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Giovanni Falcone: un Giudice, un Uomo

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 Guardate questa immagine, lui è Giovanni Falcone, mentre esce dal palazzo di Giustizia di Palermo.

"Faceva paura, in quegli anni, la macchina da guerra che si muoveva attorno a Falcone. Quattro auto di scorta, gli agenti coi giubbetti anti proiettili e le mitragliette, le sirene e i lampeggiatori, le "sgommate" sulle corsie preferenziali. E l'elicottero assordante, quasi poggiato sui tetti dei palazzi di via Notarbartolo, avanscoperta di un piccolo esercito agguerrito. Falcone in ascensore con tre agenti, mentre altri due salivano a piedi e lo precedevano al piano. Se si andava a trovarlo, ci si doveva sottoporre a controlli accuratissimi. I palermitani guardavano attoniti alla nascita di quel "fenomeno". La città malignava, le invidie prendevano corpo, i commenti acidi cominciavano a essere lo sport preferito dei garantisti dell'ultima ora. No, non era amore quello di Palermo per Falcone. Al punto che, quasi vergognandosi per "tanto fastidio arrecato alla comunità", il giudice non poté fare a meno di ridimensionare ulteriormente i suoi spazi di libertà.

Ne risentì ancora di più la sua privacy: la notte si decise a far montare la guardia dietro la porta di casa, una sorveglianza che ormai abbracciava l'intera durata delle ventiquattr'ore. E lui rinunciò al mare. Addio irruzioni a sorpresa allo stabilimento La Torre, a Mondello, l'unico posto che, dal punto di vista della sicurezza, garantiva qualche spiraglio di tranquillità. Il nuoto era rimasto praticamente l'unica "trasgressione" alle regole della vita blindata. Scelse di ripiegare sulla piscina comunale, con difficoltà perché doveva aver cura di andare in ore non di punta. E allora o si presentava praticamente all'alba o a sera tardissima. E sempre in momenti diversi. Smise anche di andare al cinema. Decisione obbligatoria, visto che ogni volta dovevano liberare quattro file di poltrone per fargli attorno una specie di cordone sanitario. Apprezzò l'utilità dell'invenzione di videoregistratori e cassette. Non parliamo, poi, dei ristoranti. Ci fu un periodo che la gente si alzava e cambiava tavolo".

Così, Francesco La Licata, in un libro straordinario, STORIA DI GIOVANNI FALCONE. Che contraddice due falsi miti. Che Uomini come Falcone e Borsellino fossero amati da chi stava loro attorno, ed invece non lo erano perchè complicavano la vita a molti. Che essere, come loro, eroi fosse esaltante, ed invece, in quell'inferno, erano condannati alla solitudine.

Non ci saranno mai parole che bastino ❤

 

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