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Friedrich Frobel, pedagogista del Romanticismo: "L'educazione riconcilia l'uomo a sé"

Friedrich Frobel, pedagogista del Romanticismo: "L'educazione riconcilia l'uomo a sé"

 Friedrich Wilhelm August Fröbel (Oberweißbach, 21 aprile 1782Marienthal, 21 giugno 1852) è stato un pedagogista tedesco.

Definito il "pedagogista del Romanticismo" è universalmente noto per aver creato e messo in pratica il concetto di Kindergarten (Giardino d'infanzia corrispondente all'odierna scuola dell'infanzia). Con i Giardini di Infanzia inizia un nuovo modo di concepire, vedere ed educare la natura infantile. Il bambino, infatti, avverte il bisogno irrefrenabile di esprimere il proprio mondo interiore, e lo fa non attraverso il linguaggio ma attraverso il gioco. Per Fröbel il giardino di infanzia rappresentava una palestra dove si allenavano educatori, genitori e bambini in un luogo di partecipazione comunitaria.

 Orfano di madre, ricevette dal padre e dallo zio, ambedue pastori protestanti, una profonda formazione religiosa. Tra le varie occupazioni della sua vita egli fu anche agricoltore, studente universitario, architetto, assistente in un museo mineralogico e maestro. Si appassionò alla filosofia romantica (Novalis, Friedrich Schiller, Friedrich Schelling) e dopo l'incontro a Francoforte sul Meno (1805) con Gruner, discepolo di Johann Heinrich Pestalozzi, suscitò il suo interesse per l'attività pedagogica. Ammirò i pregi del metodo Pestalozzi cercando di approfondirlo e migliorarlo fino a delineare una prima bozza dei Kindergarten. Fino al 1813 si arruolò in difesa della sua patria nella Campagna di Germania, questa circostanza lo legò a due compagni di vita militare che furono amici e collaboratori: Langethal e Middendorf, con i quali una volta terminata la guerra fondò nel 1816 a Grisheim il primo "Generale Istituto educativo Tedesco".[Anche a Keilhau, Wartensee, Wilisau, e Burgdorf in Svizzera sperimentò una serie ininterrotta di tentativi pedagogici, tra difficoltà e delusioni di continuo risorgenti, Fröbel venne a poco a poco delimitando il campo della propria attività: l'educazione della prima infanzia, nella quale era destinato a rivelare la sua genialità di maestro. Il campo sperimentale della nuova forma di educazione portò alla nascita dell'istituto per l'educazione all'attività nei fanciulli e nei giovanetti, il giardino d'infanzia (il primo fu aperto nel 1840), periodici e volumetti per l'educazione infantile.

 F. Froebel, L'educazione dell'uomo e altri scritti, [1826], tr. it. a cura di A. Saloni, La Nuova Italia, Firenze 1960.


L'educazione dell'uomo, pp. 3-11
«In tutte le cose è riposta, agisce e domina una legge eterna. Questa si rivelò e si rivela, sempre ugualmente chiara e determinata, all'esterno, nella natura, e all'interno, nello spirito, e nella vita che insieme li congiunge. [...] Base necessaria di questa legge dovunque imperante è necessariamente una Unità dovunque operante, chiara a se stessa, vivente, autocosciente, e quindi eterna. Tale fatto è, a sua volta, come l'Unità stessa, riconosciuto al medesimo modo o attraverso la fede o attraverso la contemplazione e con uguale vivezza, profondità ed estensione [...]
Questa Unità è Dio.
Tutto si è originato dal divino, da Dio, tutto è unicamente condizionato dal divino, da Dio; in Dio è il fondamento unico di tutte le cose.
In tutto riposa, agisce, domina il divino, Dio.
Tutto riposa, vive, sussiste nel divino, in Dio, e mediante il divino, mediante Dio.
Tutte le cose esistono, solo perché il divino opera in esse.
Il divino operante in ogni cosa ne costituisce l'essenza.
[...]
Lo stimolo, l'azione esercitata sull'uomo come essere che diviene consapevole di sé, pensante, intelligente, verso la rappresentazione pura e incontaminata della legge interiore, del divino, con coscienza e libertà, e l'indicargli la via e i mezzi che vi conducono, questo costituisce l'educazione dell'uomo.La conoscenza, la consapevolezza di quella legge eterna, la penetrazione del suo fondamento, della sua essenza, del complesso, della relazione e vitalità dei suoi effetti, la conoscenza dalla vita e della vita nel suo insieme è scienza, è scienza della vita, e trasportata dall'essere cosciente, pensante, intelligente alla rappresentazione e all'esercizio per sé e in sé, questa è la scienza della educazione. 

