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Giudice avalla accordo separazione: proibito ai due ex postare su Fb foto figli minori

Un precedente importante, per tutelare la web reputation e impedire degenerazioni di qualsiasi tipo, soprattutto che bambini di pochi mesi o anni possano essere utilizzati quali ostaggi inconsapevoli in una moderna guerra tra Roses.

Un Tribunale italiano recepisce, nell´ambito di un accordo consensuale tra un uomo e una donna ex conviventi, la decisione comune di impedirsi, reciprocamente, di postare foto su Facebook ed i social, dei figli minori nati dalla loro relazione.
A tradurre questa decisione in un accordo formale giuridicamente vincolante il Tribunale civile di Mantova (giudici Bernardi, Venturini e Carazzi) che ha ratificato le clausole dell´intesa fra i due ex conviventi.

Secondo La Gazzetta di Mantova, che ha dato rilievo al fatto, oltre alla divisione dei beni materiali, la coppia, grazie all´intervento degli avvocati Loredana Ganzerla e Camilla Signorini e la controparte Paola Morbini, ha accettato di sottoscrivere una clausola con la quale i due ex vicendevolmente si obbligano a «non postare le foto dei figli sui social network in particolare Facebook».
«È un precedente importante – spiega al giornalista l´avvocato Ganzerla – perché il mondo evolve e se prima i genitori dovevano solo preoccuparsi di dividere i beni materiali, oggi rientra a pieno titolo fra le cose da tutelare quando una coppia si rompe, anche la web reputation dei figli».

In sostanza, prosegue il resoconto, nell´intesa ratificata dal Tribunale, il reciproco divieto imporrà ai due genitori di non usare le immagini dei figli piccoli salvaguardando il loro "diritto all´immagine".
«Un´immagine che si forma nel tempo, prosegue il legale, ma che poi ci accompagna man mano che cresciamo. E postare le foto dei bimbi piccoli su Facebook, a loro insaputa chiaramente, può creare dei riflessi negativi». Il primo, e più immediato, è la possibilità di dare strumenti di conoscenza a malintenzionati «che possono venire a sapere di luoghi e interessi dei bimbi e poi approfittarne – conclude la Ganzerla – Ma anche creare i presupposti del cyber bullismo, che spesso si approfitta proprio delle foto postate dai genitori e delle quali i figli si vergognano. I genitori, se sono consapevoli, si astengono come ha giustamente scritto questa coppia, dal mettere in rete le foto dei figli minori».


La questione più generale: tutela della web reputation, sentenza UE e interesse minori.
Quanto messo su carta dal giudice italiano ripropone la delicatissima problematica della tutela della web reputation, resa urgentissima a causa della diffusione dei social network e l´uso di internet che ha sviluppato fin un nuovo modo di approcciarsi alle cose ed alle persone.



La sentenza della Corte di Giustizia dell´Unione Europea (Grande Sezione) del 13 maggio 2014, ha stabilito che è nel diritto dei cittadini europei richiedere ai motori di ricerca online l´eliminazione dalle loro pagine dei risultati di eventuali link che rimandino verso "informazioni non adatte, irrilevanti o non più rilevanti" che li riguardano.

La sentenza ha fatto molto discutere, ma, nella esperienza pratica, ad essere più facilmente ´punito´ è il motore di ricerca che è solo un mediatore e non il produttore di quel contenuto che, altrove, continua ad esistere, ed inoltre

Per quanto riguarda i privati, inoltre, soprattutto i più giovani, i Co.re.com. di Abruzzo, Marche e Lazio, tra i primi, hanno dato vita ad un progetto che prevede in caso di evidenza di abusi e contributi lesivi, viene offerto aiuto riguardo le azioni da intraprendere in modo diretto (esercitare il diritto d´oblio contro il motore di ricerca), o presso l´autorità giudiziaria (denuncia contro l´autore, nel caso di notizia falsa). Ma nel caso di abusi legati alla diffusione sovrabbondante di immagini di minori è ancora notte fonda.

 

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