nel 1997. Il processo di primo grado è durato dieci lunghissimi anni. Poi ne sono passati altri nove prima che venisse fissato l´Appello. La vittima è cresciuta senza riuscire a scordare gli abusi, ripetuti, subiti mentre la madre era la lavoro e lei era costretta a stare col suo compagno. Il processo era già iniziato male perché in udienza preliminare il gup di Alessandria non aveva riconosciuto l´accusa di violenza sessuale ma soltanto quella di maltrattamenti. Accusa contestata successivamente dal giudice, ma intanto altri anni erano andati persi. Quando il caso è arrivato in Appello a Torino,è passato un altro decennio. Troppo tempo perché la vittima potesse ascoltare la pronuncia della condanna del suo aguzzino.
*di Elisa Sola, pubblicato su Corriere.it 21 febbraio 2017

 

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