I precetti che derivano dalla conoscenza, dalla penetrazione in essa, per l'essere pensante e intelligente, così che acquisti consapevolezza della propria missione e attui il proprio destino, costituiscono la dottrina dell'educazione.
L'applicazione spontaneamente attiva di questa conoscenza e di questa penetrazione, di questo sapere per l'immediato sviluppo e perfezionamento di esseri ragionevoli, affinché raggiungano la propria destinazione, costituisce l'arte dell'educazione.
Il fine dell'educazione è la rappresentazione di una vita fedele al suo compito, pura, incontaminata e perciò santa.
La conoscenza e l'applicazione, la consapevolezza e la rappresentazione insieme congiunte, unificandosi nella vita per una vita fedele al suo compito, pura e santa, sono la saggezza della vita, sono la saggezza in sé.
Essere saggio è la più alta aspirazione dell'uomo, la realizzazione massima dell'autodeterminazione dell'uomo.
Educare se stessi ed altri con coscienza, libertà e spontaneità, questo è il duplice compito della saggezza. Esso ebbe il suo inizio col primo apparire dei singoli uomini sulla terra e si affermò col primo apparire della completa autocoscienza dell'essere singolo, ed ora comincia ad esprimersi come umana esigenza necessaria, universale, e come tale a trovare ascolto ed applicazione.
[...]
Il divino dunque che è nell'uomo, la sua essenza, deve nell'uomo stesso attraverso l'educazione venire sviluppato, rappresentato fino alla consapevolezza, ed egli, l'uomo, deve essere elevato ad una libera, cosciente vita ad esso conforme, alla libera rappresentazione di questo divino in lui operante.
Il divino, lo spirituale, l'eterno che è nella natura intorno all'uomo, che costituisce l'essenza della natura
e in essa senza posa si manifesta, questo devono l'educazione, l'istruzione portare all'intuizione dell'uomo e farglielo riconoscere, così come in vitale reciproca azione e unite all'insegnamento devono esprimere e rappresentare l'identità delle leggi che regolano la natura e l'uomo.
L'educazione nel suo complesso, attraverso l'educazione propriamente detta, l'istruzione e l'insegnamento, deve destare nell'uomo, e renderla attiva nella vita, la consapevolezza che l'uomo e la natura procedono da Dio, sono da Dio condizionati, in Dio trovano il proprio riposo.
L'educazione deve guidare e condurre l'uomo alla chiarezza su di sé e in se stesso, alla pace con la natura e all'unione con Dio. Perciò deve innalzare l'uomo alla conoscenza di se stesso e dell'uomo, alla conoscenza di Dio e della natura e alla vita pura e santa da essa condizionata.
Ma in tutte queste esigenze l'educazione si basa sull'interno, sull'intimo e su questo riposa.
Tutto quanto è interiore viene conosciuto passando dall'interno all'esterno e per mezzo dell'esterno. L'essenza, lo spirito, il divino delle cose e dell'uomo viene conosciuto nelle sue e nelle loro manifestazioni. E sebbene, secondo questo, le manifestazioni dell'uomo e delle cose siano ciò a cui si riallaccia ogni educazione, ogni istruzione, ogni insegnamento, ogni vita come testimonianza della libertà, e partendo dall'esterno agisca sull'interno e in esso si conchiuda, non può tuttavia l'educazione, e non deve, conchiudere assolutamente dall'esterno all'interno, la natura delle cose esige che si conchiuda sempre, in qualsiasi rapporto, inversamente, dall'esterno all'interno e dall'interno all'esterno. Così dalla molteplicità e dalla pluralità della natura non si deve conchiudere a una pluralità della condizione ultima della natura stessa, non ad una pluralità degli dei, e neppure si deve dall'unità di Dio conchiudere a una unità della natura, ma in tutti e due i casi si deve invece dalla molteplicità della natura conchiudere all'unità del suo principio ultimo, Dio, e dall'unità di Dio alla molteplicità degli sviluppi naturali, procedente in eterno.
Il non applicare tale verità ora enunciata, e ancora più il continuo peccare contro di essa, il conchiudere assolutamente da certe manifestazioni esterne nella vita dei bambini e dei fanciulli al loro interno, è il motivo più essenziale delle evidenti lotte e contraddizioni, degli errori così frequenti nella vita e nell'educazione. In questo ha la sua certa base la conoscenza infinitamente falsa dei bambini, dei ragazzi e dei giovanetti, da questo derivano la riuscita tanto pessima dell'educazione dei bambini, tanti malintesi tra genitori e figli, sia da una parte che dall'altra, tanti inutili lamenti, e così pure l'orgoglio

