Manca sicurezza su luoghi lavoro, legittimo rifiuto prestazioni, garantita retribuzione

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con la Sentenza n. 836 del 2016 (qui allegata) in base alla quale la violazione dell´obbligo di sicurezza, incombente sul datore di lavoro, legittima il lavoratore non solo a non eseguire la prestazione ma anche a percepire la relativa retribuzione.
Il lavoratore può cioè agire eccependo l´eccezione di inadempimento (articolo 1460 c.c.) non avendo potuto prestare la propria attività lavorativa per salvaguardare la propria integrità fisica.
Nel caso che ha portato i Supremi Giudici a tale decisione alcuni lavoratori si erano visti costretti a stoppare la propria attività a causa della pericolosissima caduta di portiere.
Essendo incontroverso che il datore di lavoro non avesse garantito condizioni di adeguata sicurezza ai propri dipendenti, è stato ritenuto del tutto legittimo il rifiuto da essi opposto alla propria prestazione. I lavoratori non hanno in alcun modo "scioperato" ma solo tutelato il proprio diritto all´integrità fisica.
Da ciò, l´importante conclusione dei Supremi Giudici, secondo i quali, nel caso esaminato, erano ricorrenti i presupposti per l´applicazione dell´articolo 1460 c.c. anche ai fini della configurabilità della "mora credendi" in capo al datore di lavoro, tenuto per l´effetto ad assicurare ai propri dipendenti la retribuzione anche per il frangente temporale di giustificata sospensione delle prestazioni.
Sotto il profilo della proporzionalità della reazione è stato infatti precisato dai Supremi Giudici come la sospensione della prestazione si sia protratta solo per il tempo necessario alla messa in sicurezza.
Per queste ragioni le doglianze del datore di lavoro non hanno trovato alcun accoglimento.