inopportuno e la folle speranza nei fanciulli. Perciò questa verità nella sua applicazione è tanto importante per i genitori, gli educatori e i maestri, che essi tutti insieme dovrebbero adoperarsi per famigliarizzarsi con tale sua applicazione fin nel minimo particolare. [...]
Perciò l'educazione, l'istruzione e l'insegnamento fin dall'inizio e nei loro primi elementi devono necessariamente lasciar fare, assecondare (solo preservando, proteggendo) e non prescrivere, determinare, intromettersi.
Ma l'educazione tale deve essere anche in se stessa, perché l'azione del divino è necessariamente buona ove non sia disturbata, deve essere buona, non può essere altro che buona. Questa necessità deve presupporre che l'uomo ancor giovane, quasi nella prima formazione, anche se ancora inconsapevole come un prodotto della natura, tuttavia con risolutezza e sicurezza voglia il meglio in sé e per sé, ed oltre questo in una forma a lui del tutto adatta, quale egli sente che rappresenta anche tutte le sue disposizioni, le sue forze e le sue capacità.
[...]
Veramente di rado la natura ci mostra, specie nell'uomo, il suo stato integro, originario; ma tanto più deve questo essere presupposto specialmente in ogni singolo uomo, fino a che il contrario non si manifesti con certezza, se no lo stato integro originario, là dove si potrebbe trovare ancora sano, potrebbe anche facilmente essere distrutto. Ma se dal complesso dell'uomo da educare sorge la certezza dell'alterazione dell'elemento originario, se tale alterazione proviene sicuramente dall'interno e dal tutto esterno, allora interviene precisamente in tutta la sua energia quella forma di educazione che determina e pretende.
Ma non sempre si può, anzi spesso è difficile, dimostrare con certezza il corrotto manifestarsi dell'interno, o almeno il punto, la fonte dalla quale la manifestata corruzione ebbe l'origine, il principio, la direzione che ha preso. Per di più l'ultima pietra di paragone, infallibile per la sua natura, è posta riguardo a ciò proprio e solo nell'uomo stesso. Perciò anche da questo punto di vista l'educazione, l'insegnamento ed ogni istruzione devono di gran lunga tollerare, assecondare, più che determinare e prescrivere, poiché attraverso quest'ultimo procedimento andrebbe purtroppo perduto il puro continuo svolgimento, il sicuro e costante perfezionamento del genere umano, vale a dire la rappresentazione con libertà e spontaneità del divino nell'uomo e mediante la vita dell'uomo, il che costituisce l'unica mira e la sola aspirazione di ogni educazione e di ogni vita, come pure l'unica destinazione dell'uomo.
Perciò la forma di educazione dell'uomo, la quale puramente determina, esige e prescrive, comincia propriamente quando comincia la consapevolezza di sé, quando comincia l'unione di vita tra Dio e l'uomo, quando ha principio la comprensione e la comunità di vita tra padre e figlio, tra giovane e maestro, perché allora si può dedurre e riconoscere la verità dall'essenza del tutto e dalla natura del singolo.
Prima dunque che il turbamento e la corruzione dell'originario, sano stato dell'educando sia in particolare dimostrata nell'origine e nella direzione e riconosciuta con certezza, non rimane altro da fare che collocare lo stesso educando in rapporti ed ambienti che lo riguardino da ogni punto di vista, dove la sua condotta gli si rifletta da diversi lati attraverso se stessa come in uno specchio ed egli la riconosca con facilità e rapidità nei suoi effetti e conseguenze, dove il suo vero stato possa essere facilmente riconosciuto da lui stesso e da altri, e dove il prorompere e il manifestarsi dell'interno turbamento della vita nuocciano il meno possibile».

 

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